“Ricercatori capaci ma poco inclini a far sistema”: Profumo in Università

IL PRESIDENTE DI IREN APRE IL 3° CICLO DI UNIFORCITY PARLANDO DI INNOVAZIONE E SOSTENIBILITA' PER IL TERRITORIO

UniforcityUniforcity inizia il suo terzo ciclo con una serie di incontri dedicati a ‘Parma e parole per il futuro’ dopo le conferenze delle scorse edizioni (leggi). Ad inaugurare la rassegna, con un appuntamento tenutosi lunedì 27 aprile nell’Aula Magna dell’Università di Parma, è stato Francesco Profumo, presidente di Iren, già ministro dell’Istruzione nel Governo Monti, presidente del Consiglio Nazionale delle Ricerche e rettore del Politecnico di Torino. Scopo del progetto, come ha ricordato il delegato del rettore per Uniforcity Alessio Malcevschi, è “far aprire l’Università alla città e al territorio affinché non rimanga più chiusa in sé stessa”. “E’ significativo che questo progetto sia co-organizzato con il Comune di Parma che ha messo a disposizione il Palazzo del Governatore come luogo di incontro che simboleggi l’uscita dell’Università dalle sue mura”. Per questo, importante novità della terza fase di Uniforcity saranno gli incontri che dal 2 al 15 maggio 12 ricercatori – tra borsisti, dottorandi e assegnisti –  avranno con gli studenti degli Istituti superiori della città per raccontare in che cosa consiste la loro attività. Un’iniziativa nata con l’obiettivo di dare riconoscimento ai giovani ricercatori affinchè il loro esempio possa stimolare e suggerire ‘parole per il futuro’ ai più giovani. “Un aspetto di cui sono particolarmente contento – sottolinea Malcevschi – è che su 18 dipartimenti i ricercatori provengono da ben 12 di questi: ciò significa che quasi ogni area dell’università sarà coinvolta”.

UNA NUOVA IDEA DI UNIVERSITA’– Intervenendo all’incontro, il rettore Loris Borghi ha evidenziato come Uniforcity sia solo una delle tante iniziative che la nuova amministrazione sta realizzando per far uscire l’Università dal suo isolamento. “La Notte dei ricercatori, la laurea a Bernardo Bertolucci, l’apertura dello Csac alla cittadinanza sono solo alcune delle operazioni fatte – spiega Borghi -. Le lauree honoris causa non si faranno più nell’Aula magna dell’Università ma, così come a dicembre siamo andati al Teatro Regio, il 18 maggio l’Ateneo si sposterà a Salsomaggiore per conferire la Laurea in Scienze motorie a Vittorio Adorni“. Proprio in merito all’apertura dello Csac il rettore ha invitato Profumo all’inaugurazione. “Questo è un evento a cui tengo particolarmente perché, anche se non è stato facile, siamo riusciti a consegnare alla cittadinanza un patrimonio culturale immenso che per troppo tempo non è stato fruibile. Il vecchio modo di intendere l’università è finito – ha ribadito Borghi -. Questa amministrazione ne sta portando avanti uno nuovo, ed anche grazie alla collaborazione molto proficua del Comune possiamo fare in modo che la comunità sia coesa per affrontare le sfide del futuro. La città di Parma ha il vantaggio di avere le dimensioni giuste: non è una realtà trascurabile ma non è neanche troppo grande perché cittadini ed istituzioni non possano entrare in un unico abbraccio”. Concetto che ha ribadito anche l’assessore comunale all’ambiente Gabriele Folli: “In un periodo in cui le risorse sono poche, l’unico modo per riuscire ad ottenere risultati è cooperare”.

L’INTERVENTO DI PROFUMO –  Attività questa che, secondo il presidente di Iren, servirebbe intraprendere con più forza per sostenere i ricercatori italiani. Nel suo intervento dal titolo ‘Iren: innovazione e sostenibilità per il territorio’, Profumo ha affermato che “la nostra non è una storia particolarmente virtuosa quanto a investimenti e ricerca”.  “I nostri ricercatori, dal punto di vista scientifico, sono bravi, questo lo si vede perché sono apprezzati in tutto il mondo, e non crediate che sia per via della simpatia degli italiani: le grandi aziende guardano solo ai risultati che si riescono a produrre”. Il problema è che ci sono tante ottime individualità ma incapaci di fare sistema: “Ci manca la capacità di far ricadere sulla società gli effetti dei progetti e delle ricerche condotte, che spesso rimangono nel cassetto. Inoltre, non siamo nemmeno bravi a farci pubblicità: non a caso, se pensiamo alla lampadina, a tutti noi viene in mente Edison, ma in realtà è stato un italiano a rendere possibile la sua realizzazione”.

In tal senso Profumo ha ricordato l’idea, datata 2006, dell’allora presidente della Commissione Ue Josè Manuel Barroso, di istituire una sorta di MIT europeo, ovvero un centro ricerche in grado produrre risultati di immediata applicabilità. “Egli ebbe una grande intuizione creando l’Eit (European Institute of Innovation &Technology), con sede a Budapest. Lanciò un programma che riguardava cambiamenti climatici, energia e utilizzo delle Ict (Information &Communication Technology) e fu il primo passo per delineare la nuova Europa. Oggi l’Eit ha 18 centri sparsi nei diversi paesi. Il percorso deve essere multiculturale, affinché il passaggio tra mondo degli studi e del lavoro all’estero sia il più breve possibile”. Se si riuscisse a replicare realmente il modello del MIT si avrebbero risultati importantissimi perché “il fatturato prodotto dall’applicazione delle ricerche del MIT è molto più alto di quello di molte nazioni”. Aziende come Iren si pongono quindi in questa ottica di apertura verso l’innovazione in tre modi: “acquistando i risultati delle ricerche, facendosi canale di diffusione delle stesse e acquistando le start-up più interessanti, dando così un contributo allo sviluppo del territorio. Quello che devono fare le aziende grandi e con molti mezzi come Iren, è un matching tra domanda e offerta di innovazione”. In quanto a sostenibilità, il presidente si dichiara certo che questa sia la strada da seguire. “Sappiamo che in futuro i nostri clienti consumeranno meno ma pretenderanno un servizio di miglior qualità, e grazie alla costante innovazione noi saremo capaci di restare al passo”. Anche per questo Profumo ha sottolineato che sono migliaia gli studenti coinvolti nei progetti di educazione alla sostenibilità finanziati da Iren.

IREN: TRA INCENERITORE, PROFITTI E SOSTENIBILITA’– Ma davvero il colosso Iren, varie volte contestato per le sue politiche, prima tra tutte la costruzione dell’inceneritore, può essere credibile come azienda che punta sulla sostenibilità e sulla riduzione dei consumi? Lo abbiamo chiesto a Gabriele Folli: “Certo è che Iren, se si consuma più acqua ed energia e se si producono più rifiuti, ha benefici in termini di fatturato; i profitti, a mio avviso, rimangono l’obiettivo principale di Iren  non va però dimenticato che tra i suoi azionisti c’è una forte componente pubblica che può e deve far sentire la sua voce. Se il potere del Comune di Parma è stato usato solo per spartire poltrone, noi stiamo cercando di indirizzare a scelte che portino davvero ad una riduzione dei consumi. Come molte grandi aziende, Iren vive anche di contraddizioni: essa gestisce l’inceneritore ma anche un ottimo servizio di raccolta differenziata che abbiamo fortemente voluto”.

di Adriano Arganini ed Emanuele Maffi

 

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