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ABILI AD AMARE, DIRITTO ALLA SESSUALITA' NELL'ITALIA DEI TABU'

Assistenza sessuale“Disposizioni in materia di sessualità assistita per persone con disabilità” è il primo passo italiano verso “un obiettivo di civiltà”, dalle parole del senatore del Pd Sergio Lo Giudice, primo firmatario del disegno di legge così titolato, presentato il 14 aprile ed ora al vaglio della Commissione.

L’istituzione di un “assistente per la sana sessualità e il benessere psico-fisico delle persone disabili” è il passaggio obbligato nel reclamo del “diritto a disporre liberamente della sessualità, in quanto modo d’espressione essenziale della persona umana” (da una sentenza della Corte Costituzionale).

La legiferazione in materia, infatti, non è stata ostacolata dal mancato riconoscimento a disabili motori, psichici o cognitivi dell’importanza di vivere un’esperienza sensuale, sessuale o erotica, ma dal fatto che la legalizzazione della professione dell’assistente sessuale dipende da come viene gestita politicamente la prostituzione, tema che in Italia è stato sempre aspramente dibattuto.

A dispetto dell’opinione pubblica che storce il naso davanti all’associazione delle due questioni, infatti, esse presentano degli elementi comuni che dal punto di vista giuridico vengono inevitabilmente considerati nello stesso modo: una compensazione economica per ogni forma di sesso e l’intermediazione di terzi. Il disegno di legge propone la figura di operatori, che a seguito di un percorso di formazione psicologico, sessuologico e medico siano in grado di far vivere delle esperienze sessuali, in assenza delle quali le persone disabili spesso sono portate a scaricare le emozioni in modo disfunzionale attraverso rabbia e aggressività.

Lo scenario europeo a questo proposito sottolinea come d’uso e consuetudine il ritardo dell’Italia: Danimarca, Germania, Paesi Bassi, Svizzera e Austria hanno già legalizzato questa professione, ma alcuni aspetti della questione sono ancora da risolvere in altri angoli d’Europa. In Spagna, l’assistente sessuale è pensato dall’Associazione nazionale per la salute e la disabilità come un fisioterapista o un assistente sociale che voglia specializzarsi attraverso un percorso professionale. Anche qui sono già state prese delle misure politiche: la legge sulla salute e la riproduttività sessuale e la Convenzione per i diritti delle persone con disabilità. Esse però, supportate da Zapatero sin dal 2010, non hanno ancora visto concretizzarsi i lavori in materia a causa della crisi economica che ha stravolto le priorità. Nonostante questi rallentamenti, in vista della legalizzazione della professione, lo scorso 14 marzo è stato avviato il primo corso per la formazione degli assistenti sessuali. Nel Regno Unito invece, il progetto del governo ‘Putting People First’ ha promosso lo stanziamento di 520 milioni di sterline per fornire servizi di natura sessuale ai disabili fra cui chat erotiche e spettacoli a sfondo sessuale. Proprio da questo progetto, però, è emerso come la tutela delle ragazze sulle strade britanniche, questione indissolubilmente legata alla prostituzione ma anche all’assistenza sessuale, sia un aspetto ancora irrisolto nell’approccio legislativo inglese.

Molto ancora resta da fare per il raggiungimento di questo ‘obiettivo di civiltà’ e nonostante il dibattito pubblico si sia finalmente spostato nelle aule parlamentari, non va dimenticato quanto le associazioni abbiano fatto finora al posto dei governi per un’esigenza che ha il diritto di essere chiamata ‘diritto’.

 

di Andrea Francesca Franzini

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