Niccolò Paganini Guitar Festival, ‘gioco di corde’ per celebrare un genio

IL DIRETTORE BANDINI: "ATTENZIONE AI GIOVANI E INTERNAZIONALITA' PER UN FESTIVAL IN CRESCITA. 2019? A PARMA LEO BROUWER"

Compositore e violinista dell’eccezionale, dell’irripetibile: Niccolò Paganini è l’artista romantico dall’aura di demonio, ma dalle raffinatezze armoniche e timbriche in grado di toccare le corde più profonde dell’animo. In suo onore dal 2000 a Parma va in scena il ‘Niccolò Paganini Guitar Festival’, uno dei più importanti eventi a livello europeo dedicati allo strumento a sei corde, ricco di un corredo di concerti anteprima nei luoghi paganiniani e appuntamenti collaterali tra masterclass, mostre di liuteria e concorsi. Il cuore della XVIII rassegna, intitolata per questa edizione ‘Jeux de Cordes‘ e in scena dal 22 maggio sui palcoscenici dei centri musicali cittadini con una tappa anche a Varsavia, ha visto esibirsi artisti italiani e internazionali fino alle celebrazioni del Paganini Day il 27 maggio, ricorrenza del 178° anniversario della morte del maestro. Organizzato dall’assessorato alla Cultura del Comune di Parma – Casa della Musica e dalla Società dei Concerti di Parma, il Paganini Festival 2018 ha avuto tra i suoi protagonisti l’Amadeus Guitar Duo (Canada-Germania), Andrea de Vitis, Pablo Márquez (Argentina), la Paganini Youth Guitar Orchestra, Domenico Mottola (primo premio del concorso 2017) e il duo Diatchenko-Velardi, oltre ad ospitare specialisti paganiniani del panorama internazionale, studenti, appassionati, maestri liutai e critici musicali.

Guido Rimonda e Giampaolo Bandini

Guido Rimonda e Giampaolo Bandini

Un appuntamento, insomma, che “sta diventando punto di riferimento importante a livello internazionale, non solo per la chitarra, ma su Paganini in quanto tale – sottolinea Giampaolo Bandini, fondatore e direttore del festival -. Stiamo cercando di allargare il raggio d’azione con concerti cameristici, incontri seminariali, lezioni-concerto per indagarne la sua esperienza artistica straordinaria, portando alla luce aspetti della sua vita non sempre così chiari”.
Proprio l’internazionalità del festival rappresenta un’importante occasione di scambio e conoscenza a tutti i livelli. “Sul palco del concorso si confrontano giovani provenienti da tutto il mondo, quindi è un momento fondamentale per la città e per tutti coloro che vengono ad apprezzare questa possibilità straordinaria di respirare la musica eseguita da tutte le culture del mondo – prosegue il direttore -. È sempre un grande piacere poter invitare musicisti internazionali che stimo e apprezzo a Parma, che credo sia cresciuta tantissimo per la cultura della chitarra classica in diciotto anni.” Il clima di familiarità è sicuramente una delle prerogative: musicisti e pubblico, giovani e docenti lo vivono insieme. Alla Casa della Musica è possibile, come non sempre, avvicinare grandi e piccoli interpreti: non ci sono più barriere laddove c’è una passione viva come quella per il maestro Paganini.

GLI EVENTI – Ad inaugurare il Festival, esibendosi sul palco del Teatro Regio con i celebri ’24 capricci’ è stato il virtuoso russo Ilya Gringolts, il più giovane vincitore del concorso ‘Premio Paganini’, nel 1998. Da San Pietroburgo al diploma alla ‘Juilliard School of Music’, il violinista si è esibito con le principali orchestre di tutto il mondo e a Parma ha suonato un violino Giuseppe Guarneri “del Gesù” del 1742. La difficoltà dell’esibizione dei capricci paganiniani, che valsero la famosa attribuzione “Paganini non ripete”, è stata brillantemente armonizzata da Gringolts nell’interpretazione del senso del contenuto musicale complessivo.

Il 24 maggio, invece, la rassegna si è spostata all’Auditorium del Palazzo del Governatore che si è macchiato di tinte scure con l’esecuzione di Guido Rimonda al violino e Giampaolo Bandini alla chitarra. Il duo ha proposto ‘Le violon noir’, un progetto che rimanda all’affascinante storia del violino suonato da Rimonda: uno Stradivari del 1721 “J.M. Leclair” che il primo proprietario, trovato accoltellato, strinse tra le mani in punto di morte, lasciando impresso sullo strumento un solco insanguinato. Un giallo irrisolto decisamente in linea con la fama faustiana di Paganini, non a caso spunto di ispirazione per il Mefistofele di Goethe, che si inserisce in una lunga tradizione di associazione tra violino e inferi. Da ‘Il trillo del diavolo’ a ‘Le streghe’, il duo Rimonda-Bandini ha virtuosamente evocato l’aura di mistero e unicità del compositore genovese.

La vincitrice del premio 'Giovani Promesse'

La vincitrice del premio ‘Giovani Promesse’

In un’ottica di riscoperta calata nella contemporaneità, il festival si apre e dialoga tanto con il passato quanto con il futuro. “Ogni anno – ha continuato Bandini – commissioniamo opere nuove ai giovani, che cerchiamo costantemente, perchè possano essere la testimonianza, l’eredità paganiniana incarnata nell’interpretazione dello strumento; che abbiano la sua creatività, istintività e straordinaria facilità strumentale”. Alla Chiesa di San Rocco, il 27 maggio, si è infatti esibita la Paganini Youth Guitar Orchestra, un’orchestra di 100 giovani da tutta Italia riuniti a Parma nel nome di Paganini, esempio di un tentativo riuscito di diffondere la cultura paganiniana tra le nuove generazioni. “I giovani non ascoltano la musica classica – ha commentato il direttore – e spesso hanno una formazione musicale scarsa, se non assente, per questo con il concorso e con altre iniziative noi cerchiamo di stimolare anche la loro vena artistica: gettiamo semi nella speranza che fioriscano.”

Per il Paganini Day, gran finale della rassegna, le celebrazioni sono partite dalla tomba del compositore al cimitero della Villetta, per poi spostarsi alla Casa del Suono, alla Chiesa di San Rocco e concludersi alla Casa della Musica con due interpreti d’eccezione e le premiazioni dei giovani partecipanti al concorso annuale. Il chitarrista ucraino Marko Topchii (Ucraina) ha augurato buona fortuna ai ragazzi, ricordando la tensione di un concorso, ma anche l’eccezionalità della vita scelta, e si è poi esibito con brani da Mozart a Nikita Koshkin, a Joaquín Rodrigo.

I premiati del concorso 'Omaggio a Paganini 2018'

I premiati del concorso ‘Omaggio a Paganini 2018’

I GIOVANI PREMIATI – Il primo premio assoluto del concorso ‘Giovani Promesse’ è andato alla piccola Anna Domanska. I vincitori del concorso ‘Omaggio a Paganini’, sezione musica da camera, sono stati il duo Binini-Prete, mentre il trio ‘Venti Chiavi’ e il duo García si sono aggiudicati il secondo posto ex equo. A vincere il primo premio della sezione solisti, patrocinato dal Rotary Parma, è stato il messicano Arody García; il secondo posto è andato a Marco Piperno, già vincitore del II premio dell’edizione 2017, mentre il terzo a Carlotta Dalia, anche vincitrice del premio speciale ‘Niccolò Paganini’.

IL GRAN FINALE – A chiudere la serata e il festival è stato Jérémy Jouve (Francia), vincitore del prestigioso ‘Concorso Internazionale di Chitarra Gfa’ (Messico) e nominato dalla Radio Internazionale FIP ‘nuovo ambasciatore mondiale della chitarra classica‘.

Jérémy Jouve

Jérémy Jouve

Con un programma aperto da Bach, il brillante musicista si è poi spostato verso compositori contemporanei: ha eseguito ‘Paganini Aenigma‘, prima esecuzione assoluta del brano commissionato dal festival a Nicola Jappelli, presente in sala. Un’opera che “nasconde in sé il genio paganiniano” secondo Jouve, acuto studioso e ricercatore dei manoscritti e degli spartiti che interpreta, per essere vicino all’essenza dei brani e all’anima dei compositori, con lo scopo di valorizzare sia il suo strumento che le composizioni. Jouve ha concluso con ‘Oulan Bator’ di Mathias Duplessy, compositore con cui collabora attualmente; un brano ispirato allo strumento tradizionale mongolo: il Molin Khuur, violino con due corde e la testa equina. Dalla chitarra di Jérémy Jouve si è sprigionata la furia dei cavalli mongoli al galoppo nella steppa incontaminata, per una suggestiva chiusura della rassegna.

Per il futuro del Niccolò Paganini Guitar Festival, il desiderio è che “diventi un patrimonio non solo della città, ma anche italiano”, si augura il direttore Bandini. “L’obiettivo è quello di farlo diventare un punto di riferimento per la cultura di Paganini, che è nato a Genova, ma è sepolto a Parma e vi ha lasciato un pezzo importante di vita”. Per il 2019 il progetto ambizioso è di portare a Parma Leo Brouwer, straordinario artista cubano che l’anno prossimo festeggia 80 anni. “Vorremmo dedicare la prossima edizione a Brouwer, il più importante compositore per chitarra del ventesimo secolo, legandoci quindi alla contemporaneità: a chi in questo momento rappresenta il Paganini della chitarra“.

 

di Duna Viezzoli

Foto di Jesus Cornejo

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