Istruzione, lavoro, giovani: candidati alle elezioni interrogati dagli studenti
LE RISPOSTE DELLE FORZE POLITICHE A CONFRONTO NEL DIBATTITO UDU "PER UN VOTO CONSAPEVOLE"
Riavvicinare gli studenti alla politica per portare a un voto consapevole. Questo il principale obiettivo con cui l’UdU, Unione degli Universitari, ha promosso un dibattito fra alcuni candidati di Parma alle prossime elezioni politiche tenutosi mercoledì 21 febbraio nel plesso dell’Università di Parma di via d’Azeglio. Partendo da un punto di riferimento comune, il ‘Manuale d’Istruzione‘, contenente un insieme di proposte con le quali l’Udu ha “sfidato” i candidati, i protagonisti dell’incontro hanno illustrato programmi e risposte sui temi dell’Università e delle politiche giovanili. Il Manuale, presentato da Manuela Semerano (coordinatrice dell’associazione) e da Elisa Marchetti (coordinatrice nazionale Udu), propone un’Università che deve prima di tutto essere rifinanziata e posta come priorità nei programmi politici del prossimo governo, un’Università che veda l’istruzione come un diritto garantito a tutti, pubblica ed accessibile: questo comporta una graduale abolizione delle tasse e del numero chiuso, nonché una lotta costante ad ogni tipo di discriminazione. Il Manuale chiede un’istruzione di qualità, un numero congruo di docenti e tirocini retribuiti, per restituire dignità al lavoro dello studente, “motore e categoria sociale con diritti riconosciuti”, e un’equa distribuzione dei fondi, non destinati unicamente alle eccellenze. Questi i punti salienti da cui si è sviluppato il dibattito, indirizzato inoltre da tre domande poste dall’Udu ai candidati.
CANDIDATI ALL’APPELLO – Ma innanzitutto, ecco chi ha accettato questo confronto con gli studenti di Parma. Lucia Annibali, candidata alla Camera per il Partito Democratico e cittadina onoraria di Parma (dopo il legame stretto con la città a seguito delle cure qui ricevute per l’aggressione con l’acido di cui è stata vittima nel 2013), non ha potuto essere presente; di conseguenza, a rappresentare il Pd è stato Stefano Bargiacchi, capo del suo staff. Per Potere al Popolo era presente Margherita Becchetti, candidata all’uninominale al Senato, dottore di ricerca in Storia e ricercatrice del Centro Studi Movimento di Parma. Per il Partito comunista si è presentato Ugo Bertinelli, operaio metalmeccanico candidato all’uninominale a Modena per il Senato, ma originario di Parma. Per la Lega è stata portavoce Laura Cavandoli, candidata della coalizione di centrodestra al collegio di Parma alla Camera. Docente dell’UniPr ad Economia, avvocato, è attualmente capogruppo per il suo partito in consiglio comunale e già candidata sindaco alle elezioni amministrative di Parma dell’11 giugno. Per Liberi e Uguali, ha partecipato Alessandro Grossi, candidato al collegio plurinominale alla Camera, rappresentante sindacale Flai-Cigl, già lavoratore della Froneri e tra i protagonisti della recente vertenza che ha coinvolto l’azienda. A completare la rosa dei candidati presenti, Ivan Montanari, candidato al collegio plurinominale della Camera per +Europa con Emma Bonino, e Mauro Nuzzo, ex-consigliere comunale fuoriuscito dal gruppo di maggioranza a sostegno del sindaco Pizzarotti durante il primo mandato e oggi candidato del Movimento 5 stelle all’uninominale di Parma alla Camera.
SOTTOFINANZIAMENTO – La prima questione messa in campo dall’UdU riguarda la carenza di fondi destinati alle università italiane, sempre più sprovviste dei finanziamenti necessari per offrire strutture e insegnamenti adeguati agli studenti, su cui gravano però tasse in aumento. “Le vostre rivendicazioni sono condivisibili“, inizia Bertinelli del Partito Comunista facendo riferimento al Manuale. “Noi pensiamo che non ci sia bisogno di un programma elettorale, il nostro è un programma di lotta, non ci si può limitare a una ‘lista della spesa’ o a fare promesse generiche” afferma, accennando al vincolo di pareggio di bilancio che ha portato tagli in molti settori e che impedisce di poter investire oltre un certo limite, anche nelle università. Dove trovare i finanziamenti, dunque? “Si deve provare a far aumentare le entrate e scontrarsi con il problema dell’evasione fiscale, oltre che con un certo ceto politico e con i poteri forti. Ma è necessario utilizzare strumenti nuovi”, conclude Bertinelli. Interviene poi Bargiacchi, per il Pd. “Il Manuale è in larga parte condivisibile e allineato in molti punti al programma del Pd” inizia, spiegando come la situazione attuale dell’università italiana sia frutto sia della crisi economica che delle politiche dei governi di centrodestra che hanno tagliato sull’istruzione. “Dal 2013, però, il nostro partito ha invertito la tendenza, per esempio è stata introdotta la No tax area, che ha ridotto le tasse in molti atenei e che verrebbe espansa se il Pd venisse eletto” aggiunge, garantendo una piena collaborazione fra associazioni studentesche e un eventuale governo Pd. Più critico verso il Manuale è invece Montanari, di +Europa con Emma Bonino: “I fondi dell’università sono calati del 20% in sette anni, si sono persi 6000 professori, però già nel 2017 c’è stato un turnover – afferma Montanari, che aggiunge – Non sono d’accordo con l’UdU per quanto riguarda il trattamento delle eccellenze, su cui a mio parere bisogna investire“. Il candidato, che è a favore del numero chiuso, interviene anche sulle tasse universitarie, che “coprono solo il 20% del costo di un anno universitario, l’altro 80 viene dal denaro pubblico. La vera vergogna è quella dell’evasione fiscale“, conclude Montanari.
Segue Grossi di Liberi e Uguali: “Il nostro programma è aderente al Manuale. Per noi l’istruzione dovrebbe essere una comunità educante di massa, mentre l’università sta diventando un club per pochi” dichiara, sottolineando la necessità di andare controtendenza per “rendere effettivi i diritti sanciti dalla Costituzione: dal lavoro, allo studio alla salute”. Tra le priorità dichiara lotta alla precarietà e nuova dignità allo studio, anche perché “quello che io vedo è l’affermarsi di una modalità privatistica, dove la formazione serve per produrre prêt-à-porter per le aziende, per formare degli ‘yes man’, dei boss”, conclude il candidato. Cavandoli (Lega) interviene giudicando il Manuale “molto teorico, poco pratico, certe cose sono irrealizzabili”. “Come centrodestra vogliamo sì aumentare le risorse – spiega – ma devono essere tolte da un bilancio dello Stato che è impoverito”. La candidata si esprime a favore della meritocrazia. “Deve essere dato rilievo alla volontà dello studente, ma dopo deve poter eccellere proprio perché gli è stata data la possibilità di studiare” dichiara, aggiungendo che “se l’università è diventata un ‘laureificio’, sono contenta che ci sia una diminuzione degli iscritti. Stiamo annichilendo il valore della laurea”. La Lega è per il numero chiuso ma per l’abolizione del test d’ingresso: deve essere il merito a stabilire la continuazione degli studi. Infine, Cavandoli si dichiara sfavorevole a un’università gratuita, che “non deve diventare l’asilo per chi non vuole andare a lavorare“. A contrapporsi con forza a Cavandoli è Becchetti di Potere al Popolo. Per quanto riguarda il Manuale, “lo sottoscrivo completamente – dichiara – perché corrisponde al nostro programma. L’università è un diritto, non è un merito – afferma la candidata – Se tale, perché dobbiamo farla pagare? Deve essere uguale per tutti e non ci devono essere numeri chiusi” continua Becchetti, sottolineando come invece le scuole private non debbano essere finanziate da soldi pubblici. Per Becchetti l’università deve anche riappropriarsi di valori quali “l’antifascismo, l’antisessismo e l’antirazzismo”. Secondo la candidata, gli atenei sono vittime dei governi che hanno preferito tagliare sull’istruzione e non, per esempio, sulle spese militari. “I soldi ci sono, bisogna vedere come li spendiamo”, conclude Becchetti.
“Il paese è sottosopra, noi dobbiamo contribuire a rovesciarlo di nuovo e a metterlo in piedi”: così interviene Nuzzo per il Movimento 5 Stelle. “L’università deve essere il centro dello sviluppo economico di questo paese, come si fa altrimenti a far crescere il lavoro?”, si chiede Nuzzo, che su un punto si trova d’accordo con Cavandoli: la revisione dei corsi ad accesso chiuso. “Noi proponiamo di adottare il modello francese: un anno di iscrizione aperta e alla fine del primo anno un test di ammissione“.
OCCUPAZIONE GIOVANILE – Come garantire ai giovani un futuro in Italia? Altrettanto complessa, è questa la seconda domanda, posta da Udu ai candidati. Cavandoli ricorda che l’Università di Parma organizza ogni anno il Placement Day, “una settimana, durante la quale sono proprio le aziende a presentarsi ai nostri studenti per colmare la distanza università-lavoro”. La candidata sottolinea come occorra fermare l’emorragia di giovani che si trasferiscono all’estero, in una fuga “non solo di cervelli ma anche di manodopera“. Uno strumento che mette in campo la Lega contro l’impoverimento delle aziende è la Flat Tax al 15%, che “permetterebbe il mantenimento di tantissimi posti di lavoro”.
Nuzzo ricorda invece la proposta del M5S del reddito di cittadinanza (interpretato erroneamente come un sussidio) da destinare ai disoccupati di ogni età. “Io, Stato, ti do un contributo di 780 euro e intanto ti accompagno verso un percorso di ricerca lavorativa – spiega il candidato, aggiungendo che si tratta di “una struttura nuova rispetto ai centri per l’impiego, perché vengono formate nuove figure professionali (gli orientatori) per dare la possibilità al disoccupato di trovare un lavoro”. Prende la parola Becchetti che si scaglia sulla retorica del ‘sii imprenditore di te stesso’. “Sono le politiche dei governi che devono creare condizioni per trovare un posto di lavoro” afferma la candidata, che sottolinea come negli ultimi anni sia i governi di centrosinistra che di centrodestra abbiano attuato “le peggiori politiche neoliberiste con riforme delle pensioni e del lavoro indecorose, come la Fornero, una legge di classe”. Becchetti propone una “redistribuzione delle ricchezze, adesso in mano di pochissimi, per dare dignità al lavoro” oggi in Italia aumentato ma solo per posti precari e a tempo determinato, conclude.
Grossi condivide, aggiungendo che per “creare lavoro bisogna riportare il suo valore sociale al centro” con una serie di legislazioni e azioni pratiche. Per esempio “Liberi e Uguali propone un grande piano verde per creare occupazione e per aiutare l’ambiente”. Il candidato condanna la precarizzazione del lavoro e tutte le forme di schiavitù moderna e di stampo mafioso, concludendo che “la legge Fornero va sì abolita ma sostituita con una controproposta”. Montanari si contrappone invece all’opinione di Becchetti. “Si parla del lavoro come di una tortura, ma perché non si può diventare imprenditori di se stessi? Non sono d’ accordo con queste politiche dove lo Stato deve dirigere, lo Stato deve solo regolare che non ci siano abusi e favorire l’iniziativa privata” aggiunge, sollecitando il pubblico ad approfondire il Piano Calenda Bentivoglio presente nel programma di +Europa. Bargiacchi torna sul tema della connessione fra università e lavoro rilanciando il pagamento dei tirocini, “una delle proposte centrali del programma dei giovani democratici” che prevede bandi pubblici per arricchire il percorso formativo degli studenti. A chiudere la discussione sull’occupazione giovanile è Bertinelli, che interviene contro il neoliberismo e il capitalismo globalizzato. “Il Partito Comunista non vuole proprio starci dentro, la soluzione è lo strumento della lotta di conflitto sociale a tutti i livelli, università compresa“. Anche Bertinelli si scaglia contro la legge Fornero, che “impedisce ai 60enni di uscire dal lavoro costringendo i giovani a rimanerne fuori”.
I PROGETTI PER PARMA – L’ultima domanda posta ai candidati ospiti riguarda Parma e gli interventi in programma per favorirne lo sviluppo del territorio.
Prende parola Bargiacchi, sottolineando il legame tra l’Università e la città, che deve trarre profitto dal contributo degli studenti, anche dei tanti fuori sede a Parma. “Un fuori sede non vota in città, ma che la sua voce non debba contare nulla nell’interazione col Comune è una cosa sbagliatissima”. L’esponente Pd ricorda la parabola di Parma, passata dall’essere considerata una città bellissima, all’orlo del fallimento e sprona a ripartire sfruttando anche le iniziative collegate alla nomina a Capitale della Cultura 2020 e valorizzando il suo ruolo all’interno della Regione.
Sulla rivalorizzazione dell’Università concorda Becchetti: “Mi piacerebbe vedere un’Università che si arricchisce di stimoli, come di insegnamenti“. Per quanto riguarda la città, invece pensa a “progetti di educazione alle differenze che partano dalle scuole e finiscano con l’Università”, volti al contrasto al sessismo e alla violenza sulle donne. Parma non è una città sicura, afferma “ma non intendo una città in cui non ci sono immigrati – precisa la candidata – per me una città sicura è una città in cui i cittadini vivono le strade, le piazze, in cui i cittadini si riappropriano del proprio spazio, in cui ci sono poche divise in giro, perché per me sicurezza non significa retorica securitaria delle divise che ci controllano”.
Bertinelli si concentra invece sul problema dell’urbanizzazione forzata, indotta dalle politiche governative del taglio dei servizi. Con l’aumento dell’urbanizzazione aumenta anche lo spopolamento del territorio: “ci troveremo con le alluvioni senza sapere perché, perché non ci sarà nessuno in montagna a gestire, a regimare, ad avvisare”, dichiara riferendosi al problema del dissesto territoriale.
“Le iniziative che verranno prese a livello nazionale ovviamente riguarderanno anche Parma, nulla più”. Così inizia Grossi, che per il territorio parmense entra nello specifico tema della tutela dei prodotti tipici come il Parmigiano Reggiano, messo a rischio dall’accordo tra Europa e Giappone sulla denominazione ‘parmesan’. Un altra proposta che avanza riguarda la “tracciabilità etica” del Prosciutto di Parma, necessaria perchè “esistono dei distretti che forniscono le carni ai prosciuttifici, ai salumifici di Parma dove vige la schiavitù, l’illegalità e anche l’aspetto mafioso”.
Montanari, a partire dal dato sugli studenti emigrati all’estero, sostiene la necessità di aumentare l’attrattività dell’università, non solo di quella di Parma ma in generale di quella italiana. Un altro punto centrale del programma di+Europa è permettere ai giovani di diventare imprenditori, grazie a finanziamenti che ora è molto difficile ottenere, a causa del sistema bancario nazionale. “Bisogna spingere sulla possibilità che le idee, la voglia di fare e la tenacia diventino attività che poi a sua volta stiano sulle loro gambe e crescano”.
Anche Nuzzo ribadisce che le iniziative a livello nazionale andranno a toccare anche Parma. Nello specifico, i problemi a livello nazionale che riguardano maggiormente anche il territorio parmense sono: tutela dei prodotti locali, inquinamento e dissesto territoriale.
di Chiara Micari e Lara Boreri
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