Donne che hanno rivoluzionato la Fisica: Gianotti, Johnson e Noether

Secondo appuntamento con la rubrica dedicata ai ritratti delle donne scienziate che hanno rivoluzionato la storia delle scienze. Donne che hanno dovuto lottare non solo contro la discriminazione sessuale, ma spesso anche razziale. Oggi parleremo di tre scienziate appartenenti al mondo della fisica.

Emmy Noether, Fabiola Gianotti (copyright CERN) e Katerine Johnson

La scorsa volta vi abbiamo parlato di tre donne che hanno svolto ruoli cruciali all’interno dello scenario storico della medicina. In questo articolo analizzeremo altre tre importantissime donne di scienza che hanno contribuito a segnare la storia della fisica: Fabiola Gianotti, Katerine Johnson e Emmy Noether.

Tre donne che hanno rivoluzionato la fisica (e la matematica)

Dei tre personaggi presi in esame in questo articolo, Fabiola Gianotti  è probabilmente il nome che suona più familiare e vicino ai nostri tempi. Fabiola infatti è Direttrice dell’ Organizzazione Europea per la Ricerca Nucleare (CERN) dal 2014.

Fabiola Gianotti (copyright CERN)

Nata a Roma nel 1960, ha sempre amato le materie scientifiche al punto che nel 1984 si laurea in fisica presso l’Università Statale di Milano. Agli inizi degli anni ’90 comincia il suo rapporto professionale col CERN, dove lavora in vari esperimenti, finché non entrerà a far parte del più grande di essi: ATLAS. Da quel momento in poi la sua carriera sarà un susseguirsi di successi.

Nel 1999 viene eletta coordinatrice dell’esperimento per la durata regolare di quattro anni. Dieci anni dopo, nel 2009, è nuovamente rieletta come spokesperson dell’esperimento e fu proprio lei che nel 2012 proclamò, a nome dell’intera collaborazione, la scoperta del nuovo bosone di Higgs insieme al portavoce di un altro grande esperimento del CERN (CMS) coinvolto a pari merito nella scoperta. Nel 2014 Gianotti è eletta come Direttrice del CERN e nel 2016 inizia il suo mandato. La scienziata viene nuovamente rieletta nel 2019 per il suo secondo mandato. Questo fa di lei non solo la prima donna ad essere eletta Direttrice del CERN, ma anche la prima persona ad ottenere un secondo mandato di direzione nella storia del più grande centro di ricerca nucleare del pianeta.

Una donna che ha ribaltato il concetto dello “scienziato capo” uomo. Probabilmente siamo troppo coinvolti nella storia sociale attuale, la stiamo vivendo dopotutto, ma tra qualche decina di anni Fabiola Gianotti sarà una delle donne che meriterà di essere ricordate, un vanto nostrano che ha segnato la storia politica della fisica.

Spostandoci poco più indietro nel tempo, troviamo un’altra figura fondamentale per la storia della fisica: Katerine Johnson. Nata in America nel 1918 e morta nel 2020 alla veneranda età di 102 anni.

Katerine Johnson (copyright britannica.com)

La sua vera passione era la matematica. Da bambina aspirava a diventare insegnante, lo fu, ma quando negli anni ’50 la NASA aprì le posizioni per le persone di origine afroamericana (donne comprese), lei colse l’occasione e fu presa. Aveva un carattere molto deciso, non aveva paura a fare domande e la sua sete di conoscenza la portò ad essere la prima donna afroamericana presente durante una riunione di scienziati della NASA che, fino al suo arrivo e alle sue domande scomode, era riservato esclusivamente ai colleghi uomini.

Per via delle discriminazioni non solo sessuali, ma anche razziali, Katerine e le sue colleghe afroamericane del gruppo di calcolo vennero identificate come “calcolatrici di colore” (coloured computers). Vittime di emarginazione sul posto di lavoro esse dovevano lavorare, mangiare ed usare servizi igienici separati da quelli destinati ai bianchi. Nonostante queste forti regole razziste, Katerine continuò a dare il meglio di sé, cercando di non dar troppo peso ai fattori appena descritti.

Nel 1959 calcolò quale fosse la traiettoria per il primo volo spaziale. La sua reputazione come genio dei calcoli fece si che, nel 1962, quando la NASA utilizzò per la prima volta i calcolatori elettronici, le venne richiesto di controllare i calcoli dello stesso computer. A volere ciò fu l’astronauta del lancio in questione: John Glenn, il quale si rifiutava di volare, a meno che non fosse stata Katerine Johnson in persona a fare i calcoli e a verificare che quelli fatti dal computer fossero corretti. Prima di ritirarsi nel 1986, la scienziata collaborò anche al lancio dell’Apollo 11 e dell’ Apollo 13, fu infatti grazie ai suoi metodi di calcolo che l’equipaggio riuscì a tornare salvo sulla Terra dopo l’interruzione della missione.

Emmy Noether fu un’altra memorabile figura di spicco nel campo della fisica (in realtà si laureò in anche lei in matematica), ma a differenza di Fabiola Gianotti e di Katerine Johnson visse a cavallo tra il XIX ed il XX secolo. Il suo nome potrebbe riecheggiare nelle menti di molti appassionati di fisica, a lei infatti si deve il famoso teorema di Noether: uno strumento fondamentale della fisica insegnato regolarmente nelle università ancora oggi.

Emmy Noether

Fu particolarmente ammirata dal suo collega Albert Einstein, il quale le dedicò un necrologio sul New York Times dopo la morte avvenuta nel 1935, all’età di 52 anni per una complicazione dovuta ad un intervento per la rimozione di una cisti ovarica.

Considerata l’epoca in cui visse, non stupisce che Emmy Noether si ritrovò a lottare contro pregiudizi di genere. La sua intelligenza veniva spesso considerata di poco conto in quanto appartenente ad una donna. Per ben 7 anni insegnò senza essere retribuita presso l’Istituto Matematico dell’Università di Erlangen.

Riuscì a portare avanti il suo lavoro senza alcun tipo di riconoscimento, anzi, lottando sempre di più per essere accettata negli istituti accademici dai suoi colleghi uomini. Lavorò senza percepire stipendio fino al 1923 quando venne nominata assistente di Hilbert, uno scienziato che l’aveva chiamata anni prima per tenere lezioni di matematica presso l’Università di Gotinga.

Una vita di dedizione alla scienza segnata da mille ostacoli (oltre il fattore discriminatorio dovuto al genere, si trovò a scontare momenti astiosi anche per via della sua origine ebrea). Nonostante questo, dopo la sua morte il suo nome fu dato all’asteroide 7001 e un cratere nella faccia nascosta della luna in segno di immenso riconoscimento per il genio quale era e per il suo contributo alle scienze.

di Fabiola Cacciatore

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