“Dove mi curo?” La sanità per i fuorisede. In Ateneo un medico per gli studenti

IL PUNTO SU PROBLEMI, COSTI E NOVITA' PER CHI HA IL MEDICO DI BASE LONTANO

Farmacia“L’anno scorso mi capitò un giorno di svegliarmi con un intenso prurito sul fianco destro: una piccola zona di pelle si era coperta di bolle. Le speranze che guarisse da sola svanirono in pochi giorni e sebbene non facesse male, non era nemmeno da ignorare: insomma era il tipico malanno per il quale bisogna andare dal medico. Solo che il mio medico di base era lontano 180 chilometri e così mi ritrovai nella situazione che può colpire un domiciliato non residente: e ora dove mi curo?”

PRONTO SOCCORSO, GUARDIA MEDICA, FARMACIE – Le alternative che si presentano in casi come questo sono le stesse per ogni fuorisede. Una condizione che a Parma riguarda non poche persone, soprattutto tra i giovani abitanti della città. Basti pensare che delle 5.725 matricole iscritte questo anno (leggi), ben il 38% proviene da fuori regione. E se per un fuorisede del nord non è così impossibile tornare a casa per una visita, diventa praticamente impossibile per quegli oltre 1.200 ragazzi del centro-sud Italia e delle isole, contando solo gli iscritti al primo anno. Per chi rimane registrato all’Azienda Usl del proprio territorio di residenza, lontano dall’effettivo domicilio, restano dunque i presidi sanitari tradizionali: pronto soccorso, guardia medica, farmacie. Abbiamo chiesto un parere a 20 studenti fuorisede, scoprendo che quello dell’assistenza sanitaria è un problema rilevante: oltre la metà di loro si è infatti trovata nelle condizioni di dover cercare un sostituto del medico di base per bisogni di vario genere. Dal sondaggio emerge che i tre presidi sanitari riscuotono lo stesso successo: tutti sono considerati un’opzione valida per una decina di studenti a testa, con il pronto soccorso in leggero vantaggio. Quest’ultimo però è pensato per l’assistenza d’emergenza e quindi chi ci si reca per un’influenza riceve un ‘codice bianco’ e deve attendere il suo turno dopo tutti i pazienti realmente bisognosi del pronto soccorso. Soltanto due risposte al sondaggio consideravano l’opzione di rivolgersi a un medico di base a Parma senza convenzione. A frenare ciò saranno forse le parcelle? Probabilmente, perchè curarsi fuorisede costa.

OLTRE 20 EURO A VISITA? NON SEMPRE – Secondo quanto riportato dai siti della Regione Emilia Romagna, infatti, sia una visita da un medico di base diverso dal proprio, sia dalla guardia medica ha una tariffa di 20 euro in ambulatorio e ben 35 a domicilio. Per il pronto soccorso invece si parte da 25 euro la prima volta per poi salire fino a 36 euro in caso di visite ripetute per la stessa branca della medicina. Eppure le esperienze degli intervistati a proposito delle spese per l’assistenza sanitaria sono diverse. Infatti ben tre studenti su quattro segnalano di essere stati visitati gratis in qualche modo. Molto dipende dalla volontà del medico: a quanto pare in molti casi il dottore ha liberamente rinunciato all’obolo, forse in virtù del giuramento di Ippocrate di aiutare prima di tutto l’ammalato.

“IL MEDICO DI BASE A PARMA? IO CE L’HO!” – “Come fai senza medico di base?” “Ma io il medico di base a Parma ce l’ho!” È questa la risposta di 5 studenti fuorisede. Esiste infatti la possibilità di cambiare temporaneamente il proprio medico di base, anche se non molti ne sono a conoscenza: tra gli intervistati quasi la metà non ne sapeva nulla. Per avere un dottore temporaneo bisogna recarsi ad un Cup (Centro unico prenotazioni) con un’autocertificazione dove si dichiara di essere studente o una fotocopia del pagamento dell’iscrizione all’Università di Parma, un documento di identità e la tessera sanitaria. A Parma ci sono tre Cup: quello del centro storico è in via Pintor, gli altri due sono in via Da Vinci e in via Verona. Ricevuta la richiesta, l’Ausl parmigiana assegnerà un medico locale per un periodo da tre mesi a un anno, ma attenzione perchè il medico di base originale sarà sospeso per lo stesso periodo di tempo! Ciò implica che si rischia paradossalmente di trovarsi nella tipica emergenza sanitaria del fuorisede ma quando si è ‘in sede’. Per fortuna, come riferiscono gli intervistati, i medici di famiglia ‘di casa’ di solito tendono a venire incontro ai pazienti anche se non si è convenzionati in quel momento.

UN MEDICO IN AFFITTO – Al di là dell’influenza, uno dei principali problemi quando si ha il medico di base lontano è quello delle ricette per farmaci speciali. Antistaminici, antidolorifici, adrenalina, pillole anticoncezionali: farmaci che vanno assunti con continuità sotto prescrizione medica, la quale però fino a pochi mesi fa non valeva nulla fuori dalla regione di emissione. Chi aveva bisogno si attrezzava come poteva: dalla scorta semestrale da Natale-Ferragosto all’andirivieni mensile per recarsi in farmacia, dal farmaco parte integrante del ‘pacco da casa’ a lunghe trattative col farmacista, fino a rivolgersi alla guardia medica, in caso di necessità, rinunciando ad eventuali esenzioni.  “Sono stata costretta a cambiare medico, quando ho avuto bisogno della pillola contraccettiva.- racconta Caterina, studentessa di Economia a Parma -. Per averla sono dovuta andare in consultorio, ma per prenotare la visita ginecologica necessaria ho dovuto sospendere il mio medico di base e ‘affittarne’ uno momentaneo per avere accesso alla prenotazione.” In consultorio, infatti, il rilascio dell’anticoncezionale è a discrizione del medico che può richiedere la prescrizione medica e la visita specialistica secondo il caso particolare. “Mi è stato assegnato un medico totalmente a caso, che non ho mai visto né conosciuto – continua – e dopo la scadenza dei tre mesi sono tornata al mio vecchio medico di casa”. Proprio così, un medico a scadenza, per usarlo quando è necessario e non ci sono alternative. Ma non è così facile prevedere un raffreddore, un mal di testa o altre patologie per le quali servano medicinali ad hoc. E soprattutto esistono farmaci generici ma non validi per tutto ed è un problema non poter acquistare quello specifico. Come nel caso di Francesca, studentessa di Lettere, che ha sofferto di cistite emorragica e non aveva in casa l’antibiotico specifico: “E’ stata la prima volta in cui ho avuto davvero bisogno di un medico perché stavo male – racconta -. C’è solo un farmaco per curarla e serve la prescrizione medica, che io non avevo. Ci ho messo un po’ per far capire al farmacista che ne avevo necessità ed è stato anche un po’ imbarazzante dover spiegare tutti i dettagli dietro un bancone, con la fila di gente alle mie spalle. Alla fine mi ha chiesto di contattare il mio medico di base telefonicamente per accertarsi del problema. E sono stata anche fortunata”.

LA NOVITÀ DELLE RICETTE DIGITALI – La soluzione a casi come questo è finalmente arrivata da marzo 2016 con l’attivazione in tutta Italia della ricetta digitale. Un’attesa innovazione che permette di ottenere la prescrizione in formato elettronico tramite un sistema che registra la richiesta del proprio medico di base e permette così di ritirare il medicinale in una qualsiasi farmacia sul terriotorio nazionale. A settembre 2016 l’80% delle farmacie emiliane si era già attrezzata a dovere, quindi il sistema dovrebbe funzionare in tutta Parma.

medicine

IN ATENEO ARRIVA UN MEDICO PER GLI STUDENTI – E questa non è l’unica novità che riguarda gli universitari fuorisede di Parma. Dopo che da anni il tema dell’assistenza sanitaria – “un disagio vero e proprio per gli studenti” – è stato sollecitato dalle associazioni studentesche, pare che adesso qualcosa si stia muovendo. Diverse sono state le soluzioni ipotizzate: “Un medico a disposizione di tutti gli studenti 24h/24 direttamente in Università”, come riferisce Enrico Gulluni di Udu o “una serie di medici di base disponibili ad assistere studenti sotto presentazione di libretto o student card”, come riporta Francesco Trigiante di Ssu riferendo del coinvolgimento del pro rettore alla sanità dell’Ateneo per individuare una via che dia risposta al problema. La legge che regola l’assistenza sanitaria nelle varie universitá italiane, la numero 390 del 1991, prevede infatti che le regioni possano stipulare convenzioni con le università per assicurare prestazioni sanitarie agli studenti all’interno delle sedi universitarie. Esattamente come sta pensando di fare l’Università di Parma per dare la possibilità ai fuorisede di usufruire di un medico di medicina generale. Lo riferisce direttamente il rettore Loris Borghi che fa sapere che “c’è stato già un incontro tra il Prorettore alla Sanità, prof. Vincenzo Vincenti, con il direttore generale dell’Ausl di Parma, Dr.ssa Elena Saccenti, che ha dato la sua disponibilità a prendere in considerazione l’ipotesi di lavoro. Nelle prossime settimane, a cura del Prorettore alla Sanità sarà programmato un incontro con l’Ordine dei Medici e degli Odontoiatri di Parma al fine di una condivisione del progetto e della stesura delle regole di accesso”.

 

di Andrea Prandini e Felicia Vinciguerra

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