Cos’è l’affido familiare? “Un aiuto temporaneo che vale una vita”

"Significa essere una famiglia a prescindere, è scegliere di esserci”: le testimonianze di chi è rinato grazie all'affido. S. è stata accolta quando aveva 13 anni e "finalmente avevo un punto fisso ad aiutarmi" mentre I. parla di vero "amore fraterno" tra i figli naturali e affidati. Esperienze che cambiano la vita dei bambini ma anche delle famiglie che accolgono

Nessun essere umano dovrebbe essere etichettato, ma ci sono bambini che lo sono fin dalla nascita e vengono lasciati soli. In Italia a partire dal 2001 nasce l’istituzione dell’Affido Familiare volta a garantire un’infanzia felice ai minori a cui è stata negata.

L’affido familiare è un’istituzione disciplinata dalla Legge n. 149 del 28 marzo 2001 ed è basato su un provvedimento temporaneo rivolto a bambini e ragazzi minorenni di nazionalità italiana o straniera che si trovano in situazioni di instabilità familiare. L’affido è dunque considerato un servizio di aiuto e sostegno creato per tutelare i diritti dell’infanzia consentendo al minore di crescere in un ambiente che possa soddisfare le sue esigenze educative ed affettive.

L’affido familiare viene disposto per varie motivazioni ma principalmente quando vi sono problemi che destabilizzano l’ordine, la pace e l’armonia all’interno della famiglia d’origine. Spesso si pensa che un bambino venga dato in affido per problemi di malattie, detenzione, tossicodipendenza e violenza al minore da parte dei familiari e ciò è vero ma non solo, anche i figli provenienti da famiglie che per problemi economici non riescono a garantirgli un buon tenore di vita rientrano nella possibilità dell’affido familiare.

Ci sono diverse associazioni che lavorano sul territorio tra le quali Affidarca di Parma e l’Albero della Vita attualmente presente in Lombardia, Piemonte e Liguria e partecipante a vari tavoli nazionali e internazionali.

Le regole dell’Affido familiare

Questa istituzione si basa su due pilastri fondamentali: il mantenimento dei rapporti con i genitori in previsione del rientro nella famiglia di origine e la temporaneità. Nella maggior parte dei casi, circa il 60%, il carattere principale dell’istituzione, la temporaneità, viene meno e l’affido si trasforma in “sine die”. In pratica, il provvedimento che prima era temporaneo diventa duraturo nel tempo fino al raggiungimento della maturità da parte del minore. A quel punto sarà il giovane a decidere per sé stesso. L’obiettivo finale è il reinserimento del minore nella propria famiglia di origine.

La maggior parte delle famiglie, senza saperlo, potrebbe diventare una famiglia affidataria. Nel caso dell’affido decade uno dei requisiti fondamentali per l’adozione: possono offrire la disponibilità all’affidamento anche le persone non coniugate. Le caratteristiche necessarie riguardano il possesso di uno spazio nella propria casa e nella propria vita per accogliere un’altra persona e di conseguenza anche la disponibilità affettiva e le capacità educative al fine di aiutarlo a sviluppare le proprie potenzialità.

La famiglia affidataria deve ricordare che al minore deve essere consentito mantenere i rapporti con la propria famiglia di origine che rimane importante per il reinserimento finale del minore. Normalmente, come raccontano alcune famiglie affidatarie sentite da ParmAteneo, il contatto con la famiglia d’origine avviene in spazi neutri ma non sempre è di tipo costruttivo. Nel caso del piccolo E. il contatto con il padre è stato di tipo costruttivo e la famiglia affidataria ha anche gestito le telefonate, oggi il rapporto non è continuativo ma a volte si vedono. Il rapporto con la parte materna, purtroppo, non si è ricucito, anzi la situazione era talmente grave che è caduta la podestà genitoriale. Purtroppo, le storie come questa sono numerose ma a volte portano a qualcosa di più bello. Come nel caso di un minore arrivato all’affido che non aveva nemmeno tre anni ed oggi è stato adottato dalla famiglia affidataria. Perché, come scritto prima, l’affido è un gesto d’amore o che porta alla riscoperta dell’amore. 

Le testimonianze di chi ha “riscoperto l’amore”

C’è un tempo per ogni cosa” afferma una mamma affidataria. “Io e mio marito non potevamo avere figli ma la voglia di essere madre era forte”. Così nel 2013 accolgono un bimbo di 10 anni che “non avremmo potuto accogliere se avessimo avuto figli nostri. La storia di E. è molto complicata e lui ha fatto di tutto per farci cadere, soprattutto con me, ma noi abbiamo resistito e non abbiamo mollato. Per me l’affido significa essere una famiglia a prescindere, è scegliere di esserci”. Alla fine, l’affido è un gesto d’amore reciproco. 

La griglia per accedere all’affido è molto larga ma le famiglie affidatarie devono seguire un corso di affido, formativo ed informativo, e un’istruttoria con gli psicologi e gli assistenti sociali che accompagneranno il minore lungo tutta la sua strada dell’affido.

Queste figure rappresentano un supporto anche per la famiglia affidataria, soprattutto per i figli biologici che rappresenteranno delle sorelle o fratelli affidatari. Con questi ultimi si instaura, il più delle volte, un vero e proprio rapporto di fratellanza. Lo racconta S., ragazza arrivata nella sua famiglia affidataria quando aveva 13 anni, in casa ha trovato la figlia naturale della famiglia, una bambina di 7 anni. “Ero felice, finalmente uscivo dalla comunità. – racconta S. – Sono stata accolta e ho avuto finalmente un punto fisso ad aiutarmi”. “Ho trovato qualcuno che ha creduto in me quando tanti mi dicevano che non ce l’avrei mai fatta” ricorda S. ricordando quando era con la famiglia affidataria che oggi è anche la sua di famiglia.

Ma anche altre testimonianze lo confermano. La mamma affidataria I. racconta che il rapporto tra suo figlio e la bambina in affido è di amore e litigi, “non si risparmiano. I bambini sono i primi che si accolgono e tra di loro si sentono fratelli, quando sanno che qualcuno ha bisogno di una famiglia gliela vogliono dare”. Proprio come F., in affido da quando aveva 7 anni che quando ha conosciuto un suo compagno di scuola, anche lui in comunità in attesa, ha chiesto alla mamma affidataria di accogliere anche lui. 

F. ha sette anni quando arriva in casa G. e non riusciva a parlare. Doveva essere un caso di mancato accudimento ma non era così, andando avanti è anche caduta la potestà genitoriale permettendo alla famiglia affidataria di adottarlo anche se con un’adozione speciale. Oggi F. ha 15 anni e va a scuola, dopo anni di bullismo ha qualche amico, è stato operato per un problema congenito, ma oggi parla meglio e nonostante tutto trova i suoi momenti di serenità. “Loro, F. e Y., sono i nostri figli. – raccontano i genitori affidatari – Abbiamo cercato di aiutarli il più possibile con logopedisti, neuropsichiatri, arte terapia e abbiamo cercato di aumentare così la loro autostima”. 

L’affido è difficile da descrivere “per me è amore e famiglia, ma è anche un insieme di emozioni e di momenti belli e brutti. Insomma l’affido familiare è un aiuto temporaneo che vale una vita” racconta M., figlia naturale di una famiglia affidataria che ha accolto una ragazza quando lei era piccola.

Un’altra mamma affidataria paragona l’affido alla nascita di un figlio ma la differenza, che non è piccola, è il passato del minore che si porterà dietro per tutta la vita.

L’affido è come una camminata in montagna, faticosa a volte, un po’ in salita e un po’ in discesa, a volte si scivola, ma la vista alla fine è spettacolare.

Per ulterio informazioni è possibile contattare:

  • Albero della vita al cellulare 345.1438654 o tramite email all’indirizzo affido@alberodellavita.org
  • Affidarca al cellulare 340.0937519 o tramite email all’indirizzo info@affidarca.it

di Marika Parise 

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