Food e certificati di qualità europei: riconosci le etichette? A lezione con il prof Veneziani

DOP, IGP, STG e Biologico... Quali sono le differenze e cosa stabiliscono questi marchi sui prodotti alimentari?

Parma cuore della Food Valley, così ama definirsi la città. Ma i parmigiani conoscono tutti i marchi europei della qualità alimentare? Di questo ha trattato il primo appuntamento della nuova edizione degli Aperitivi della conoscenza dell’Università di Parma grazie al professor Mario Veneziani, docente del dipartimento di Scienze economiche e aziendali dell’Ateneo parmense.

Mercoledì 4 ottobre si è aperta infatti la nuova stagione e come di consueto alle 17.30, presso il ParmaUniverCity Info Point (nel sottopasso del Ponte Romano, Piazza Ghiaia), tutti i mercoledì fino al 20 dicembre si tengono dei brevi seminari dedicati ai “Goals” dell’Agenda 2030 ONU (i 17 obiettivi di sviluppo sostenibile sottoscritti da 193 paesi delle Nazioni Unite, tra cui l’Italia).  

In questa tranche autunnale, grazie alla collaborazione con il Comune di Parma, l’associazione Amici Biblioteca San Leonardo, la Cooperativa Sociale Gruppo Scuola e l’Associazione On/Off, si aggiunge un nuovo incontro settimanale il giovedì alle ore 18.30 al Centro giovani Casa nel Parco. Qui il programma

Gli Aperitivi sono aperti a tutte le persone interessate e sono a ingresso libero fino a esaurimento posti. Essi, inoltre, verranno registrati e pubblicati sul canale YouTube dell’Università di Parma.  

Nel corso della sua carriera Veneziani è stato coinvolto in vari ruoli nei progetti Horizon 2020 “Strenght2Food”, un programma di finanziamento voluto dalla Commissione europea per sostenere e promuovere la ricerca finanziaria, lo sviluppo tecnologico e l’innovazione. Con un budget di 6,9 milioni di euro il progetto ha finanziato trenta istituzioni, tra cui il Consorzio del Parmigiano Reggiano e tredici Università europee. All’Università di Parma sono arrivati circa 600 mila euro. 

In particolar modo, il lavoro quinquennale Streght2food (dal 2016 al 2021), aveva come fine ultimo quello di presentare all’Ue e ai suoi Stati membri raccomandazioni basate su dati concreti sull’attuazione della politica per la qualità. In tal senso, tramite il WP8 (Work Package 8) è stato possibile condurre una ricerca che includesse diversi paesi europei (oltre all’Italia, anche Francia, Germania, Belgio, Norvegia, Repubblica Serba e Regno Unito) e che basasse la sua analisi sulla percezione del consumatore riguardo i certificati europei della qualità.

Ma quali sono questi marchi? DOP, IGP, STG e Biologico

Riconosci il segno di qualità? 

Veneziani ha quindi esposto la sua ricerca ai presenti, e li ha coinvolti in un simpatico quiz.  

Marchio di qualità BIO

Il segno di qualità Biologico, secondo la ricerca di Veneziani è stato il meno riconosciuto dagli italiani, e anche in “classe” solo il 30% circa ha alzato la mano dopo la fatidica domanda posta dal docente. 

Il logo biologico viene applicato a tutti quei prodotti che hanno soddisfatto condizioni rigorose per la produzione, il trattamento, il trasporto e l’immagazzinamento. Inoltre, almeno il 95% degli ingredienti appartenenti al prodotto deve essere di origine biologia. Accanto al logo, deve poi essere indicato il codice dell’organismo di controllo, nonché il luogo in cui sono state coltivate le materie prime agricole che compongono il prodotto.  

Marchio di qualità DOP

Il segno di qualità Denominazione di Origine Protetta è familiare al 70% degli italiani. Il riscontro ha avuto la percentuale più alta di riconoscibilità tra i paesi presi in analisi dalla ricerca. “Questo probabilmente perché l’Italia è il paese con più prodotti DOP in Europa” spiega il professore. 

Il logo viene applicato ai prodotti alimentari, agricoli e ai vini. Questo gode di una reputazione molto alta tra i consumatori, perché indica che ogni processo di produzione, trasformazione e preparazione è avvenuto in una regione specifica.

Marchio di qualità IGP

Il segno di qualità Indicazione Geografica Protetta si avvale delle stesse percentuali del logo DOP. La fiducia del consumatore proviene verosimilmente dalla similarità del segno (a primo impatto cambia solo il colore da rosso a blu).  

Ma le specifiche sono differenti: nel caso di un vino almeno l’85% dell’uva utilizzata deve provenire esclusivamente dalla zona geografica in cui il vino è effettivamente prodotto; invece, nel caso di un prodotto alimentare o agricolo può bastare che una delle fasi di produzione sia stata realizzata in quel territorio specifico

Marchio di qualità STG

Il segno di qualità Specialità Tradizionale Garantita è stato riconosciuto da circa il 56% di italiani. Secondo la ricerca, solo nel paese francese l’indicatore è nettamente più alto, mentre scende drasticamente in UK. 

Il logo evidenzia la composizione del prodotto (alimentare o agricolo) e come viene ottenuto. Esso però prescinde dalla zona geografica di derivazione degli ingredienti.  

Ci fidiamo dei marchi europei? Per questo ci sono i marchi ombrello 

A livello europeo DOP, IGP e STG sono i marchi che riconoscono l’identità del prodotto. Nell’ambito del sistema dei diritti di proprietà intellettuale, i nomi dei prodotti sono giuridicamente protetti da imitazioni, falsificazioni e/o abusi sia all’interno dell’Ue che nei paesi terzi in cui è stato firmato un accordo di protezione specifico. 

I prodotti sotto i marchi di qualità europei sono soggetti a una doppia certificazione. “L’ente della certificazione viene a sua volta controllato da parti terze” precisa il docente. 

“Prodotti di qualità Puglia” e “Südtirol” sono gli esempi riportati da Veneziani come marchi ombrello. Essi sono stati creati per combattere la sfiducia del consumatore verso i prodotti certificati dall’Ue. “Questi effettivamente godono di maggior credibilità, dato che il consumatore si identifica nel prodotto che sta comprando” commenta il professore.  

Il marchio ombrello ha come obiettivo l’unione delle forze: i singoli marchi possono aderire all’iniziativa, aumentando i propri standard di qualità e presentandosi sul mercato con un denominatore comune, senza tuttavia rinunciare alla loro identità. “Südtirol”, infatti, garantisce la provenienza dall’Alto Adige e una qualità nettamente superiore a quanto previsto dagli standard di legge. 

“E se vi dicessi che stiamo lavorando alla creazione di un’etichetta biologica per i prodotti di Parma, voi vi fidereste?” chiede il docente. “No, a causa della presenza delle tante aziende che inquinano l’ambiente e il territorio parmigiano” risponde uno dei presenti. 

E tu cosa avresti risposto? Ti fidi dei segni di qualità? 

di Pier Giorgio Tumminia

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