Ingegneria dell’informazione: “Qui 100% di occupati”. E la Buongiorno ‘incuba e accelera’ i progetti meritevoli

IL CASO 'DNAPHONE': UN TEAM MULTIDISCIPLINARE CHE PRODUCE E RICERCA

11180010_10206258221444589_341189018_nAutomobili intelligenti, il miglioramento dell’efficienza delle cure sanitarie. Sono alcuni dei progetti nei quali è impegnato il Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione dell’Università degli studi di Parma, che svolge attività di ricerca avanzata nelle aree dell’Ingegneria Elettronica, Informatica e delle Comunicazioni e che è ormai un punto di riferimento per le aziende e la pubblica amministrazione.
La prima e più importante conseguenza è rappresentata dalle tantissime opportunità di lavoro per chi consegue una laurea di questo tipo: “Quasi il 100% dei nostri studenti – spiega la prof.ssa Annamaria Cucinotta del Dipartimento di Ingegneria della Comunicazione e responsabile del placement in uscita –  è impiegato subito dopo il corso di studi, anche con la sola laurea triennale. Le aziende vengono direttamente e continuamente a cercare i ragazzi e a volte ci troviamo con il problema opposto: non avere sufficienti laureati a soddisfare la richiesta. Durante l’ultimo Ict Day abbiamo incontrato 26 aziende che cercavano ragazzi da assumere in varie posizioni: i nostri studenti hanno praticamente la certezza di un lavoro”.

“FORMATI DALLE AZIENDE” – Con un unico curriculum per il triennio e tre corsi specialistici in Ingegneria Elettronica, Informatica e Communication Engineering – interamente in lingua inglese – , la laurea in Ingegneria dell’Informazione dà un accesso diretto al mondo del lavoro. Ma gli studenti, si sentono preparati?  “ Ho imparato ad imparare – racconta Gian Maria, 25enne studente  di Parma –  mi sento preparato non tanto per il lavoro, quanto per continuare a studiare, ma questa è l’impostazione di tutta l’Università italiana. Nella magistrale la tesi può essere orientata all’aziendale o all’accademico, dal canto mio credo continuerò con un dottorato o comunque a fare ricerca”. Una strada diversa da quella intrapresa da Antonio, 25enne originario di Lecce: “Il nostro corso, interamente in inglese, è ben fatto e ha una marcia in più: nel nostro anno poi siamo soltanto 10 studenti. Mi piacerebbe in futuro lavorare in un’azienda ma non mi sento ancora pronto ad istituire una mia startup.  Nel nostro settore sono le aziende che, dopo averti assunto, ti istruiscono e preparano per il lavoro che sarai chiamato a svolgere”.   

IMG_0359GALEOTTO FU L’ICT DAY  Punto di contatto tra Dipartimento e mondo del lavoro è spesso l’Ict Day, una giornata durante la quale gli studenti hanno la possibilità di incontrare aziende e raccogliere informazioni su ruoli professionali e futuri sbocchi occupazionali. Proprio durante uno di questi incontri, nasce la collaborazione tra l’Università di Parma e la società Buongiorno di Mauro Del Rio: “Abbiamo conosciuto il sig. Del Rio  – spiega la prof.ssa Cucinotta – nel 2013, quando la Buongiorno ha tenuto il suo primo intervento in aula così che i nostri studenti potessero avvicinarsi all’affascinante universo delle start-up”.

“In Buongiorno  – racconta proprio Mauro Del Rio, presidente e fondatore – cerchiamo giovani talenti dinamici e appassionati alle nuove tecnologie, che vogliano crescere in un ambiente internazionale. Negli anni la nostra società ha visto crescere molti ragazzi che ora lavorano per alcune delle più importanti realtà italiane, ma sono rimasti legati a noi e siamo fieri che facciano parte della nostra famiglia”. L’azienda, nata nel 2009 nel cuore di Parma e cresciuta nell’arco di pochi anni, è stata tra le prime a saper sfruttare l’allora nascente settore di internet e della telefonia mobile e oggi riesce a sviluppare collaborazioni e collegamenti in tutto il mondo.

Tra i tanti progetti, Buongiorno sovvenziona e supporta B-ventures, incubatrice e acceleratore di start-up tecnologiche che mette giovani studenti e ricercatori nelle condizioni di fondare una propria azienda fornendo loro servizi e capitali. L’opportunità di diventare imprenditori di se stessi.

DNAPHONEB-VENTURES E STARTUP UNIVERSITARIE  Un caso particolarmente felice di collaborazione è quello che ha visto la nascita della DNAPhone, una startup che ha tra i soci fondatori la stessa la prof.ssa Cucinotta, il prof. Stefano Selleri, direttore inoltre del Dipartimento, Alessandro Tonelli, dottore in Scienze e Tecnologie Alimentari dell’Università di Parma e i due ingegneri e ricercatori Alessandro Candiani e Michele Sozzi. Un vero team interdisciplinare che Del Rio nota durante uno dei tanti PitchDay – gli incontri durante i quali si presentano nuovi progetti di startup – e decide di sostenere con una prima fase embrionale detta ‘incubazione’,  e poi dando il via alla seconda, attualmente in atto, di ‘accelerazione‘.

 
La DNA, che lavora all’interno di un laboratorio nell’Università, sta implementando un dispositivo aperto di misurazione di parametri chimici, biochimici e biologici applicati, per ora, all’industria agroalimentare.
“Il meccanismo è facile – garantisce Alessandro – : se si produce vino, una volta raccolto si prende un campione misurandone i vari parametri che spiegano, ad esempio, come sta maturando, appoggiandosi a smartphone e tablet, sgravando così i costi ma garantendo comunque analisi di qualità”.
11210234_10206258221524591_2005122043_nIl percorso, però, ha bisogno di studio e ricerca continua: durante la fase di lavoro, infatti, vengono realizzati numerosi dispositivi intermedi già funzionanti ma perfettibili a livello estetico, utilizzati per uno scopo collaterale come educational kit. Strumenti tali sono stati già utilizzati nei Dipartimenti di Ingegneria Elettronica, Biolotecnologia industriale o ancora nei corsi di fotonica, non solo all’Università di Parma ma anche di Modena e Reggio, e hanno rappresentato un valore aggiunto per gli studenti. “Attraverso un passaparola siamo stati contattati dal Liceo Colombini di Piacenza – continua il dott. Candiani – , e abbiamo avuto la possibilità di presentare i nostri prodotti scomposti nelle diverse parti che i ragazzi possono così assemblare, studiare per poi fare le relative analisi”.
“La logica – gli fa eco il dott. Tonelli –  nasce proprio dal limite dei laboratori scolastici nei quali uno fa e quarantanove guardano: l’idea è quella di rendere più capillare l’esperienza, attraverso il concetto del do it your self, l’apprendere facendo che va per la maggiore in molti altri ambiti”. La speranza  della DNA è quella di continuare a farsi conoscere, migliorando la ricerca e, di conseguenza, i propri risultati, allargando il team con nuovi elementi e altrettante nuove competenze.

 

di Greta Bisello e Alessia Tavarone

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