“Tutte muscoli e femminilità”: Strong Women, non solo sport

TRA ALLENAMENTO E STEREOTIPI SI RACCONTANO CRISTINA E VALENTINA, DUE ATLETE PARMIGIANE

Da Silvester Stallone ad Arnold Schwarzeneger, fino a Chris Hemsworth, Jason Momoa e The Rock: nella cultura di massa, tanto ieri quanto oggi, non mancano certo esempi di attori o di uomini famosi per i loro fisici forse estremamente muscolosi. Quando si tratta delle donne, invece, il canone di bellezza che viene proposto sembra essere piuttosto diverso. Ma che cosa succede quando forza fisica e muscoli sviluppati incontrano il mondo femminile? Per scoprirlo, abbiamo intervistato Valentina Rossi e Cristina Azzolini: due ‘strong women’ che hanno fatto della forza un tratto distintivo. Muscoli e femminilità possono coesistere?

 

LE STRONG WOMAN–  Per ‘strong woman’ si intende una donna che compie varie prove all’interno di competizioni dedicate, finalizzate a testare la forza delle partecipanti in vari ambiti e discipline. Come ci spiega Antonio Luchena, strong man professionista ed istruttore presso il box Audere di Collecchio, “gli esercizi strong man vanno allenati non più di una volta alla settimana, perché sono molto impegnativi dal punto di vista del sistema nervoso centrale”. Si parla di carichi elevatissimi che arrivano ad eguagliare il peso corporeo, e spesso a superarlo anche di due o tre volte. “Lo sforzo percepito – aggiunge l’istruttore -può risultare veramente elevato e il corpo e la testa hanno bisogno quindi di riposarsi per poter ripetere poi lo stesso allenamento la settimana successiva”. Costanza, sacrificio e un duro allenamento sono dunque prerogative necessarie per chi voglia avvicinarsi a questo sport che, soprattutto a livello internazionale, sta acquistando sempre più rilevanza.

OSTACOLI PSICOLOGICI – “Mi sono avvicinata al mondo delle strong women vedendo il mio compagno Antonio. Lui per primo si è avvicinato a quello degli strong men”, racconta Valentina, anche lei professionista e istruttrice presso il box Audere di Collecchio. Sono state soprattutto le prove di forza e la particolarità di questo sport ad incuriosirla, questo nonostante avesse già avuto esperienze agonistiche. “Svolgo circa una decina d’ore di allenamento alla settimana, suddivise in varie sessioni, tenendo conto che la programmazione varia a seconda che si sia o meno sotto gara. I miei metodi di allenamento sono pressoché identici a quelli maschili“, continua Valentina parlando delle sue sessioni di esercizi. Le principali differenze tra uomini e donne in questo sport possono essere individuate nella diversa biodinamica dei corpi, che varia, seppur non di molto, in base al sesso di appartenenza e alla presenza del seno nelle donne, che può rendere in certi casi più difficoltoso lo svolgimento di alcuni esercizi. “In alcune prove dobbiamo rigirare al petto dei tubi molto grossi e pesanti, detti ‘log’ – spiega l’istruttrice – e questo può risultare complicato per chi ha un seno molto prosperoso”. Contrariamente a quanto potremmo aspettarci, Valentina, facendo parte della categoria +64, che è senza limiti di peso, non deve seguire una dieta stretta e specifica. “Ovviamente cerco di mangiare pulito, soprattutto proteine e carboidrati e non bevo assolutamente alcool se non in poche occasioni speciali. In quanto mamma di due bimbe, però, non sempre riesco a mantenere uno schema alimentare ferreo, un dolcetto per accontentarle ogni tanto può scappare!”. Questo non sembra essere un grosso problema per Valentina, a suo parere infatti, a livello prestazionale, una dieta troppo rigida non permette di raggiungere il livello di espressione di forza e potenza che va ricercando nel suo sport. “Questo mito per cui una donna debba smettere di mangiare per rimanere magra a tutti i costi e non possa eseguire esercizi col carico per non ingrandire i muscoli deve essere sdoganato. Mi sento bene così e posso permettermi di mangiare quello che mi piace, pur senza esagerazioni. Dov’è quindi il problema?”.

Cristina Azzolini ha incontrato per la prima volta Valentina durante la festa dello sport di Collecchio e, incuriosita dalla sua forza si è addentrata nel mondo delle strong woman. Pratica questo sport da un anno e mezzo, con un allenamento di quattro giorni a settimana. “I miei metodi d’allenamento sono la determinazione e la costanza, due elementi fondamentali per avere dei risultati. Inoltre osservo molto i miei compagni di squadra, cercando di imitarli”, ci spiega Cristina. Ma quale potrebbe essere l’ostacolo maggiore per intraprendere questo sport? “L’ostacolo più difficile da superare è puramente psicologico: non bisogna mai pensare di non riuscire a fare qualcosa. Con l’allenamento costante e la pazienza, ciò che prima si credeva impossibile, diventa possibilissimo e la sicurezza di sé aumenta”.

HA ANCORA SENSO PARLARE DI STEREOTIPI? – Nonostante il grande impegno e la passione che tante donne come Valentina e Cristina mettono in discipline come questa, il pensiero comune è tuttora ancorato agli stereotipi di genere. Si tende a considerare la cultura fisica come un ambito esclusivamente maschile, storcendo talvolta il naso davanti al corpo di una donna muscolosa. “Il canone sociale con cui devo convivere tutti i giorni è quello per cui, essendo una donna forzuta, gli uomini abbiano paura di me e non mi si avvicinino – spiega Valentina -. Nella realtà dei fatti però non è così, io mi sono sentita apprezzata tantissime volte, quotidianamente, a dire il vero. Una persona forte, non solo fisicamente, ma soprattutto psicologicamente, non teme di avvicinarmisi”. Al contrario, parlando dei benefici su se stessa, la sportiva aggiunge: “praticando strong woman, mi sono accorta di aver raggiunto un livello di indipendenza sia fisica che psicoemotiva diversa da quella che hanno solitamente tante ragazze e donne. Non mi interessa se la società non vede questo sport come qualcosa di femminile, perché mi piace e mi fa sentire bene e non rinuncio a nulla che sia considerato più in linea con il mio genere di appartenenza. Mi metto tacchi, vestiti corti, mi trucco e cerco di curarmi: fondamentalmente ognuna di noi sceglie e si crea la propria femminilità in maniera molto soggettiva“. Non si tratta dunque di un vanto, ma di una scelta molto naturale dettata in primis dalla confidenza di sé e dalla volontà di sentirsi bene con il proprio corpo. Eppure molte persone faticano ancora ad accettare l’idea che una donna possa essere forzuta più o tanto quanto un maschio.

“Ho ricevuto molti commenti negativi riguardo alla mia muscolatura, mi è stato detto che assomigliavo ad un uomo. Io penso che la donna sia bella anche muscolosa. Il fisico da modella, secondo me, non è tonico. Ovviamente queste critiche non mi toccano perché io mi piaccio e sto bene con il mio corpo – racconta invece Cristina -. Questo sport non allontana assolutamente dalla femminilità perché anche una donna muscolosa può star benissimo con tacchi e vestito. Resta il fatto che la femminilità è qualcosa di personale, quindi ognuno la vive a proprio modo“. Anche Marzia, mamma di Cristina, ci conferma i persistenti luoghi comuni sulle donne che praticano questo sport: “Soprattutto gli uomini, se vedono una donna muscolosa, pensano che abbia perso tutta la sua femminilità. Ma non è così”. Essere Strong Woman non è semplicemente praticare uno sport: per arrivare al perfezionamento del corpo si deve passare per un equilibrio psicologico e una profonda consapevolezza di sé e dei propri limiti.

di Elisa Carlino, Gabriele Sani

Video di Fabio Manis

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