Una storia d’amore che ha fatto rinascere un’intera foresta: Sebastião Salgado e Lélia Deluiz Wanick

Salgado ha fatto della sua vita un viaggio, esplorando gli angoli sperduti della terra, documentando gli aspetti di un'umanità in continua evoluzione. Un progetto fotografico che è diventato un omaggio al pianeta e ai suoi abitanti

Fonte: greenme.it

Sebastião Ribeiro Salgado Júnior è un fotografo brasiliano che attualmente vive a Parigi. È stato considerato uno tra i più importanti fotografi dei secoli XX e XXI. Per capire al meglio il suo percorso, è fondamentale studiare l’idea di uomo che cerca di immortalare con la sua macchina fotografica.

Nel 2014 è stato realizzato il film documentario Il sale della Terra (al seguente link), diretto da Wim Wenders e Juliano Ribeiro Salgado. Film in cui vengono approfonditi i suoi progetti: sull’America Latina (The Other Americas); sulle condizioni dei popoli africani (Sahel: The End of the Road); sulle condizioni dei lavoratori (Workers); sulle migrazioni umane (Migrations) e sulle parti del pianeta non ancora contaminate dalla modernità (Genesis). La parte più interessante è capire come sia nato il progetto di riforestazione della Mata Atlantica, portato avanti assieme alla moglie Lélia.

Disegnare il mondo con luci e ombre: l’inizio di un lavoro

Fonte: filmtv.it

Salgado non è stato da sempre un fotografo, ha iniziato studiando economia all’Università e poi ha incontrato Lélia, con cui è stato amore a prima vista, sposandosi quasi subito. Lei studiava architettura, e nel frattempo iniziarono a prendere parte ai movimenti di sinistra. In Brasile però c’era una forte dittatura militare, e la probabilità di essere arrestati era molto elevata, così decisero di trasferirsi nel 1969 in Francia. I suoi studi di economia procedevano bene, e venne preso a lavorare per l’organizzazione internazionale del Caffè a Londra dove si trasferirono. Non potendolo accompagnare nei suoi viaggi di lavoro, Lélia gli regalò una macchina fotografica, che diventerà la sua compagna di viaggio dopo aver abbandonato la promettente carriera universitaria da economista. Torneranno a Parigi e nascerà il loro primo figlio, e in proprio in questo momento decideranno di concepire un progetto fotografico che documenterà il Sudamerica.

Salgado, tra il 1977 e il 1984, ha percorso un intero continente, cercando di cogliere l’essenza di una terra e la ragione di una lunga tradizione culturale. Le sue fotografie in bianco e nero sono diventate una testimonianza storica, documentando i cambiamenti sociali e climatici di quegli anni per niente facili. Ha vissuto con tutte le popolazioni incontrate, imparando molte cose da loro. Così aveva raccontato: “Questo gruppo di lavoro sull’America latina è stato molto, molto importante per me. Era in un momento della mia vita in cui ero stato lontano dal mio Paese, quando mi era addirittura proibito soggiornare in Brasile, e avevo un bisogno enorme di sentirmi vicino al Brasile”. (per approfondire qui)

Salgado ha dimostrato di essere non solo un fotografo ma anche un vero narratore.

La sfida di Salgado e Lélia: ricostruire quell’angolo scomparso

Fonte: greenme.it

Salgado, tornando a Minas Gerais nel sud-est del Brasile, da un viaggio in Ruanda durante il quale si era ammalato, trovò non più il paradiso tropicale in cui era cresciuto, piuttosto una terra desolata, sfruttata e arida. Era il 1998 e nessuno aveva ancora provato a mettere in atto un progetto di tale portata, ossia riforestare e ripiantare una foresta atlantica. Salgado e Lélia non erano due agronomi, ma semplicemente due innamorati che condividevano la stessa passione. Partendo da zero, iniziarono a metterci anima e cuore al fine di dare speranza e vita a quelle terre. Nasce così l’Istituto Terra, organizzazione no profit, tramite cui hanno reclutato partner, raccolto fondi, iniziando la riforestazione prima su 600 ettari, piantando ogni volta 100 specie diverse, fino a raggiungere più di 2 milioni di alberi. Non sono stati aiutati da manuali ma solo dalla determinazione e da un’idea ben precisa che avevano in mente. I tentativi sono stati innumerevoli, visto che la prima volta avevano perduto circa il 60% delle piante e la seconda volta il 40%. Il progetto ha recuperato quasi 1502 ettari di foresta pluviale nella fattoria Bulcão ad Aimorés, Minas Gerais. Inoltre, è stato creato un Centro per l’educazione e il restauro ambientale (CERA) con l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica verso uno sviluppo sostenibile.

Come ha detto Salgado: “Gli alberi sono i capelli del nostro pianeta. Quando c’è pioggia in un luogo senza alberi, in pochi minuti, l’acqua arriva nei torrenti, portando terriccio, distruggendo le nostre sorgenti, distruggendo i fiumi, e non c’è umidità da trattenere. Quando ci sono alberi, il sistema di radici trattiene l’acqua. Questa è la cosa più importante, se pensiamo che ci serve l’acqua per ogni attività della nostra vita”.

Anche il podcast Per Terra (al seguente link) prodotto da Will Media e condotto da Silvia Lazzaris e Giuseppe Bertuccio D’Angelo, racconta in 10 episodi la crisi climatica e ambientale. Così l’episodio Sebastião Salgado e la rinascita di un’intera foresta mostra come una storia d’amore abbia permesso di fare cose straordinarie, e come anche la peggiore devastazione possa essere trasformata.

Una puntata a Salgado è stata dedicata anche da Striscia la Notizia attraverso lo studio condotto dal consulente scientifico Gabriele Scola. Affronta il concetto di desertificazione e della possibilità di risolvere questo problema grazie alla riforestazione per opera di Salgado (il video al seguente link).

Finalmente più di mille sorgenti d’acqua scorrono nuovamente nei campi di Istituto Terra. Due milioni di alberi sono stati già piantati. Gli animali sono tornati, persino i giaguari. Questa terra non è più proprietà privata dei Salgado, adesso è un parco nazionale che appartiene a tutti. È diventato un esempio di come le terre maltrattate del mondo possano tornare a essere foreste.

di Patricia Iori

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