Una legge popolare per l’assistenza sessuale: l’esempio di Maximiliano Ulivieri

ABILI AD AMARE: DIRITTO ALLA SESSUALITA' NELL'ITALIA DEI TABU'

Maximiliano Uliveri“(…) Nè cor fu mai più saggio
che percosso d’amor,(…)

nè per altro signore
come per questo a perigliar fu pronto:
ch’ove tu porgi aita,
Amor, nasce il coraggio(…)”

(da ‘Amore e Morte’, Giacomo Leopardi)

 

Nessun cuore fu mai più saggio e coraggioso di quello percosso dalle passioni dell’Amore. E se lo ha scritto Giacomo Leopardi…
Eppure, se indaghiamo nella vita del giovane conte di Recanati ci accorgiamo che ha potuto assaporare assai poco la componente fisica, carnale, che accompagna solitamente il sentimento d’amore a causa della sua deformità fisica, della famigerata gobba. Ciò che ha vissuto il celebre Giacomo è in realtà quello che da secoli vivono tutti coloro che, portatori di disabilità fisiche e mentali, non riescono ad affrontare serenamente la propria sessualità.

Maximiliano Ulivieri è un uomo determinato, che ha giustamente imposto la propria voce alle orecchie della società italiana, affinché sempre più persone si interessino a risolvere la delicata questione dell’Assistenza Sessuale, argomento ancora tabù. Maximiliano, 44 annidi cui sei come martio di Enza Incerta, è affetto da CMT1A, una malattia genetica rara, che non ha stroncato affatto il suo carattere determinato e la sua grande sensibilità, conquistando il rispetto e l’ascolto di molti. Di professione project manager, è fondatore del ‘Comitato promotore per la realizzazione ed il sostegno di una iniziativa di legge popolare per l’assistenza sessuale alle persone con disabilità’ e scrive per Il Fatto Quotidiano.

“Preciso che non sono l’eroe dei disabili – dichiara Ulivieri in un’intervista di Serena Santoro per la testata Il Referendum – molti non sono d’accordo con me. La loro contrarietà è la mancanza di conoscenza del mio pensiero. In primo luogo è colpa della paura, la persona con disabilità se messa in determinate condizioni può entrare in contatto con diverse persone e può quindi incontrare l’amore e vivere in modo soddisfacente. Ho infatti iniziato creando Loveability, raccontando quanto sia normale vivere l’amore.
L’assistenza sessuale è invece un tabù. Non bisogna pensare che questa figura basti. Se io spingo verso questa direzione, non significa che mi dimentichi le relazioni e l’amore vissuto in modo autonomo. Dobbiamo avere questa possibilità perché ci sono persone che fanno fatica a comunicare.”

La mancanza di comunicazione rende infatti l’argomento sempre più difficile da affrontare, tanto per i cosiddetti ‘normodotati’, quanto per coloro che in prima persona vivono il disagio. Affrontare il problema della formazione di Assistenti Sessuali professionalmente riconosciuti a livello di progetti di legge è, secondo Ulivieri, una questione non solo di buon senso, ma di civiltà. Significa non ignorare un problema che riguarda una grossa fetta della popolazione nazionale (non dimentichiamo che sono 4,1 milioni i disabili oggi in Italia, secondo le stime del Censis); significa rappresentare le esigenze di queste persone. E, lungi dal ritenere che ciascuno di loro voglia usufruire di tale servizio, non bisogna però dimenticare che la libertà risiede nella possibilità di scelta, che ad oggi in Italia è, in questo senso, negata.

“(…)parlare semplicemente di Assistenza Sessuale può risultare estremamente riduttivo – precisa Maximiliano nel suo articolo Assistenza alla sessualità per persone con Disabilità, ripubblicato il 16 ottobre sul blog ETC – , qualificarne il concetto più complesso attraverso i termini Assistenza all’emotività, all’affettività, alla corporeità e alla sessualità permette di assaporare tutte quelle sfumature in essa contenute.”

Max tiene poi a sottolineare come l’assistente sessuale (uomo o donna) debba essere un operatore professionale adeguatamente formato. “Attraverso la sua professionalità – prosegue nello stesso articolo – supporta le persone diversamente abili a sperimentare l’erotismo e la sessualità. Questo operatore, formato da un punto di vista teorico e psicocorporeo sui temi della sessualità, permette di aiutare le persone con disabilità fisico-motoria e/o psichico/cognitiva a vivere un’esperienza erotica, sensuale e/o sessuale. Gli incontri, infatti, si orientano in un continuum che va dal semplice massaggio o contatto fisico, al corpo a corpo, sperimentando il contatto e l’esperienza sensoriale, dando suggerimenti fondamentali sull’attività autoerotica, fino a stimolare e a fare sperimentare il piacere sessuale dell’esperienza orgasmica. L’operatore definito del ‘benessere sessuale’ ha dunque una preparazione adeguata e qualificante e non concentrerà esclusivamente l’attenzione sul semplice processo “meccanico” [dell’atto sessuale].”

Dunque che dietro il concetto apparentemente semplice dell’Assistente Sessuale, si cela in realtà una professione assai complessa, per cui un’adeguata formazione ed una grande sensibilità sono indispensabili. Vedere la questione come una semplice sponsorizzazione della prostituzione è quanto mai di più ingenuo si possa fare. La funzione sociale di queste figure è oggi più che mai di primaria e urgente utilità.

 

di Margherita Casini

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