La scuola che verrà? Tra passato, presente e futuro

TANTI I DUBBI E LE DOMANDE SUL FUTURO DELLA SCUOLA: LA PAROLA A DIRIGENTI ED INSEGNANTI

È la domanda che tutti noi ci siamo posti almeno una volta, ma quale sarà il futuro della scuola una volta che si ritornerà a sostenere le lezioni in presenza?

Nella serata di venerdì 24 luglio, presso il Centro Giovani Federali di Parma, alcuni dirigenti e professori delle scuole hanno voluto ribadire, ai numerosi presenti, le possibilità e le criticità che ci potranno essere durante il tanto citato ritorno a settembre. A condurre la serata, per l’ultimo appuntamento di un ciclo di incontri intitolati “La cultura come cura – la cura come cultura”, è stata Maria Pia Pagliarecci, insegnante ed esponente del Teatro del cerchio. Il nome della rassegna non è casuale; deriva da una riflessione che il ministro Franceschini ha voluto far approfondire. La cultura non deve sparire, anzi va promossa: in particolar modo la cura è la salvaguardia della cultura. La scuola dovrebbe essere al primo posto di questa riflessione, in quanto principalmente la cultura passa dalla scuola e dai suoi studenti.

Il Coronavirus è piombato su di noi senza preavviso e ha creato diversi problemi. La scuola ha compiuto un miracolo. In meno di due settimane è riuscita a tornare in carreggiata – dopo un drammatico momento di incertezza iniziale – garantendo le lezioni e lo svolgimento del piano formativo concordato ad inizio anno.

LA PAROLA AI DIRIGENTI – A prendere per prima la parola è stata la maestra Silvia Ribi della scuola Maria Luigia di Parma: “Per le elementari è stato difficilissimo, con i bambini affrontare le lezioni online è complicato; non eravamo preparati e nemmeno pronti ad affrontare questo problema. Ci siamo inventati delle soluzioni in poco tempo e siamo riusciti a fare un piccolo miracolo”. Se per i bambini più piccoli, (materne ed elementari in primis), “i veri eroi” definiti dalla maestra, è complicato affrontare queste difficoltà, un po’ meno fatica la si ha con ragazzi del liceo e delle scuole medie.

La Professoressa Paola Piolanti, dirigente dell’istituto Newton di Parma, la quale non si è di certo risparmiata, ha dichiarato: “Avevamo bisogno di aiuto, la Dad (didattica a distanza) non era facile e siamo diventati tutti studenti. Non eravamo preparati all’online, avevamo il registro elettronico da meno di un mese. I miei colleghi sono stati eccezionali”. La dirigente ha voluto complimentarsi con quei professori che, ad un passo dalla pensione, “si sono messi in gioco ed hanno aiutato moltissimo”. Durante la conferenza è stato toccato, sempre dalla dirigente, il problema dei dispositivi– che non tutti hanno – e del tema della Privacy: “Alle medie si sono verificati degli episodi tristi, alcuni professori sono stati ripresi e messi – a loro insaputa – su Tik Tok dove venivano scherniti”. Individuati gli autori dei video, ecco l’idea innovativa della dirigente: “I ragazzi in questione hanno dovuto fare un lavoro extra dove chiedevano scusa e spiegavano alla classe, dopo una ricerca, davanti a tutti i ragazzi della scuola, perché non si deve fare una cosa simile”; dagli errori si impara, se poi le critiche sono costruttive e messe a disposizione di tutti, ecco che arriva la vera crescita collettiva.

IL PRESIDES ENZA PELI SULLA LINGUA– “Innanzitutto Dad è il nome dato dal ministero; questo non vuol dire che sia giusto. Oggi quasi tutti hanno il telefono, è inutile prendersi in giro e non ricordarlo”. Parla Aluisi Tosolini è il preside del Liceo Scientifico Musicale e Sportivo Attilio Bertolucci di Parma. Filosofo, e persona che non si tira indietro mai nel toccare argomenti delicati: “Tenete a mente i dinosauri, da un giorno all’altro ci hanno salutato. La scuola no, la scuola non è un dinosauro! Continueremo ad esistere ed è motivo di orgoglio. Molte scuole non erano preparate, altre sì”.

Innovativo il modo di vedere la scuola durante il pre ed il lockdown “noi eravamo come le macchine ibride, dopo poco tempo abbiamo switchato. Fossimo come le autovetture, saremmo passati dalla benzina al Glp/metano dopo poco”. Stoccata anche alla regione Emilia Romagna: “la Regione non si è mossa molto bene, anzi molto male. Diverso il discorso di aiuto da parte dello Stato. Loro sono stati perfetti e ci hanno aiutato molto”.

CHI HA SAPUTO REAGIRE MEGLIO – Non tutto è da buttare, qualsiasi studente ha sofferto il momento di lontananza e di distaccamento da amici e compagni. Ci sono, però, come in tutte le cose, aspetti positivi. Secondo i dirigenti i bambini/ragazzi che avevano più difficoltà a stare in classe o ad interagire – autistici, timidi o con altre problematiche – hanno saputo colmare incredibilmente bene le loro difficoltà ed hanno avuto un rendimento migliore, trovandone ampio giovamento. Curioso è il caso, riportato dal preside Aluisi Tosolini, degli studenti del liceo musicale. “Loro hanno sofferto più di tutti il non stare insieme e condividere la passione per la musica li stava ammazzando. Ed ecco che hanno anticipato tutti, sono stati fenomenali, e si sono messi a suonare tutti insieme tramite il computer. È proprio vero, nella sofferenza comune si cresce. Kant, aveva assolutamente ragione”.

I DUBBI CHE RESTANO –Un dubbio emerso da parte di tutti i presentatori è scontato: “Ma come possiamo dire/fare delle selezioni sulla presenza fisica degli studenti quando molti di loro vanno – oggi – a farsi l’aperitivo in via Farini o in discoteca? Come possiamo dire a dei bambini che possono giocare al parco con l’amico ma non possono toccarsi a scuola?”. Queste domande non hanno ancora una risposta ben definita. Solo il tempo, l’esperienza e le riflessioni che i dirigenti/docenti stanno valutando in questi mesi saranno le uniche vie di fuga.

 

di Alessandro Borasio

Scrivi un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*