Mafia e Destra eversiva, un libro per raccontare l’ ‘Anima Nera’ d’Italia

MATTIA FOSSATI RICOSTRUISCE LA LUNGA STORIA DEI RAPPORTI TRA CRIMINALITA' E GOVERNO ITALIANO

C’era una volta uno stregone oscuro, che con i suoi fili manovrava a suo piacimento persone ed eventi. Tutti avevano paura di lui e nessuno, quasi nessuno, era disposto a contrastarlo. Sembrerebbe l’inizio di una favola, di qualcosa di lontano e non vero, ma non la è. Lo stregone esiste, si chiama Mafia. E la sua storia, iniziata tanto tempo fa, continua ancora oggi. In sordina, nascosto agli occhi di tutti, il tarlo mafioso scava nelle profondità della nostra società, con sempre meno persone disposte ad accettare la sua esistenza ed ancora meno pronte a stanarlo. Tra di essi però c’è chi sente il bisogno di fare luce su questi tunnel, di mostrare i fatti per quelli che sono, puliti e senza interferenze: uno di loro è Mattia Fossati.

Il suo nuovo libro, ‘Anima nera. I legami occulti tra la mafia e la destra eversiva’, presentato il 14 marzo alla Libreria Diari di Bordo, non è solo uno specchio del passato ma uno sguardo sul presente: “Il mio scopo non è quello di propinare un’ideologia o la verità assoluta – ha affermato durante la serata – io vi pongo davanti ai fatti, poi siete voi a decidere in cosa credere o a cosa pensare.”

IL LIBRO – Frutto di un impressionante lavoro di consultazione e ricerca, ‘Anima nera’ è un volumetto che prende in esame non solo gli eventi della lotta antimafia, dal 1969 fino ai giorni nostri, ma i suoi innegabili legami con il mondo politico. L’Operazione Mammasantissima, il golpe Borghese, il caso Moro, Falcone e Borsellino, Berlusconi e i suoi soldi misteriosi fino a Mafia Capitale. Quello che sembrerebbe essere una semplice accozzaglia di eventi in realtà segue un filo logico ben definito: “Ho voluto riportare in ordine cronologico, in fila, eventi che se presi in modo slegato significano ben poco, perdono tanto”. Un’opera che aiuta a fare ordine, porta il lettore a fare un passo indietro per guardare il tutto da una nuova prospettiva. Nuova non perché riveli segreti inconfessabili o riserbi colpi di scena imprevedibili, bensì in virtù di “coincidenze” che se decontestualizzate non avrebbero lo stesso peso.

La struttura scelta da Mattia rispecchia molto bene questo scopo: ogni capitolo, ogni sezione, si basa su domande. Domande che Mattia si è posto, ma che qualunque lettore si porrebbe, domande che quando non trovano risposta vengono riconosciute per la loro legittimità. Chi, cosa, come, soprattutto perché.  Ed un perché è emerso più di tutti durante la presentazione del 14 marzo: perché se ne parla così poco? “Si tratta di un argomento di cui pochi vogliono parlare, perché scomodo, difficile – risponde l’autore – ma soprattutto è una questione che troppa gente non sente vicina: finché non accade a te in prima persona, non ci pensi, vivi come se non esistesse. Un ruolo importante lo giocano anche i sistemi di informazione. Prendiamo l’Operazione Mammasantissima. Nel 2016 si è finalmente concluso il processo che ha portato dietro le sbarre numerosi esponenti della criminalità organizzata, eppure da cosa erano popolati i telegiornali? Dal caso Raggi. Importante, senza dubbio, ma meritava davvero tutto quello spazio considerando quanto stava accadendo?” Completa con una sottile critica: “È spesso per colpa dei giornalisti muti che molti criminali la fanno franca. Bisognerebbe imparare a non ascoltare chi ci dice di ignorare e proseguire nelle ricerche.”

Un’ulteriore costante emerge da questo libro: ogni volta che il Paese pare stia per cambiare, arriva qualcuno che, parlando di innovazione, riporta tutto a com’era prima. L’ammiccamento a Berlusconi qui è evidente, accompagnato da una nuova domanda: “Ci sono state le elezioni pochi giorni fa, chi di voi sapeva che Berlusconi è attualmente indagato per concorso in strage?” Nella sala è caduto il silenzio.

MAKING OF – “Ho iniziato ad avvicinarmi a questo argomento soprattutto leggendo le notizie sull’Operazione Mammasantissima, conclusasi un anno e mezzo fa. All’improvviso è nato in me il desiderio di parlarne.” Non si tratta dunque di un interesse puramente accademico, Mattia ha scelto di parlare di mafia per una ragione molto viscerale: “Un tempo scrivevo romanzi per raccontare quello che avevo dentro, poi mi sono messo a scrivere saggi per raccontare quello che vedevo e adesso scrivo per raccontare quello che non vedono gli altri.”

Scrittore sin da prima dell’Università – il suo primo libro, ‘Anonimo. Diario di un giovane ribelle’, risale al 2015 – Mattia ha ben chiaro dove vuole arrivare: al giornalismo d’inchiesta di cronaca giudiziaria. I suoi libri sono infatti intrisi di quella meticolosità propria di chi non si accontenta di restare in superficie. “Il lavoro per questo libro è iniziato nel gennaio/febbraio 2017 e si è concluso quando mi sono laureato. Scrivevo di notte perché durante il giorno mi occupavo della tesi e mi documentavo.” Una ricerca fatta di numerose interviste a magistrati, avvocati che hanno assistito o incontrato questi personaggi, di tantissimi atti giudiziari e inchieste già fatte in precedenza: una ricerca dei fatti, fatti inconfutabili, non opinioni. Mattia ha ribadito più volte durante l’incontro: “Non sono io a dirlo. È tutto scritto nei verbali dei processi, consultabili da tutti. Queste sono cose che non è possibile ignorare, dire che non è successo niente, è giusto raccontarle e spiegarle, ed è compito nostro.”

L’AUTORE – Mattia Fossati (Pordenone, 1995) ha conseguito la laurea triennale in Scienze Politiche presso l’Alma Mater Studiorum di Bologna, attualmente frequenta il corso magistrale di Giornalismo e Cultura editoriale all’Università degli Studi di Parma. Coltiva sin dalla scuola superiore la passione per la scrittura: racconti, ricerche storiche, saggi, fino a collaborare con diverse testate giornalistiche locali. Conduttore di punta del programma radiofonico “Gli Sbarbati” su Radio Palazzo Carli, insegue il sogno di diventare giornalista professionista.

 

di Giulia Giunta, fotografie di Jacopo Orlo

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