Parma (è) meravigliosa nelle parole di Teresa Giulietti

ENTRARE NEI MEANDRI DI PARMA ATTRAVERSO LA SUA STORIA, I RICORDI E LE TRADIZIONI GRAZIE A UNA DONNA INNAMORATA DELLA CITTA'


Parma è meravigliosa. Dai palazzi cinquecenteschi, ai musei famosi in tutta Europa, dal Teatro Regio al Parco Ducale. La provincia, poi, dalla Magnani Rocca alla casa natale di Verdi, per poi passare a tutti i castelli “da favola”. Il cibo è un argomento a sé stante, così come la musica e le arie da teatro, che in certi periodi dell’anno si possono ascoltare passeggiando per le strade del centro storico.

Edizioni della sera, casa editrice romana, ha una collana editoriale che punta il suo obiettivo a far conoscere le meraviglie di varie città italiane, sia di quelle più conosciute ai più che quelle di provincia, meno note ma altrettanto interessanti. A raccontarle sono scrittori che conoscono bene quelle città, o perché vi sono nati o perché le hanno vissute per molto tempo, entrando nei meandri più nascosti e curiosi. Che l’Italia sia uno scrigno di tesori, si sa. Ma conoscerli non è così scontato.

Teresa Giulietti, scrittrice,  insegnante e naturopata, ora residente a Roma, è nata a Parma e ci ha vissuto a lungo. Accetta la proposta della casa editrice con grande entusiasmo e, proprio dopo 9 mesi nasce ‘una bambina’, Parma Meravigliosa, prefazione prestigiosa di Carlo Lucarelli. Il libro è stato raccontato in occasione della presentazione alla Libreria Feltrinelli in Strada Farini a Parma martedì 12 novembre scorso davanti ad un attento pubblico. Tutto al femminile l’incontro, presentato da Francesca Strozzi, giornalista parmigiana, e deliziato dal racconto di una famiglia intrisa di musica, quella dell’arpista parmigiana Carla They.

La casa editrice ha chiesto per prima cosa che l’autrice presentasse l’indice, e la sua scelta è stata emotiva: “Ho parlato della mia Parma, dei miei ricordi, della città che mi è stata raccontata, ad esempio quella delle barricate, ho parlato della Parma dei burattini, della famiglia Ferrari, dei due polmoni verdi della città, il Parco Ducale e la Cittadella, per me importantissimi essendo un’amante della natura”, per poi uscire fuori porta e andare alla Magnani Rocca, “un luogo delle meraviglie, perché è un posto in cui sono sempre tornata a scrivere” ai castelli sparsi nei dintorni. Tutto questo dando ampio spazio alle figure femminili del passato e del presente.

Essendo un libro dedicato alla sua città non poteva non essere un po’ autobiografico, anche se, per sua stessa ammissione, ogni suo libro contiene una parte autobiografica. “Mi è piaciuto molto scrivere Parma Meravigliosa, e penso di essere riuscita a trovare un giusto equilibrio tra le mie aspirazioni, la mia visione della vita, il mio concetto di bellezza rimaneggiato e prendendo spunto sempre da quelli che sono stati i miei “maestri”‘, come Arturo Toscanini, Maria Luigia o la badessa Giovanna, dei personaggi femminili che le stanno a cuore e che ha avuto la possibilità di ristudiare. Ha anche attinto copiosamente dalla sua tesi in Storia dell’Arte, che aveva come soggetto la moda parmigiana del Rinascimento, e di come la corte parmigiana sia stata importante per la diffusione degli stili di abbigliamento.

DONNE E MODA – La Giulietti ha dedicato un intero capitolo alla “puzza sotto il naso”, ripercorrendone, da un punto di vista sociologico, le motivazioni sottolineandone la differenza con il parmigiano doc, fiero delle proprie origini, cresciuto a pane e musica. La moda a Parma nasce nel Medioevo, con i manufatti prestigiosi. “Parma, prima che essere la città del food è stata la città dei libri e della carta, è stata una città universitaria tra le prime, una città colta, abituata ad accogliere, abituata alle novità. È stata poi una città di corte”; le mode escono dalla corte attraverso missive che le dame tra le diverse corti si scambiavano. “Le donne sono state delle grandi estimatrici dell’arte e della moda e questo avviene anche a Parma”. Ma la moda non era solo relegata nella corte; anche il popolo poteva abbeverarsi di tutta quella bellezza, della musica, della messa in scena, degli abiti, in occasione di avvenimenti ufficiali come gli ingressi di nobili nella città e le feste sacre. Questa caratteristica era peculiare della nostra città, che ha sempre prodotto dei tessuti prestigiosi. Nel Basso Medioevo Parma “è stato un luogo dove si trovavano i mercanti di tutta Europa. A Parma erano famosissime le bustaie”. Tutto questo bagaglio di bellezza si è protratto di secolo in secolo e sicuramente Maria Luigia, estimatrice del bello e particolarmente attenta alla moda e che si faceva disegnare gli abiti da modiste parigine, vi ha contribuito notevolmente. Si arriva al ‘900, con le celebri sorelle Fontana, che hanno “vestito” celebrità di tutto il mondo e disegnato costumi teatrali. “Ora le cose sono un po’ cambiate, anche se rimane qualcosa di quello stile”.

LA PROVINCIA – Il capitolo sulla provincia di Parma, a cui l’autrice avrebbe voluto dedicare uno spazio più ampio, parla principalmente di due luoghi: Salsomaggiore che per la sua generazione “ha rappresentato un’isola felice” e la Val Ceno. Salsomaggiore ora è cambiata, ma era un luogo di vacanze, “dove si respirava quell’aria effervescente che solitamente si respira nelle città di mare.” Oltre allo stile liberty, la scrittrice ama di Salso la possibilità di ascoltare la musica per le strade. Una sorta di viaggio nel cuore, invece, con Bore e Bardi, le terre dei suoi nonni materni, in cui si sottolinea la differenza del concetto di tempo tra montagna e città. Inizia questo capitolo dicendo che è stata fortunata ad essere “un’ Heidi cittadina”, avendo la possibilità di respirare le bellezze e le tempistiche della città, ma allo stesso tempo di apprendere quella saggezza contadina che si basa soprattutto sull’ascolto e sull’osservazione delle stagioni. La provincia parmigiana è colma di tesori: in primis, luogo amato dalla scrittrice, c’è la Magnani Rocca, che ospita una collezione d’arte ricchissima e un giardino che sembra incantato, popolato dai pavoni. Ci sono poi i castelli: Torrechiara, Bardi, Montechiarugolo, Fontanellato, Colorno e Felino – solo per citarne alcuni. In ogni stagione questi luoghi si colorano di sfumature peculiari, dalla nebbia, che nonostante la sua invadenza conferisce un’allure mistica, ai tramonti estivi, che colorano di luce calda le pietre neutre delle rocche. 

NON SOLO PROSCIUTTO – Non poteva mancare un capitolo sul cibo. Essendo vegetariana, l’autrice non parla del salume e del prosciutto, ma delle altre eccellenze enogastronomiche del territorio e sopratutto dell’importanza della tradizione culinaria, vissuta nelle osterie, come luogo di aggregazione, di cultura, di scambi. Si parla delle ricette povere tramandate oralmente dalle nonne che aggiungevano nei loro manicaretti ‘una lacrima di latte’. La fama della cucina parmigiana in Europa vanta radici antichissime, fin dal basso medioevo. La Giulietti ripercorre – con il passo della storica d’arte – “tutti i periodi che hanno visto il predominio e il culto della cucina parmigiana, non soltanto nelle nostre terre ma anche al di fuori”. Tutto quello che era parmigiano era considerato sublime. Per scrivere il capitolo l’autrice ha riletto Capacchi e ha parlato con la figlia. Questo libro le ha consentito di ripercorrere dei luoghi che forse “conoscevo soltanto parzialmente e la cosa bella è che ho parlato con tantissime persone della cucina e delle nostre tradizioni”.

Teatro Regio

LA MUSICA – “Parma è una città orgogliosamente melomane”. Nel libro viene dedicato ampio spazio alla musica, che è stato un collante prestigioso per le persone. “La musica non pioveva soltanto dall’alto, ma si disseminava ovunque, nelle strade, nei borghi … si suonava nelle chiese e davanti ad esse”. L’autrice pensa che in parte la musica possa cambiare il mondo e questo lo dice Dostoevskij “La bellezza salverà il mondo” e nella bellezza è compresa anche la musica. La Giulietti sostiene che se una persona è abituata ad ascoltare musica ed assimilare bellezza, ogni senso sviluppa una certa sensibilità: la musica quindi può abbattere le barriere mentali. La sonorizzazione quotidiana si può ancora avvertire nella nostra città: i Farnese per primi avevano capito quanto fosse importante sonorizzare la città perché “la musica ha la capacità di toccare le corde sottili, che sono quelle dell’emotività e dell’inclusione, dell’appartenenza”. Per la promozione del libro si è avvalsa del giovane rapper parmigiano Modre e hanno creato una clip promozionale insieme al giovanissimo videomaker Samuele Buia.

UNA DEDICA ALLA GENERAZIONE Z – Teresa Giulietti ha dedicato il libro in modo particolare ai giovani. “L’idea è che per preservare qualcosa la si debba prima conoscere” e l’autrice descrive la sua amata Parma attraversando i punti salienti della sua storia. I nuovi parmigiani devono imparare, apprezzare e prendersi cura di Parma anche perché, purtroppo, la storia parmigiana a scuola si studia pochissimo. La cultura è divertente, appassionante. Non si deve renderla noiosa. Occorre incentivare l’interesse dei più giovani. Parma capitale della cultura 2020 è un’ulteriore ottima opportunità di conoscere una città “meravigliosa”, in cui “in un territorio ristretto c’è un’altissima concentrazione di cose meravigliose”; ogni volta che si gira l’angolo ci si può imbattere in una forma di bellezza e di arte, sia essa medievale o del Novecento, musica eccelsa, ottimo cibo.

Cosa migliorare a Parma? Giulietti, constata amaramente che moltissime librerie, gallerie d’arte, luoghi di incontro (che fanno bene all’anima) hanno chiuso e lancia così l’ipotesi di riaprirne il più possibile. La cultura c’è, ma bisogna frequentarla. Bisogna andare nelle librerie, non comprare i libri su Amazon, bisogna andare nei teatri prima che chiudano. “Invece che lamentarsi, ognuno di noi come cittadino ha la possibilità di scegliere di entrare in un luogo di cultura”. La cultura è divertente e bisogna appassionare i ragazzi.

Tre luoghi che la scrittrice consiglia di visitare agli studenti fuori sede e alle loro famiglie per conoscere le meraviglie di Parma? “La Pilotta, come struttura in sé e per tutto quello che raccoglie. La Villa Magnani Rocca perché, oltre all’edificio che colleziona maestri grandissimi e mostre, non è facile incontrare i pavoni. Il terzo luogo è il Museo del maestro Guatelli”, un posto che si pone l’obiettivo di preservare la memoria.

di Vorgonia Barilli

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