Se ti senti fortunato lo sei: lo dice un nuovo (malsano) trend di TikTok

Un trend, da 560 mila visualizzazioni al giorno su TikTok, ci svela il segreto per essere fortunati. E tu pensi di esserlo o no?

Ti sei mai chiesto come sia possibile condurre una vita di successo, vivere in una casa da sogno e avere un lavoro appagante? Il segreto sta tutto nella sindrome della ragazza fortunata, o forse non è così?

È una delle ultime tendenze che è spopolata su TikTok e che ha avuto circa 560 mila visualizzazioni al giorno. L’hashtag, utilizzato per la pubblicazione dei video, è #luckygirlsyndrome. Ma in cosa consiste veramente? Ci si deve autoconvincere che le cose nella vita andranno sempre bene per ottenere concretamente questi risultati. È molto simile alla legge di attrazione: se i nostri pensieri sono positivi, allora il nostro corpo è disposto a qualcosa di positivo.

Laura Galebe, nota influencer, è stata la prima a lanciare questo trend direttamente su TikTok, tramite la pubblicazione di un video per festeggiare l’anno finito, al fine di avere un 2023 ricco di cose positive, convincendosi di essere una ‘lucky girl’. Da qui è nato l’hashtag.

Magari fosse così facile, però. Purtroppo, bisogna essere consapevoli che nella vita esistono persone molto più fortunate di altre, con privilegi che aiutano e che danno una marcia in più e soprattutto non bisogna dimenticare – se mai normalizzare – la presenza di aspetti negativi nella vita.

Alyx Gorman, giornalista del Guardian, avrebbe individuato un altro problema che scaturisce da questa tendenza: la colpevolizzazione della vittima. Se facciamo di tutto per autoconvincerci che meritiamo determinate cose o semplicemente la realizzazione dei nostri desideri e tutto questo non accade, finiamo in molti casi per colpevolizzare noi stessi, pensando di non possedere determinate capacità.

Fonte: unsplash.com

Anche Sara Zamperlin, psicologa e psicoterapeuta, @unapsicologadavantialloschermo, ha affrontato questo fenomeno: “Un atteggiamento positivo ha sicuramente un’influenza su una parte di quello che facciamo. Come quando ci presentiamo a un colloquio di lavoro con un atteggiamento entusiasta. C’è però una profonda differenza: parlare di atteggiamento positivo non significa negare l’imprevedibilità di alcuni aspetti della realtà che non sono sotto il nostro controllo. In questo caso invece, si parla di influenzare la fortuna, ossia di un pensiero illusorio, quello di controllare l’incontrollabilità” (vedi qui).

Si parla di una vera e propria sindrome, in quanto è evidente la manifestazione contemporanea di sintomi simili in molte persone, che porta poi ad assumere atteggiamenti identici. In questo caso, ripetersi determinate frasi come forma di autoconvinzione, genera in noi l’idea di essere fortunati.

Questa sindrome non solo è collegabile alla legge di attrazione, ma è anche molto simile a quello che è successo durante il lockdown, quando si era diffusa la frase ‘andrà tutto bene’, come se avessimo bisogno di una rassicurazione sul futuro davanti a una situazione di totale impotenza.

Cerchiamo di negare o di eliminare del tutto ciò che non vogliamo affrontare, soprattutto le difficoltà della vita, che è giusto normalizzare. La situazione diventa ancora più grave quando sono gli influencer che condividono questa tendenza, perché hanno un grande seguito e di conseguenza hanno il potere di influenzare nel bene o nel male i propri followers.

Il meccanismo che si innesca, nel momento in cui i nostri desideri e obiettivi magari non trovano una realizzazione nella vita concreta, non è tanto rimettere in discussione questa convinzione, piuttosto attribuire tutte le colpe a noi. Ci riteniamo persone sfortunate, che non hanno saputo cogliere i giusti input al fine di ottenere quello che si vuole.

È anche una versione moderna del Law of Assumption, teoria del 1969 di Neville Goddard, scrittore barbadiano: secondo lui tutto ciò che consideriamo vero alla fine si realizza, basta assumere l’identità della persona che si vuole diventare e iniziare ad agire come lei.

Probabilmente, bisogna spostare l’attenzione dalla vita altrui alla nostra, cercando di capire cosa ci porta a pensare di non essere in grado di affrontare i problemi, smettendo di idealizzare il vissuto altrui che vediamo spesso sui social. Servirebbe una maggiore aderenza alla realtà (e un distacco maggiore dal web) o comunque una presa di coscienza cercando di individuare cosa sia giusto da imitare o da cui prendere ispirazione, e cosa invece sia solamente apparenza.

Sara aggiunge: “Puntare la nostra attenzione su tutto quello che può migliorare la nostra vita è un modo per cominciare a piacerci di più. E ancora, ricordarci che la perfezione non esiste, nonostante sia ostentata nei social: pensare sia possibile raggiungerla, da una parte ci rassicura, illudendoci, e dall’altra, se facciamo paragoni con la nostra vita, ci fa sentire da schifo”.

Mi piacerebbe pensarla come Mel Robbins, autrice di best-seller e coach motivazionale del New York Times: “La nostra mentalità è come un paio di occhiali da sole attraverso cui vediamo il mondo. E il modo in cui vediamo il mondo può avere un grande impatto sul modo in cui ci comportiamo e quindi sulle azioni che intraprendiamo”.

Sicuramente ripetersi che tutto andrà sempre bene può essere stimolante, nel senso che ci può aiutare a dare il meglio di noi stessi, soprattutto quando si devono affrontare delle sfide nella vita, ma non è un comportamento sano, piuttosto una positività tossica se ci convinciamo che basti solo questo. Bisogna accompagnare questo stato d’animo e di illusione con atti concreti al fine di ottenere, se è possibile, ciò che si desidera.

È più sensata la soluzione proposta dalla professoressa Gabriele Oettingen, che tramite alcuni studi ha scoperto che si possono ottenere risultati migliori tramite l’approccio WOOP (Wish, Outcome, Obstacle and Plan): i nostri pensieri sono sempre rivolti a ciò che vogliamo ottenere, ma al contempo si tiene in considerazione anche ciò che ci potrebbe intralciare.

di Patricia Iori

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