“Si vede che è gay”: quando l’ignoranza è una malattia, speriamo non contagiosa

Pensare che un bambino di 4 anni sia omossessuale perché lo sono i suoi genitori: Christian e Carlo, i @papaperscelta, devono combattere ignoranza e pregiudizio ogni giorno, specie sui social

Famiglia al completo
Fonte: tpi.it

@Papaperscelta è un profilo che conta ben 282 mila followers su Instagram, gestito da Carlo Tumino e Christian De Florio. Da come si può vedere, è una famiglia tutta al maschile che da tanto tempo si batte per i propri diritti. Sono genitori di due splendidi gemelli (eterozigoti), Julian e Sebastian, che avevano appena quattro mesi quando, nel 2018, sono stati affidati a Carlo e Christian tramite la maternità surrogata negli Stati Uniti.

Papà per scelta non è solo il nome utilizzato su Instagram, ma anche il titolo del libro da loro scritto e pubblicato il 10 dicembre 2019: un diario di bordo in cui i due papà vanno alla ricerca della loro normalità senza modelli di riferimento, mostrando come la loro avventura da genitori non sia tanto diversa da quella delle altre famiglie.

Scardinare i pregiudizi non è così semplice e purtroppo Carlo e Christian lo sanno bene. La loro è una famiglia omogenitoriale che si è scontrata con la burocrazia italiana e con una legge non ancora abbastanza forte da tutelarli, con ancora tanti dubbi, ma sempre unita. La loro forza sta nel raccontarsi con ironia, cercando di far riflettere.

Secondo Carlo e Christian: “La famiglia non si può includere in una definizione prestampata, ma servirebbe un’enciclopedia per racchiuderle tutte, continuamente da aggiornare”. Fin da subito sono stati consapevoli di quello che avrebbero dovuto affrontare: dalle discriminazioni alle tante difficoltà, una fra tutte quella di essere riconosciuti come una famiglia (legalmente, ma anche socialmente). A chi si dimostra ancora diffidente, Carlo risponde così: “Vi invito a prendere un caffè a casa nostra e a guardare la nostra felicità”.

La sicurezza delle decisioni prese non è in discussione, ma il timore per il futuro rimane. L’Italia non è un paese che aiuta: siamo ancora indietro e i figli di famiglie omogenitoriali risultano ancora esclusi dalla corrente legislazione. Come hanno detto nel loro post: “Vedete signori, al netto del fatto che questo paese ci tratta come cittadini di Serie B perché non abbiamo una legge che ci tutela, perché non possiamo sposarci e perché non possiamo adottare, non siamo una specie nata sotto il segno di un dio minore“.

Se Carlo e Christian sono abituati a rispondere a tono alle offese nei loro confronti, sicuramente non si aspettavano le stesse ‘attenzioni’ rivolte ai loro figli. Un utente di Instagram, lo scorso 5 marzo, ha risposto a una foto che mostra il figlio Sebastian sorridente e spensierato come dovrebbero essere tutti i bambini di quella età.

Il commento dice: “Si vede già che è gay. Ma con due padri che cosa vi aspettavate”. In un post sul loro profilo Instagram, hanno reso pubblico questo messaggio senza rivelare l’identità di chi lo avesse inviato. La risposta di Carlo e Christian non si è fatta attendere che hanno commentato la realtà in cui viviamo, dove non si è in grado di concepire la vera bellezza di una famiglia.

Ma questa frase sarebbe stata comunque pronunciata senza l’esistenza dei social? Chi avrebbe mai il coraggio di fare queste affermazioni di persona? Questo comportamento nei confronti di Sebastian è uno dei tanti casi da leone da tastiera, che ha preso sempre più piede con l’avvento dei social. Ci troviamo in un mondo in cui pensiamo di avere il diritto di esprimere sentenze sulla vita altrui, pur non conoscendo i diretti interessati.

Con quale diritto qualcuno dovrebbe concentrarsi sull’eventuale orientamento sessuale di un bambino così piccolo (sottolineiamo, si tratta di un bambino di 4 anni) a prescindere che si parta o meno da una foto? A quell’età è giusto divertirsi, giocare con i propri coetanei e ridere con la famiglia. Nessuno è in grado di definire chi siamo, perché ognuno di noi ha il proprio modo di socializzare e di comunicare con l’ambiente esterno.

Sessualizzare precocemente i bambini non è giusto, anzi è controproducente, in quanto ogni persona ha bisogno di tempi diversi per capirsi. Per di più non è l’ambiente in cui si cresce a determinare una persona. Dunque, se non si può desumere l’orientamento sessuale di un bambino, è invece molto facile confermare la pochezza di alcuni commenti.

Vorrei non ci fosse bisogno di dire che la scienza – generica – ha dimostrato che l’omosessualità non è trasmissibile; piuttosto, è una presa di coscienza che avviene con la crescita e la maturazione del singolo individuo…eppure sembra ancora che qualche soggetto (magari si trattasse solo di leoni da tastiera) non sia sufficientemente aggiornato.

Per fortuna esistono persone che hanno un’idea aperta di famiglia, che capiscono quanto abbia a che fare maggiormente con il concetto di responsabilità piuttosto che unicamente con quello di biologia. Un sostegno particolare nei confronti di Carlo e Christian è arrivato, ad esempio, dalla cantante Laura Pausini, che ha mostrato solidarietà tramite queste parole: “[…] non possiamo sapere che cosa saranno… possiamo solo essere felici di accompagnare i nostri figli a vivere felici la loro vita, senza pregiudizi, frustrazioni, dita puntate”.

Il sostegno di Laura Pausini a Carlo e Christian Fonte: instagram.com

Ciononostante – o proprio per questo – i Papà per scelta sono pronti a difendere la diversità come una ricchezza, come uno sguardo laterale sul mondo. Per fortuna, come hanno ribadito su Instagram, sia Julian che Sebastian sono fortunati a crescere in una famiglia che li supporterà sempre, a prescindere da ciò che vorranno essere.

Del resto (e dovrebbe essere davvero superfluo dirlo) non è l’orientamento sessuale di una persona a definirne il valore: dobbiamo avere tutti la possibilità di esprimere le nostre sfaccettature senza la paura del giudizio altrui.

Nel frattempo, lontani il più possibile da polemiche e cattiverie, le energie dei @papaperscelta sono concentrate per coltivare la felicità della loro famiglia, invece che a misurare quella altrui, sulla base di una ipotetica scala di virilità.

di Patricia Iori

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