Mafia, Stepchild adoption, Pizzarotti, opere pubbliche: quattro chiacchiere con il sen. Pagliari
SI' A TIBRE E RENZI, NO A SINDACO E MATERNITÀ SURROGATA
Giorgio Pagliari, classe 1950, figura come il secondo senatore con il maggior indice di produttività, secondo il sito OpenParlamento che si occupa di monitorare l’attività dei parlamentari. È stato consigliere comunale dal 1998 al 2002 e dal 2007 al 2011 per il Pd e assessore all’Ambiente e alle Società partecipate della Provincia di Parma tra il 2004 e il 2005. Dal 2013 siede sugli scranni di Palazzo Madama ricoprendo incarichi di rilievo: è membro della Commissione Affari Costituzionali e della Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari, nonché presidente della Commissione contenziosa. Attualmente gli è stata affidata la relazione della modifica al codice antimafia, ruolo delicato e che colpisce gli emiliani da vicino visti gli ultimi scandali Aemilia e il comune di Brescello, sciolto per infiltrazioni mafiose. Ricopre la cattedra di professore ordinario di diritto amministrativo presso l’Università di Parma ed esercita la professione di avvocato cassazionista.
Senatore Pagliari, le è stato affidato l’incarico di modificare il codice antimafia. Secondo lei, cos’è oggi la mafia?
“Io credo che ci siano due livelli di mafia. Il livello tradizionale, cioè quello della malavita organizzata, e un livello rispetto al quale dobbiamo fare attenzione tutti che è la diffusione di una sorta di logica mafiosa, che passa attraverso l’individualismo esasperato e assume la furbizia come sistema, un atteggiamento in qualche misura aprioristico, il rifiuto delle regole e la ricerca del tornaconto a tutti i costi, la ricerca del favore. Credo che questo sia il fenomeno che, paradossalmente, più ci deve preoccupare perché la diffusione di questa mentalità indebolisce gli anticorpi della società.”
L’Emilia Romagna e Parma hanno conosciuto la mafia da vicino negli ultimi anni. Che cosa fa il Parlamento in concreto per combattere la mafia?
“Anzitutto, voglio ricordare che le avvisaglie dell’infiltrazione della mafia in Emilia Romagna e a Parma vengono da lontano. Io sono stato capogruppo in consiglio comunale del Pd e ricordo di avere richiamato l’allarme che emergeva dalla relazione del procuratore antimafia in Emilia Romagna in ordine alla infiltrazione che c’era a Parma stessa, in particolare dei casalesi, se non sbaglio. Le armi che ha a disposizione il Parlamento sono, essenzialmente, quelle delle commissioni e quella di una legislazione che deve, dal punto di vista penale, continuamente affinare gli strumenti e, da un punto di vista più ampio, deve essere una legislazione che cerca di creare le condizioni per le quali il fenomeno non si diffonda o venga contenuto. Per esempio, è giustissimo il messaggio che la scuola e la cultura sono centrali nella battaglia contro la mafia, perché una scuola efficiente, in grado di educare, è sicuramente un antidoto: se si formano le coscienze si può sperare che ci sia una minore diffusione fenomeno mafioso. Certo, nessuno ha la bacchetta magica. Credo che la battaglia contro la mafia abbia fatto forti passi in avanti tuttavia la crisi economica è stata un’occasione per la malavita di allungare i suoi tentacoli: sia l’acquisizione di imprese, anche da queste parti, sia gli interventi per riciclare il denaro sporco nel settore edilizio nel commercio sono stati molto forti. La perdita o la mancanza di posti di lavoro è la prima causa dell’affiliazione alla mafia. Mantenere in vita le imprese in un contesto sano è sicuramente uno strumento per prevenire il fenomeno o, comunque, impedire un allargamento del fenomeno.”
Connesso al tema della criminalità organizzata, c’è il tema della sicurezza, per il quale il Comune di Parma ha chiesto aiuto al Governo ma la risposta è stata negativa. Percepisce un problema di sicurezza in città? Cosa si può fare?
“Io credo che il problema della sicurezza ci sia. C’è un problema della sicurezza effettivo e un problema di sicurezza percepito. Il problema più grosso, paradossalmente, è il secondo perché è quello che genera grande insicurezza, grande preoccupazione e che consolida atteggiamenti molto drastici.
Se non si combatte la criminalità è evidente che essa si diffonde e quindi l’azione concreta è essenziale. Tuttavia questa azione concreta debba essere più visibile, comunicata di più per far capire che lo Stato è presente.
Ora, sotto questo profilo, anche se ci sono ancora molte misure che possono e devono essere prese, passano come quasi insignificanti le misure che sono state adottate con l’ultima legge di stabilità che hanno portato all’assunzione di 2500 addetti delle forze di polizia. È chiaro che venendo da una stagione come questa in cui sicuramente la preoccupazione per la forte immigrazione genera ulteriore insicurezza, e per la relazione che purtroppo talvolta c’è tra la malavita e questa immigrazione, secondo me è necessario convincere i cittadini che la presenza dello Stato non è così minimale o così irrilevante come tendenzialmente l’opinione pubblica purtroppo pensa.”
Come giudica la politica di Pizzarotti?
“Sul piano dei risultati concreti mi pare che siano molto scarsi. Le promesse elettorali non sono state assolutamente mantenute. Veri e concreti segnali della novità che aveva sostenuto di portare non se ne sono visti. La sua guida è stata una guida carente sia perché non ha assunto il tema della tutela della città nel suo complesso, sia perché in alcune situazioni è stato assente, sia perché non ha assunto anche il tema del rapporto tra città e provincia come un tema centrale. Noi venivamo da una stagione, quella del centrodestra, che era, come si diceva, ‘parmocentrica’, cioè tutta concentrata sulla città, isolando la provincia, che ha creato enormi danni perché Parma si sviluppa insieme alla sua provincia e non separatamente: questo in particolare vale oggi nell’ottica dell’area vasta. Pizzarotti non è stato capace di fare la guida politica della città, non ha dimostrato di avere una visione prospettica della città. Anche questo passaggio delicato sulle aree vaste, che è un passaggio centrale, lo vede sostanzialmente assente.”
Quale futuro vede per le prossime elezioni comunali?
“Non ho la sfera di cristallo.”
Parliamo di opere pubbliche, elemento spesso a rischio di infiltrazioni mafiose: il Ponte Nord, perché è chiuso?
“Il Ponte Nord è chiuso per una ragione molto semplice: è costruito, ovviamente, su un fiume e rispetta il vincolo idrogeologico, cioé è conforme ai dettami richiesti dalle norme in materia idrogeologica, però viola il Pai e il Piano Territoriale Paesaggistico perché entrambi questi piani ammettono i ponti ma escludono la costruzione di volumi destinati ad usi civili. Certo, questa è una situazione oggettivamente delicata perché su quel ponte sono stati investiti, per i cosiddetti ‘scatoloni’, almeno 15 milioni di euro. Io sono stato contrario a quell’opera ma credo che sia auspicabile che si possa trovare una soluzione per una destinazione rigidamente pubblica o di interesse pubblico, sennò vorrebbe dire aggiungere il danno alla beffa perché lì sono stati spesi soldi pubblici. Almeno che ci sia un’utilità.”
Si può sbloccare in qualche modo?
“Si sblocca solo con una norma di legge, non credo che si possa fare diversamente. L’alternativa è che vengano modificate le norme del Pai e del Piano Territoriale Paesaggistico.”
Tibre: favore o contrario? Perché?
“La Tibre autostradale rappresenta la congiunzione in territorio parmigiano con l’autostrada Parma-mare e la Brennero: con questo tipo di collegamento Parma, com’è naturale dal punto di vista orografico, diventa lo snodo centrale della viabilità più importante verso l’Europa del nord, l’Europa orientale e l’Europa occidentale. Per Parma questo ha un significato enorme perché essere centrale a un polo viabilistico di quella natura ha delle conseguenze molto importanti. Un esempio, per capirci: tutti sono d’accordo su qual è il danno che ha avuto Parma nel non avere la stazione MedioPadana. Non avere la Tibre è un danno equivalente perché tutto il traffico poi si sposterebbe verso Modena e Bologna. Non è questione solo del traffico, è questione di una centralità che porta anche indotto perché ci sono i poli logistici, perché c’è anche un turismo di passaggio, un turismo lavorativo, c’è un’opportunità di conoscenza del territorio che ha ben altre potenzialità poi.”
Pur essendo cattolico si è schierato a favore della step child adoption, portando avanti il relativo emendamento alla legge sulle unioni civili: perché è a favore?
“Su questa materia io devo rispondere alla Costituzione. Mi sono ispirato a una riflessione del cardinal Martini del 2008. Diceva che la prospettiva migliore e più naturale per i bambini abbandonati era quella di avere una famiglia, un padre e una madre adottivi, ma che ove questo fosse stato impossibile non si sarebbero potute escludere anche altre soluzioni, purché queste soluzioni venissero studiate caso per caso, cioè fossero soluzioni che andassero bene per ogni bambino. In questa riflessione, diceva, il rapporto, per esempio, con il single non era da vedere a priori a sfavore perché un rapporto personalizzato è potenzialmente meglio di un rapporto quale si può instaurare in un orfanotrofio o in una casa famiglia. Ora, sotto questo profilo io non vedo pregiudizialmente l’impossibilità che nell’ambito dell’unione civile il partner possa adottare il figlio dell’altro partner, tenendo conto che questo non può essere ovviamente pretermissione del diritto dell’altro genitore se ha riconosciuto il figlio, quindi che non sia negata la paternità o la maternità. Purché sia chiaro anche che non può essere questo il figlio di una maternità surrogata.”
Perché no maternità surrogata?
“Perchè la maternità surrogata è, a mio modo di vedere, contro natura. Siamo tutti consapevoli che il fenomeno a cui dobbiamo guardare è quello delle coppie gay, non delle coppie lesbiche: quando c’è la madre partorisce lei e il problema della maternità surrogata non si pone, ma quando sono due uomini bisogna discuterne. Non si tratta di negare la possibilità di esercitare la funzione genitoriale: se si vuole essere genitore si adottano bambini e si fa i genitori di bambini adottati. Non a caso sulla maternità surrogata la contrarietà è stata molto trasversale, non solo del mondo cattolico, anche di parte del mondo delle donne. D’altra parte sono fenomeni di sfruttamento perché tenga conto che mi dicono che in India o in altri Paesi poveri si trovano donne che prestano l’utero per duemila o tremila euro: sono fenomeni di sfruttamento. Anche laddove si spendono i 100-120 mila euro del Canada o degli Stati Uniti, è chiaro che sono persone che hanno bisogno.”
Si parla molto in questi giorni di casta e costi della politica soprattutto dopo le dichiarazioni di Tito Boeri, Presidente dell’Inps, sui vitalizi. Lei che è all’interno del Parlamento, cosa pensa del tema della casta?
“Io penso che il tema della casta esista perché ci sono sicuramente comportamenti e approcci che evidenziano una logica da casta. Però non è tutta così, non è che tutto il mondo politico sia così. Penso che, senza scontare nulla alla politica, ci sia un problema che non viene assolutamente tenuto in considerazione in questa fase che è lo screditamento totale e senza limiti della classe politica, che dal punto di vista delle dinamiche democratiche è molto pericolosa. Perché è dal nascere e dal germinare del qualunquismo, del disprezzo per la politica che, per esempio, sono nati il nazismo e il fascismo. Il pungolo nei confronti della politica non è secondo me quello della critica sempre e comunque ma dovrebbe essere una critica costruttiva e si dovrebbe stare attenti a non favorire i fenomeni dell’astensionismo. Da questo punto di vista certamente la classe politica deve fare la sua parte però complessivamente il messaggio deve essere diverso. Poi la questione che pone Boeri è una questione sacrosanta, che se la vogliamo vedere dal punto di vista giuridico dovrebbe tener conto di alcuni principi per quanto riguarda i vitalizi già maturati che sono, per esempio, il tema dei diritti acquisiti. Comunque non è il presidente dell’Inps che ha titolo sulla materia. È come il magistrato che dice “Renzi va fermato”: la capacità di svolgere il proprio ruolo restando nel proprio ambito è molto scarsa.”
Lei è d’accordo con quello che dice Boeri sull’abolizione del vitalizio?
“Io non ho problemi ad abolirlo, adesso è abolito. C’è la cosiddetta pensione contributiva che si matura con 5 anni di mandato il che, stando all’andamento della legislatura, direi che non è un mio problema.”
Secondo il sito OpenParlamento, che si occupa di monitorare l’attività dei parlamentari, Lei è il secondo senatore con il maggior indice di produttività e anche quello con maggior voti ‘ribelli’. Si sente un ribelle?
“Mi son sbagliato molte volte. Alcuni sono stati voti voluti, altre mi sono proprio sbagliato.Uno dei miei voti non ribelli è stato sulle slot. Io credo che si debba fare un’ulteriore riflessione perché mi pare che la malattia sociale si stia diffondendo troppo. Credo che si dovrebbe tornare sulla decisione. Anche se un divieto assoluto non credo verrà mai messo perché c’è interesse.”
Con Renzi o contro Renzi?
“Io sono un sostenitore di Renzi.”
di Silvia Moranduzzo
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