Via alle masterclass del Parma Film Festival

Dal 14 al 16 novembre Parma Film Festival presenta tre masterclass sul cinema ospitando la regista Emma Dante, il critico cinematografico Alberto Crespi e il talent agent Daniele Orazi

Si è da poco conclusa la 26esima edizione del “Parma Film Festival – Invenzioni dal Vero” , iniziata con un pre-festival al cinema Astra con la proiezione del docu-film “Reliving at Pompeii”, di Luca Mazzieri. Il festival presente dall’ 11 al 20 novembre propone moltissimi eventi ad esempio: masterclass, anteprime cinematografiche, incontri con i registi, giornalisti e scrittori. Tra le anteprime possiamo ricordare Lubo di Giorgio Diritti, Mary e lo Spirito di Mezzanotte di Enzo d’Alò e Misericordia di Emma Dante (qui il link di approfondimento).

Le masterclass, tenute in Aula Ferrari il 14 e il 15 novembre e al cinema d’Azeglio il 16 novembre, con un vasto numero di studenti interessati, hanno ospitato figure importanti tra cui la regista Emma Dante, il critico cinematografico Alberto Crespi (noto per aver vinto il premio Roberto Campari) e l’agente cinematografico Daniele Orazi. Gli incontri tenuti dai professionisti del settori hanno dato l’opportunità di conoscere il mondo cinematografico sotto diversi aspetti.

Emma Dante: oltre la rappresentazione teatrale

Emma Dante ha dato inizio alle masterclass il 14 novembre, dando la possibilità di dialogare con lei e comprendere meglio il lavoro che si cela dietro una produzione cinematografica. Con Misericordia la regista vuole mettere in difficoltà lo spettatore cercando di scatenare qualcosa di scomodo, lo si può notare all’inizio del film con scene di violenza, oltre a ciò afferma che Il film rappresenta il protagonista, e lo definisce come: “Un film che ha difficoltà a parlare, che si muove sbilenco, ma soprattutto un film cinetico, cioè in movimento. Un ‘movimento’ che genera questo filo svelando un reticolato di emozioni, ma soltanto per chi ha seguito questo ‘filo di Arianna’ riesce a trovare l’uscita”.

La regista condivide che la città rappresentata nel film non è ben definita e, quindi, può essere un qualsiasi luogo del mondo, in cui è ancora presente quella miseria, povertà e disperazione che vediamo rappresentata e che spesso ignoriamo. L’incontro con Emma Dante ha decisamente mostrato diversi aspetti chiave del lungometraggio che spesso vengono colti se non mal interpretati e quindi non possiamo altro che invitare a guardare il film in uscita il 16 novembre.

La rappresentazione teatrale di Misericordia è caratterizzata principalmente dalla danza di Simone Zambelli, che interpreta il personaggio di Arturo. Una danza spettacolare che consiste nel continuare a girare su sé stesso mantenendo una posizione di equilibrio. Questo movimento viene ripercorso all’interno del film e, come svelato dalla regista, in una scena Arturo compie 107 giri.

Per quanto concerne la caratterizzazione geografica, Emma Dante sostiene: “É ben visibile nella pellicola, ma non a teatro poiché la stanza è buia, vuota, chiusa con quattro sedie e della spazzatura attorno a soli quattro personaggi, ma soprattutto è priva di ambienti, luci, oggetti, e colori tipici della realizzazione cinematografica”.

Da ciò capiamo che il film ha la possibilità di farci andare al di là di tutto questo, infatti, oltre al dialetto siciliano che caratterizza i personaggi, si può notare una riserva naturale in provincia di Trapani. Emma Dante descrive il luogo pieno di luridume e fango ma ricco di amore, tant’è che lo paragona a una fabbrica dove gli operai sono sentimentali.

Un’altra differenza molto evidente è che a teatro i personaggi dello spettacolo non escono fuori dalla stanza, sono ‘imprigionati’; nella pellicola, invece, essi sono in continuo movimento e si possono spostare. “Quando si passa a fare cinema bisogna eliminare alcune cose e nello stesso tempo scoprirne delle altre. Questo passaggio è stato reso possibile grazie a due scrittori, Giorgio Vasta ed Elena Stancarelli, che mi hanno aiutata a togliere lo sguardo dal teatro per andare verso una scrittura più cinematografica”, con quest’affermazione Emma Dante conclude il suo intervento.

La critica cinematografica secondo Alberto Crespi

La seconda masterclass offerta dal Parma Film Festival il 15 novembre è quella tenuta dal critico cinematografico (o giornalista, come lui stesso si definisce) Alberto Crespi. All’inizio della masterclass ci porta in ‘un viaggio nel tempo’ con un’analisi del film Prima pagina di Billy Wilder, del 1974. In particolare, il critico propone un’analisi dei titoli di testa in cui Wilder ha scelto di creare un mini-documentario sulla realizzazione di un giornale negli anni ’20. Crespi ci racconta poi diversi aneddoti giornalistici, tra i più memorabili possiamo citare ciò che accaduto all’uscita dell’Esorcista del 1973 al cinema Royal di Roma. Crespi inizia con una premessa sul pubblico romano: “il pubblico di Roma ha l’abitudine di parlare con il film, quindi, quando arriviamo alla famosa scena in cui Regan si solleva dal letto e padre Merrin grida “Scendi scendi” dal fondo della sala un genio grida: “Ascensore!”. Riempiendo di risate il cinema, e da quel momento il film di genere horror divenne comico per quella proiezione memorabile.

L’ospite ci fa notare come i critici cinematografici erano “schiavi” delle proiezioni di stampa, se presenti. Limitati quindi da un unica visione e dai tempi necessari per scrivere e pubblicare la recensione. La nascita dello streaming ha risolto questo problema, fornendo al giornale una critica sempre più precisa.

Con questa osservazione veniamo trasportati nel mondo giornalistico, discutendo sulle differenze tra quotidiano cartaceo e digitale. Oltre a quelle più evidenti, è interessante capire il perché della quantità di errori che avvengono in una rivista on-line rispetto alla sua controparte fisica; ciò, infatti, è spesso dovuto dalla quasi assenza di controlli effettuati dalle testate giornalistiche virtuali, pratica molto presente nel quotidiano cartaceo grazie alla presenza di diversi redattori.

Continuando con il lavoro di giornalista, Crespi ci ha definito i limiti delle interviste soprattutto nei confronti degli attori. Le restrizioni che seguono la scrittura dell’articolo, infatti, non si limitano a qualcosa di tecnico. Spesso queste conversazioni sono guidate e controllate dagli addetti della promozione, sia sulle tempistiche e sia sulla “libertà” di questioni che possono essere posti agli attori. Questo è stato reso evidente durante l’intervista fatta a Nicole Kidman nel 2001. “Nicole si era appena lasciata con Tom Cruise e quindi erano giorni che gli addetti stampa vietavano domande personali. Quindi confermo all’agente dell’attrice che non farò questioni sul divorzio, a quel punto l’agente risponde “Bullshit. Nicole can handle anything (Stronzate, Nicole sa gestire qualsiasi cosa)”. Per quanto esista l’eccezione alla regola, bisogna considerare la professionalità dei singoli attori. Crespi elogia soprattutto gli interpreti americani per la loro preparazione superiore, però come lui stesso afferma: “è anche superiore la sensazione di una catena di montaggio”.

Il filo conduttore tra cinema e giornale lo troviamo con il programma Hollywood Party in cui Crespi è uno dei conduttori. La trasmissione radiofonica nata del 1994, omonima del film di Blake Edwards, è un programma quotidiano che si pone l’obiettivo di fare informazione cinematografica con interviste, anteprime e ospiti. Silvia Toso, curatrice del programma fino al 2011, propose l’idea di fare “Il cinema alla radio”. Un format che racconta i film alla radio con spezzoni dei dialoghi presenti, accompagnati da un conduttore che unisce le conversazioni e completa le vicende. Progetto innovativo che invita gli spettatori ad andare al cinema, ma che svolge meglio la sua funzione per chi ha già visto il film in questione dando la possibilità di “riviverlo”.

Daniele Orazi: cosa fa un talent agent?

Le masterclass del Parma Film Festival si concludono con l’intervento di Daniele Orazi, agente e manager cinematografico, arrivato da Roma per parlarci del suo mestiere. Orazi, nel corso della sua carriera, ha lavorato con molte star italiane ma anche internazionali, riconoscendo sempre un talento in loro. Tra queste ricordiamo Monica Bellucci, Luca Marinelli, Simona Cavallari, Claudio Amendola, Alba Rohrwacher, Louis Garrel, Clémence Poésy, Paz Vega e tantissimi altri protagonisti della storia del cinema.

Orazi parla della sua agenzia, DO cinema, affermando che negli ultimi anni essa si stia specializzando in due filoni paralleli: da un lato vengono seguite le grandi star (come quelle citate appena sopra), dall’altro si è alla ricerca di nuovi talenti, per lo più giovani da inserire nel mercato, come per esempio Massimiliano Caiazzo, noto per aver partecipato alla serie tv Mare Fuori.

A seguito di una breve presentazione della sua agenzia, l’ospite inizia a parlare del suo mestiere. Dopo aver selezionato il roster dei clienti che vuole seguire, l’agente propone questi artisti al mercato: questo viene fatto attraverso incontri con il casting director. Questa figura coopera con produttori e registi ed è la persona che maggiormente si relaziona con l’agente. Il casting director, dopo aver letto le sceneggiature, individua i ruoli necessari e manda una cast list all’agente. Da qui, egli sceglie un determinato artista a cui associare una specifica collocazione all’interno della storia da mettere in scena. Con questo passaggio l’agente va oltre le caratteristiche dell’attore o dell’attrice selezionati, dandogli la possibilità di scoprire qualcosa di nuovo e diverso da poter attuare durante le riprese.

Orazi afferma: ”Una delle fasi più impegnative è la lettura delle sceneggiature.Non basta leggerle e capire quali artisti far lavorare; bisogna anche riuscire ad avere un gusto artistico che più si avvicina all’artista stesso e a trovare una storia adeguata per quel preciso momento storico della sua carriera”. Per questo motivo si definisce anche uno psicologo. Quando capisce che un attore o un’attrice non sono i più indicati per un ruolo, deve essere in grado di indirizzare i produttori su altri talenti e convincerli che quest’ultimi siano più adatti.

Penso che la più grande soddisfazione del mio mestiere sia essere l’artefice del progetto ed essere presente anche nella post-produzione, quando arriva il momento della promozione per gli artisti”. La figura dell’agente cinematografico sembra essere molto vicina a quella del regista, ma la sua presenza alle premiazioni, ad esempio, è proprio ciò che lo distingue da ogni altra persona coinvolta nel lavoro”. Interessante è stato anche l’approfondimento affrontato dall’ospite quando parla dell’immagine che si viene a creare attorno a un artista: non sempre è facile sapersi sdoppiare, presentandosi davanti alla telecamera in un modo che non coincide con l’immagine dell’artista che si guarda allo specchio ogni giorno. Secondo Orazi, per capire meglio questa tematica, bisognerebbe affidarsi agli Studios americani, il cui metodo di costruzione dell’immagine fattoriale e della star è riscontrabile in numerosi divi e dive della storia del cinema: basti pensare a Maryline Monroe, iconico personaggio dai capelli biondi.

Il mestiere di Daniele Orazi è molto impegnativo: dopo aver selezionato dei talenti e avergli assegnato un ruolo, si passa a stipulare un contratto con i produttori, dal quale deriva la percentuale riconosciuta all’agente. Da qui Orazi inizia a seguire ogni singolo artista, cercando di essere per loro un punto di riferimento anche a livello psicologico. Ogni giorno l’agente è tenuto a leggere un elevato numero di sceneggiature, cercando di capire quale battuta o quale situazione è meglio per un determinato attore; in un certo senso si può concepire la figura dell’agente cinematografico come stratega, colui che studia ogni minimo dettaglio per creare un progetto innovativo e sicuramente originale per il pubblico.

Orazi conclude il suo intervento dicendo che è contento del suo lavoro e afferma che si sente molto gratificato quando riesce a convincere un produttore o un regista che il talento che cercano per un ruolo è quello proposto da lui.

di Marika Taormina e Cristopher Segura

Foto di Marika Taormina e Cristopher Segura

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