Volere il cognome di mamma non è iper femminismo

Abbiamo dovuto aspettare decenni ma finalmente ce l'abbiamo fatta: cade l'automatismo del cognome maschile

Doppio Cognome

Il 27 aprile 2022 abbiamo assistito a una svolta storica: la Corte Costituzionale ha deliberato che non sarà più automatica l’attribuzione del cognome paterno ai figli, dichiarando illegali tutte le norme che lo prevedono. Questo non implica che i bambini non potranno più avere il cognome del padre, ma che potranno avere anche o solo il cognome della madre in base all’accordo tra i genitori. Finalmente.

Ma…come funzionava? In Italia il cognome viene assegnato al momento della dichiarazione di nascita. Se il neonato è figlio di una donna sposata prenderà sempre il cognome del marito, seguito da quello materno solo se anche il padre è d’accordo; nel caso la donna non sia sposata, se il figlio viene riconosciuto dal padre al momento della nascita, prenderà il cognome del padre, seguito da quello materno se entrambi i genitori sono d’accordo. Se la paternità è stata accertata o riconosciuta in tempi successivi al riconoscimento da parte della madre, il figlio può assumere il cognome del padre aggiungendolo o sostituendolo a quello della madre, come affermato nell’articolo 262 del Codice civile.

La vera svolta in Italia avviene nel 2016 quando la Corte costituzionale emette la sentenza secondo la quale al neonato era possibile dare il cognome materno in abbinamento a quello paterno. Fino ad arrivare ai giorni nostri.

Ed era anche ora! Sapete, non è così strano che i bambini abbiano il cognome della madre. In Cina ci sono arrivati addirittura nel 2850 a.C. In Francia nel 2005, in Germania nel 2002, in Italia solo nel 2016: com’è possibile che arriviamo sempre in ritardo?

Possiamo quasi dire che il cognome permette di identificare una persona, ma anche di identificarsi con una famiglia o con sé stessa esattamente come riportato dall’Ufficio comunicazione e stampa della Corte costituzionale: “Nel solco del principio di uguaglianza e nell’interesse del figlio, entrambi i genitori devono poter condividere la scelta sul suo cognome, che costituisce elemento fondamentale dell’identità personale”.

Proprio per questo motivo è importante la delibera della Corte Costituzionale. Ovviamente non sono mancate le polemiche – social come nella vita – con tre principali fazioni a scontrarsi: una in cui rientrano le persone a favore di questa scelta, una contro e una che pensa che questi non siano i “problemi giusti” su cui focalizzarsi.

Ma è vero che nel secolo della ricerca e, a volte, della conquista dell’uguaglianza tra uomo e donna questo non sia un problema giusto da affrontare? No! Una donna dovrebbe poter decidere di attribuire il proprio cognome al figlio così da trasmettergli un ‘passato’ non solo maschile. C’è chi addirittura pensa che questo sia un “femminismo troppo spinto” ma non è vero, attribuire direttamente il cognome paterno è maschilista e discriminatorio. 

Io personalmente sono anni che chiedo di poter prendere anche il cognome di mia madre per due semplici motivi: mia mamma ha due sorelle e nessun fratello e se io non prendessi il suo cognome questo sparirebbe; il secondo è che mi sento così legata a lei che vorrei poter portare con me una parte di lei per sempre. 

Ma i figli nati da una violenza domestica, siamo così sicuri che vorrebbero il cognome di colui che ha fatto del male alla propria madre? Deve essere loro diritto, esattamente come della madre, di poter rifiutare il cognome del padre.  

Passiamo poi ad altre problematiche nate da questa delibera. Una delle domande che ho visto maggiormente fa riferimento al fatto che i bambini, prendendo il cognome di entrambi i genitori, andando avanti con le generazioni avranno “sedici cognomi diversi”. Non è proprio corretto: infatti, non è detto che i genitori decidano di attribuire entrambi i cognomi al nascituro e nel corso degli anni inevitabilmente scompariranno alcuni cognomi.

Bisogna però ricordare che alcuni personaggi importanti nella nostra cultura portavano o portano un doppio cognome, un esempio è Antonio Banderas nato come José Antonio Domínguez Banderas o l’attuale sindaco di New York Bill de Blasio che ha scelto di utilizzare il cognome materno ma quando nacque portava il nome Warren Wilhelm, Jr.

C’è chi mi ha fatto notare che in realtà il cognome materno è comunque, volenti o nolenti, un cognome paterno tramandato nei secoli, ma a questo io rispondo che è comunque portato da una donna e non da un uomo: si tratta di persona e non di discendenza, non sarà più uno solo a tramandare il proprio sangue e la propria storia.

La scrittrice Melania Mazzucco, in un articolo per Repubblica ha detto: “Crescere col doppio cognome, sentirsi chiamare, a scuola e in palestra, anche col nome di lei, insegnerà al bambino o alla bambina che l’esistenza della madre non è subordinata, accessoria, ininfluente. Che ha lo stesso potere, gli stessi diritti, ma soprattutto lo stesso valore”. Fa un po’ tristezza pensare che servano frasi come queste, pubblicate sui quotidiani, per far capire quanto sia importante il ruolo, la vita e il cognome di una donna.

di Marika Parise

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