Università al voto: da sei a due in corsa per la carica di rettore
DUELLO TRA ANDREI E BETTUZZI. L'ULTIMO CONFRONTO SU INNOVAZIONE E RICERCA PER IL FUTURO DELL'UNIPR
Giorni di fermento per l’Università di Parma, chiamata a eleggere il nuovo rettore che guiderà l’Ateneo per il sessennio accademico 2017/2018- 2022/2023. La corsa alla carica ha visto oltre che dimezzarsi i candidati in lizza, scesi da 6 a 2 dopo il primo turno di votazioni di mercoledì 27 settembre. Prima, Carlo Quintelli ha rinunciato alla candidatura, facendo riferimento a una non comprensione del suo programma, ancora legato all’era del rettorato di Borghi. Sulla stessa scia, anche Rinaldo Garziera, Maria Careri e Gabriele Costantino hanno fatto un passo indietro rispetto alla potenziale carica.
A sfidarsi tra loro nel primo turno Paolo Andrei, professore ordinario di Economia aziendale e presidente della Fondazione Cariparma, Saverio Bettuzzi, professore ordinario di Biochimica, Maria Careri, professoressa ordinaria di Chimica analitica ed ex direttrice del Dipartimento di Chimica, Gabriele Costantino, professore ordinario di Chimica farmaceutica e direttore del Dipartimento di Scienze degli alimenti e del farmaco, Rinaldo Garziera, professore ordinario di Meccanica applicata alle macchine e direttore del Dipartimento di Ingegneria e Architettura e Carlo Quintelli, professore ordinario di Composizione architettonica e urbana e pro-rettore per l’area edilizia, infrastrutture e insediamento urbano durante il rettorato precedente.
Alle urne sono chiamati 1835 aventi diritto al voto, tra cui figurano 222 professori di prima fascia, 370 di seconda fascia, 311 ricercatori, 858 dipendenti del settore tecnico amministrativo i cui voti avranno un’incidenza del 15% e 78 rappresentanti degli studenti nei consigli di dipartimento. Tre i turni elettorali: nella prima votazione di mercoledì 27 settembre, il rettore sarebbe dovuto essere eletto a maggioranza assoluta degli aventi diritto al voto. Senza il quorum necessario, sono indette due successive tornate elettorali: martedì 3 ottobre il rettore sarà eletto a maggioranza assoluta dei votanti, ma se anche questa non fosse sufficiente, il ballottaggio di giovedì 5 ottobre tra i due candidati che nell’ultima votazione avranno riportato il maggior numero di voti decreterà il futuro rettore dell’Ateneo parmigiano.
I risultati della prima votazione hanno confermato questo epilogo: nel primo turno, non è infatti stato raggiunto il quorum necessario, nonostante l’alto tasso di partecipazione, pari all’81.6% degli aventi diritto. Ad ottenere maggior consenso sono stati Paolo Andrei, in grande vantaggio con 406 voti, Saverio Bettuzzi con 179 voti e Carlo Quintelli con 100 voti.
OFFERTA DIDATTICA, RICERCA E BILANCIO – Domande dirette, qualche minuto di tempo a disposizione e tante idee da fare emergere, con toni pacati e un costruttivo clima di dialogo: questo il bilancio dell’ultimo incontro riservato agli studenti e al personale universitario che, lunedì 25 settembre nell’Auditorium del Campus Scienze e tecnologie dell’Ateneo, ha permesso il confronto dei sei allora candidati alla carica di rettore. Tante idee, progetti e spunti per riconfigurare la crescita dell’Università in un’ottica globale dopo le dimissioni di Loris Borghi e l’incarico temporaneo al prorettore vicario Giovanni Franceschini. A turno, i candidati si sono confrontati sull’idea comune che l’Ateneo cresca in termini umani e globali. “La nostra dovrà essere una didattica complementare – afferma Andrei – che offra una formazione extra-curriculare agli studenti e incentivi il coinvolgimento del personale tecnico-amministrativo.” La vera innovazione invece, secondo Quintelli, è quella di offrire una “didattica per ragionamento, in cui il prodotto formativo sia composito e frutto di progettualità.” Per entrambi, la componente umana ha un ruolo centrale: “È questa la vera risorsa nella trasmissione dei contenuti, un vero scambio di tutoraggio con gli studenti, supportato da una programmazione di Ateneo complessiva”, aggiunge Quintelli. È una vera didattica work-in progress, che ha bisogno di una nuova organizzazione in cui “non è ammesso che i prodotti formativi siano disponibili solo ad aprile, mentre Bologna ne dispone già a gennaio”, sottolinea il candidato.
A far da protagonista del lungo dibattito è però il tema della ricerca: ” È fatta dalle persone, ma importante è la solidarietà tra atenei – sostiene Garziera – includendo progetti europei e rimodulando le trattenute del Fil, il fondo locale per la ricerca di Ateneo.”
Sul fronte economico, tutti i candidati sono concordi che sia necessaria un’azione di spending review, riducendo, ad esempio, le folli spese in acqua che sfiorano circa 1 milione di euro. “Negli ultimi tre anni – spiega Careri – il bilancio è stato in negativo, con una perdita di circa 8.5 milioni di euro: la soluzione è agire sulle entrate, massimizzando i proventi dai finanziamenti pubblici e privati.” Investimenti, controllo della spesa da parte del consiglio di amministrazione e monitoraggio più trasparente: sono queste le parole chiave per il rilancio economico dell’Ateneo a cui si aggiunge “la capacità di tutelarsi attraverso un patrimonio di sicurezza”, secondo Bettuzzi, ma senza alcun controllore di gestione: “Il rettore deve dare la direzione, scegliendo le priorità”, dichiara Garzieri. “È sviluppatore, ricercatore, attrattore di investimenti – prosegue Costantino -, ma soprattutto capace di affidare ad altri organi correlati la gestione del bilancio”.
MERITO, COMPETENZE E POTENZIALITÀ – Il chiacchiericcio soffuso fa da sfondo alla terza domanda: fermento e instabilità spaventano il personale tecnico amministrativo, rassicurato però dai candidati a rettore. “È un elemento imprescindibile senza il quale l’Ateneo non potrebbe funzionare. Ora – sostiene Quintelli – il modello è rigido e imposto dall’alto: non serve una rivoluzione, ma rideclinare gli aspetti principali perchè non c’è didattica senza una buona logistica.” Puntare sulla valorizzazione e sull’accrescimento delle competenze attraverso corsi professionalizzanti figurano come priorità nell’agenda dei futuri rettori, ma è l’idea di una nuova forma di welfare a rassicurare i dipendenti: “Sarà un beneficio per il personale e le loro famiglie perchè il benessere organizzativo nasce anche dal sostegno sociale ed economico”, sottolinea Careri. Un rinnovamento organizzativo complessivo, dato dalla fidelizzazione e da “un clima sereno, certezze e tranquillità, in cui prevalga il senso di appartenenza dopo i terremoti organizzativi”, aggiunge Garzieri.
‘Benessere senza depersonalizzazione’ è lo slogan che lancia invece Costantino secondo cui “non ci deve essere rivalità tra figure con le stesse competenze, ma le decisioni devono seguire una logica bottom-up dai dipartimenti.” Tra le priorità di Bettuzzi rientra anche quella di “premiare i dipendenti più meritevoli con un avanzamento di carriera”, ma “formazione mirata, orientamento al servizio e nuove responsabilità” sono, secondo Andrei, ciò che contraddistinguerà il personale tecnico amministrativo dell’Università di Parma nei prossimi anni. Coerenza delle scelte, obiettivi strategici, nuove politiche di reclutamento abbinate alla progressione di carriera sembra renderanno l’Università parmigiana sempre più meritocratica, un modello da seguire per le nuove politiche universitarie.
IDEE, INIZIATIVE E INVESTIMENTI – Programmi alla mano, i veri assenti sembrano proprio gli studenti: questo non sembra scoraggiare i potenziali rettori e tra questi, per Quintelli, “devono essere premiati gli studenti in corso e riequilibriate le tasse con azioni dinamiche. Le nuove strategie – prosegue – devono essere declinate osservando la realtà, su dati oggettivi e concreti.” La discriminante principale sarà l’investimento in strumentazioni adeguate: infatti, il Campus diventerà ‘l’ecosistema della ricerca’, in cui quest’ultima sia il “core business perchè autoremunerativa: la creazione della cultura è asset su cui investire in tempi contenuti”, aggiunge Careri.
Non solo l’area scientifica beneficerà di numerose trasformazioni: oltre ai laboratori, secondo Bettuzzi, “saranno importanti i fondi per potenziare le sedi delle biblioteche con personale supportato da tecnici e professori.” Qualità e competitività saranno le discriminanti per far sì che l’Ateneo diventi “un luogo di formazione, idee e innovatività”, precisa Costantino. Fiore all’occhiello però continueranno a essere i dottorati di ricerca, “uno strumento didattico essenziale per la ricerca di base, in aggiunta a una mirata formazione del personale, un nuovo piano delle attrezzature e una rinnovata sinergia tra i diversi ambiti di ricerca”, aggiunge Careri.
CRESCITA, IMPEGNO E GESTIONE – Sul futuro dell’Ateneo non ci sono dubbi: “Serve un impianto di governance, ma soprattutto un dialogo costante. È necessario che chi lavora nell’Università – prosegue Andrei – sia orgoglioso di farne parte.”
Impegno, benessere organizzativo, spirito di lavoro, oltre a fini e obiettivi comuni: questi gli elementi imprescindibili per Andrei, “un mix di autonomia e dialettica“, conclude. Ciò che serve è “uno spirito di collaborazione con gli altri, puntando sulle capacità di leadership del rettore”, aggiunge Costantino. Una figura su cui puntare per il rilancio dell’Ateneo che, secondo Bettuzzi, “dovrà avere ambizioni di ricerca e mettersi a disposizione totale. Alla nostra Università serve un rettore a tempo pieno.”
Tanti i temi emersi, inesauribili in così poco tempo. Però, per il nuovo rettore, il banco di prova più difficile sarà saper mantenere le promesse fatte , con lo stesso spirito e intraprendenza mostrate in fase pre-elettorale.
di Francesca Bottarelli e Fabio Manis
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