“Allarme” Gen Z: ama dormire e leggere. Vero o falso?

Per i giovani di oggi meno vita notturna e più ore di sonno: tra ansia, benessere e reading party

Le classiche feste notturne non sono più la priorità per i giovani d’oggi: i reading party conquistano New York e sui social spopola l’hashtag #earlynight. Ecco le possibili cause dell’addio alle ‘notti da leoni’.

Le generazioni 

Le generazioni si incontrano e si scontrano sulla linea temporale e nello spazio vitale, a formare una concatenazione d’insiemi intersecati, ognuno dei quali ha le sue caratteristiche e le sue abitudini. 

Infatti, una generazione (qualsiasi essa sia) viene definita tale, oltre che per la coevità, attraverso la costruzione di una memoria collettiva. Per semplificare: una generazione non è altro che l’esperienza che le persone appartenenti ad essa fanno dei fatti. E in un tempo – quello che va dal 1995 ad oggi – in cui la parola “guerra” non suscita più scalpore, in cui si è passati dall’avvento dei social media alla convivenza con l’intelligenza artificiale e in cui l’istantaneità è la norma, che generazioni si stanno formando? Non spetta a noi dare la risposta. Ciò che però possiamo fare è registrare e raccontare quei fatti che concorrono, su base quotidiana, a formare l’esperienza collettiva di una, o più generazioni.

Insomma, i grandi eventi della Storia hanno la forza di accomunare tutti coloro che hanno avuto la fortuna, o sfortuna, di viverli. Ma una generazione è anche fatta di quotidianità, dibattiti tra amici, giornate a scuola e feste

Senza cadere negli stereotipi: se su un manuale di scolastica ci trovassimo davanti un esercizio di collegamento, sarebbe piuttosto facile collegare (con una di quelle righe storte e ricurve fatte a matita, o che una volta per lo meno, pare si facessero a matita) paillettes, luci stroboscopiche e pantaloni a zampa alla generazione corrispondente. D’altro canto, se ci fossero simboli della pace, fiori e concerti all’aperto l’associazione sarebbe altrettanto immediata. E che dire di collane di perle, piume e frange? Se poi ci fosse una fotografia di un centinaio di persone, sedute l’una accanto all’altra per terra, su sedie e poltrone, con in mano un libro oppure la foto di un letto dalle calde coperte, a quale generazione si collegherebbero queste immagini?

Semplice: alla Gen Z, ovvero quella delle persone nate tra il 1995/1997 (dispute ancora in corso) e il 2012.

Pigrizia, benessere o semplicemente un mondo iperconnesso?

Le modalità di vivere la notte sono cambiate nel corso dei secoli e oggi la GenZ pare essere arrivata a dire “noi preferiamo dormire”… e lo fa sottovoce, per non svegliare nessuno. Addio al coprifuoco imposto dai genitori e alla voglia di ‘fare after’. La Gen Z ha sonno, e ha intenzione di sfruttare la notte al meglio: dormendo

I dati dell’American Time Use Survey (ATUS) riportati da RentCafe – un blog gestito da esperti in real estate che condensa in grafici le tendenze degli americani – stimano che la Silent Generation (che va dai nati nella seconda metà degli anni venti del Novecento alla metà degli anni Quaranta) dorma in media 9 ore e 22 minuti a notte. Un dato che è paragonabile solamente con quello rilevato nella Gen Z, che dorme 9 ore e 37 minuti ogni notte. Questi, gli estremi della parabola che rappresenta la quantità di sonno a notte delle varie generazioni. La Gen X (composta dai nati tra il 1965 e il 1980), schiacciata tra Baby Boomers e Millenials rappresenta invece la parte più bassa della curva, ovvero la generazione che dorme meno, con una media di 8 ore e 44 minuti

Ma perché la generazione più giovane del pianeta dorme più delle altre? Sicuramente la motivazione principale risiede in una necessità: “i teenager necessitano generalmente dalle 8 alle 10 ore di sonno, qualche volta fino ad undici”, dichiara la National Sleep Foundation. Dunque, il grafico sovrastante è facilmente comprensibile se si tiene in considerazione la necessità di sonno correlata all’età.

Resta però una domanda: dormendo così tanto, la Gen Z non rinuncia forse a momenti considerati caratteristici ed emblematici (se non addirittura formativi) dell’adolescenza? La Gen Z preferisce il sonno alla festa? Una risposta univoca non c’è, ma sicuramente alcuni fattori sono individuabili. E al contempo, individuandoli, li si può mettere in discussione uno ad uno. 

I tempi e le modalità per festeggiare cambiano, ma il motto latino mens sana in corpore sano sembra perdurare, complici le evidenze scientifiche. Oggigiorno, la salute mentale è al centro del dibattito pubblico e nonostante i vuoti (sociali ed istituzionali) ancora da riempire, i giovani hanno sviluppato una grande sensibilità a riguardo. È anche per questo che sono consapevoli dell’importanza del sonno per la salute fisica e psichica. 

D’altra parte, i ragazzi e le ragazze di oggi abitano una società ancora altamente performativa all’interno della quale si deve lottare quotidianamente con la FOMO (Fear Of Missing Out) e in cui i dati legati all’ansia raggiungono numeri esorbitanti (nel 2022, secondo un sondaggio dell’Eurodap riportato dall’ANSA, a soffrirne era il 79% della popolazione italiana dai 19 ai 60 anni).

Strettamente legato al tema del benessere, fisico e/o mentale, è il tema della cura di sé, tanto caro alla Gen Z.  A dimostrarlo sono, oltre alla miriade di tendenze e prodotti legati alla beauty routine, anche i dati dell’American Time Use Survey (ATUS) che evidenzia come i giovani dedichino alla cura di sé 5 ore e 15 minuti alla settimana, ovvero più tempo di tutte le altre generazioni. 

La Gen Z è così attenta alla cura di sé che talvolta l’attenzione si trasforma in ossessione. E da qui fenomeni ed iniziative come “Il costo delle bellezza”, promossa da Dove assieme a Cittadinanzattiva e Social Warning; la richiesta di adattare la chirurgia estetica ai filtri delle app; la vigoressia. 

Una generazione che dorme non è però una generazione immobile e i dati dell’American Time Use Survey (ATUS) riguardanti l’attività sportiva riguardanti l’esercizio fisico sembrano confortanti: la Gen Z si allena 28 minuti al giorno. D’altronde i benefici dell’attività fisica sul sonno (e viceversa) sono comunemente noti.

D’altro canto, il Rapporto sullo Sport redatto nel 2023 dal Ministero dello Sport e della Salute evidenzia come “solo il 23,6% degli italiani di età superiore ai 3 anni pratichi attività sportiva regolarmente“.

Inoltre, nonostante l’apparente e recentissima tendenza all’amore per il sonno a scapito delle ‘notti da leone‘, non possono essere ignorati i dati sull’insonnia. L’ANSA infatti, a marzo 2023, dichiarava che erano “13,4 milioni gli italiani” che soffrivano “d’insonnia, secondo le […] rilevazioni di Aims – l’Associazione italiana medicina del sonno”, di cui il 20% erano bambini e ragazzi.

Nuove modalità di spendere (soldi e tempo) 

È semplice: la vita notturna non rientra nelle prime dieci attività preferite dalla Gen Z (lo dicono i dati dell’ATUS). La conclusione potrebbe essere la seguente: che noia! Una generazione che non balla, non canta, non brinda e non socializza. Niente di più sbagliato. Semplicemente (forse), sono cambiate (e/o stanno cambiando) le modalità per farlo.

La Gen Z è la prima generazione della storia ad aver sperimentato, fin dall’infanzia, una connessione tecnologica continua ed illimitata. Questo potrebbe far pensare che forse, la socializzazione non filtrata da uno schermo possa essere passata di moda, eppure le ricerche dimostrano che così non è.

I dati dell’American Time Use Survey rivelano infatti che la Gen Z dedica in media 27 minuti ad eventi sociali ogni settimana, vale a dire più tempo di tutte le altre generazioni (la Gen X, ad esempio, dedica alla socialità 19 minuti alla settimana). E mentre su TikTok spopola l’hashtag #earlynight (che promuove e rende virale il fatto di andare a letto presto), quattro Millenials americani hanno ideato a New York un format che sembra essere il perfetto connubio tra socialità, interesse, relax e sonno.

Un cocktail che ha come ingredienti libri, musica e sconosciuti. Difatti, se fare le ore piccole sembra non essere più attraente come lo era un tempo, è rimasta nei giovani la voglia di acquistare. E in particolare, di acquistare musica e libri: lo fa il 52% della Gen Z (ATUS). Non si tratta né di party né di book club e anzi, i fondatori di questa formula gettonatissima negli USA ci tengono a sottolineare che “non è un book club”, ma un “reading party”. Insomma, si tratta pur sempre di una festa.

Il progetto, battezzato “Reading Rhythms” in onore di una playlist musicale creata da uno dei fondatori, è nato nel quartiere di Brooklyn. L’intento era quello di riunire un gruppo di amici desiderosi di socializzare, ma al contempo di trovare il tempo per leggere in una frenetica New York. Tutto è partito da un tetto: “Abbiamo invitato dieci persone, abbiamo messo una grossa tenda sul nostro tetto, aggiunto qualche luce da studio televisivo e abbiamo creato un ambiente davvero accogliente. Durante l’evento abbiamo percepito la magia nell’aria” dice Tom Worcester, uno dei fondatori, durante un’intervista a TODAY

In breve, un reading party si svolge in questo modo: ci si prenota sul sito di Reading Rhythms, ci si presenta nel luogo indicato (solitamente non più tardi delle 18.45) con uno o più libri in borsa, ci si registra, ci si appiccica sul petto uno sticker con il proprio nome e si entra in un universo abitato da tantissimi sconosciuti, amanti della lettura o aspiranti tali. Il tempo della lettura è scandito da musica dal vivo e ai momenti di lettura si alternano conversazioni, che solitamente hanno inizio con la domanda: “che cosa stai leggendo?”. 

Durante i reading party ognuno è libero di leggere ciò che preferisce perché, spiega  Ben Bradbury – co fondatore di Reading Rhythms – ai microfoni di New York Live, “quando ti viene detto che cosa leggere c’è una possibilità che tu possa percepire che ti si stia dicendo come passare il tuo tempo o ciò a cui devi pensare”. 

Ad oggi gli eventi organizzati da Reading Rhytms sono frequentatissimi. I reading party nella zona di Manhattan sono sold out fino all’8 maggio. L’ingresso costa 20 dollari e a riprova del fatto che i partecipanti sono degli “early sleepers” (che la Gen Z stia influenzando anche i millenial?), gli eventi si svolgono solitamente a partire dalle sei o sette di sera per concludersi entro le 22.00.

La moda ha avuto inizio negli Stati Uniti, ma in brevissimo tempo, supportata dall’entusiasmo di varie generazioni, ha superato i confini nazionali. Il 14 aprile a Milano, presso l‘Ècate Caffè Libreria, ha avuto un grande successo l’aperitivo letterario organizzato dalle book influencer Giulia Buzzoni e Gaia Lapasini (alias @viaggiarecoilibri_) in collaborazione con Sperling & Kupfer. Il 23 aprile, in occasione della giornata internazionale del libro, la Libreria Teatro TLON (fondata dai filosofi Maura Gancitano e Andrea Colamedici) ha organizzato in collaborazione con Robinson, l’inserto culturale di Repubblica, un party letterario a ingresso gratuito che si svolgerà dalle 21.00 alle 22.30 a Roma. L’11 maggio a Bari, sulla terrazza di Palazzo Verrone, si terrà un silent reading party

Riassumendo: la Gen Z ama dormire e leggere. È grave?

di Camilla Castellano

Scrivi un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*