‘Africa’: Sebastiao Salgado sbarca a Reggio Emilia

SPAZIO GERRA E BINARIO49, GEOGRAFICAMENTE SEPARATI MA ACCOMUNATI DAL MEDESIMO OBIETTIVO: L'AMORE PER LA FOTOGRAFIA

Ingresso esposizione Spazio Gerra. (Alessandro Castellani)

Un grande fermento sta avvolgendo Reggio Emilia; è settimane che la città emiliana fà parlare di se per lo sbarco dell’ esposizione fotografica ‘Africa’ del fotografo brasiliano di fama mondiale Sebastiao Salgado.

Prima sognata, poi inseguita ed infine realizzata grazie alla volontà di due volontari dell’associazione cittadina ‘Casa d’altri’, la mostra è stata fortemente desiderata con il fine di avviare un processo di riqualificazione di un quartiere, quello di via Turri, isolato nella prima periferia cittadina e che versa da anni in uno stato di degrado urbano e culturale.

‘Africa’, concessa in anteprima nazionale, è stata inaugurata il 9 febbraio 2019; composta da 100 opere, tutte di grandi dimensioni (1m per 1m le più piccole), è ospitata in due spazi espositivi situati in quartieri posti agli antipodi (non solo in termini geografici) della città. La prima parte, situata presso il caffè letterario Binario49, raccoglie le fotografie scattate durante le esplorazioni compiute dall’autore tra il 1974 e il 2005 nel sud del continente africano, tra Mozambico, Malawi, Angola, Zimbabwe, Sud Africa, Ruanda, Uganda, Congo, Zaire e Namibia. La seconda parte del lavoro è invece ospitata nelle sale di Spazio Gerra ed è dedicata alle immagini di reportage realizzate dal 1973 al 2006 nelle Regioni dei Grandi laghi, tra Repubblica Democratica del Congo, Burundi, Tanzania, Zaire, Kenya Ruanda e nelle regioni sub-sahariane Mali, Sudan, Somalia, Chad, Mauritania, Senegal ed Etiopia.

Una delle sale espositive presenti a Spazio Gerra. (Fotografia di Alessandro Castellani)

Con questa mostra, curata dalla moglie Lelia Wanick Salgado, l’intento dell’autore è quello di immortalare il continente africano con la sua natura travolgente ed il fascino degli animali che l0 abitano, ma non solo: Salgado vuole portare all’attenzione della gente i disastrosi effetti prodotti da guerre, carestie, malattie e condizioni climatiche ostili che da decenni attanagliano le popolazioni africane, raccontando storie di migranti e persone in situazioni di difficoltà, ma pur sempre ritraendoli nel rispetto della loro dignità di uomini.

Le fotografie esposte, in bianco e nero e tutte di grandi dimensioni, sono caratterizzate da una grana visibile e da un’ inquadratura più al servizio delle storie da raccontare che attenta a vezzi stilistici e compositivi.

Gruppo Dinka al campo bestiame di Pagarau, Sudan del Sud, 2006 (©Sebastião SALGADO)

“Non penso troppo alla luce e alla composizione, il mio stile è dentro di me, quella luce è quella del Brasile, quella che porto dentro di me da quando sono nato” è una delle frasi cult di Sebastião Salgado, che racchiude ed esprime perfettamente il suo pensiero ed il suo modo di fare fotografia.

La fotografia di reportage dovrebbe avere uno scopo preciso ed essenziale, quello di permettere, ampliare e diffondere la conoscenza… di luoghi, culture, avvenimenti, bellezze e problematiche sparse per il nostro pianeta, che per svariate cause (economiche, geografiche o culturali) non sono visibili da tutti in maniera diretta.

La conoscenza dovrebbe essere il presupposto fondamentale e imprescindibile per la buona riuscita di qualsiasi attività umana; la buona condotta di un individuo non può prescindere dalla conoscenza della storia e degli errori compiuti dai suoi simili, così come l’introduzione di un’innovazione non può prescindere dalla conoscenza delle necessità e la risoluzione di qualsiasi problematica non può prescindere dalla conoscenza della causa. E infine, una sana contaminazione culturale non può prescindere dalla reciproca conoscenza.

di Alessandro Castellani

 

 

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