Sostenibilità alimentare: il progetto UNIPR di alta formazione
DALL'INIZIATIVA DELL'ATENEO UN NUOVO MODO PER AFFRONTARE LE SFIDE DI OGGI PER L'AMBIENTE E NON SOLO
Quello della sostenibilità è un concetto che negli ultimi anni si è fatto sempre più strada nel dibattito politico, soprattutto (ma non solo) riguardo ai temi ambientali.
Un argomento che sta facendo molto discutere, in particolare, è quello della sostenibilità alimentare, ovvero come rispondere alla crescente domanda di cibo nel mondo e ridurne l’impatto sulla salute del pianeta; di questo si è parlato venerdì 15 novembre nel corso di una conferenza stampa al Parma UniverCity Info Point dell’Università degli studi di Parma. In tale occasione è stato presentato un progetto di alta formazione della Scuola di Studi Superiori in Alimenti e Nutrizione dell’università, finanziato dalla regione Emilia-Romagna.
IL PROGETTO- Il Rettore dell’Ateneo Paolo Andrei ha spiegato che il progetto si occupa “di sostenibilità alimentare intesa in tutte le sue accezioni: che sia al servizio delle persone, per garantire un corretta alimentazione per evitare patologie, e sistemi che posso influenzare i processi di produzione di prodotti alimentari che tengano conto però della sostenibilità dal punto di vista ambientale”. L’Università di Parma si è aggiudicata il bando regionale, che consiste in un finanziamento di 582.000 euro per il triennio 2019-2021, gareggiando con altri atenei dell’Emilia-Romagna. “Questo – spiega il Rettore – sottolinea ancora di più il ruolo che Parma vuole giocare a livello non solo regionale, ma anche nazionale e internazionale”.
Daniele Del Rio, Presidente della Scuola di Studi Superiori in Alimenti e Nutrizione, ha invece fatto un bilancio del primo anno di vita: “Ha funzionato estremamente bene, al di là delle mie aspettative quando, su decisione del Magnifico Rettore, sono diventato presidente. Abbiamo portato e ci siamo fatti ascoltare da tanti studenti, provenienti da tutto il mondo, e pertanto abbiamo raggiunto l’obiettivo di non rimanere locali ma essere globali”. Ha spiegato che il progetto sulla sostenibilità si tradurrà in due corsi post-laurea per gli studenti: una International Summer School in ‘Food Sustainability’ e un Master Internazionale di 1° Livello in ‘Food City Design’, che sono due dei tre argomenti chiave del bando regionale. “La questione della sostenibilità alimentare – continua Del Rio – va a pari passo con la salute. Facendo scelte di tipo sostenibile a tutti i livelli facciamo scelte per la nostra salute. Possiamo fare bene al pianeta e al tempo stesso a noi consumatori”.
SUMMER SCHOOL INTERNAZIONALE- Per approfondire il corso della Summer School Internazionale è intervenuta Francesca Scazzina, docente del Dipartimento di Scienze degli Alimenti e del Farmaco: “L’idea di questa scuola è quello di valutare l’intero processo produttivo di un alimento, partendo dalle materie prime, valutandone gli aspetti sostenibili da tutti i punti di vista: sociali, economici, ambientali, giuridici. La fortuna è che verranno portati case studies di aziende per vedere i piani che mettono in atto per una produzione alimentare sostenibile”. Il Master in Food City Design, invece, “è nato quando Parma è stata nominata ‘Città creativa della Gastronomia’, per cercare di capire come un’area urbana possa mettersi in un regime che promuove la cultura del cibo tenendo in considerazione anche la sostenibilità”.
UN PROGETTO INTRA- ATENEO – Il progetto non riguarda solo l’Università di Parma, ma prevede una collaborazione tra questa e la sede di Piacenza dell’Università Cattolica del Sacro Cuore.
Margherita Dall’Asta, ricercatrice della Facoltà di Scienze Agrarie della Cattolica, ha spiegato come “l’adesione del nostro ateneo a questo progetto sia stata molto naturale, un’opportunità per noi di diffondere la cultura sul tema della sostenibilità alimentare, che per noi è una tematica ‘principe’. Dal punto di vista operativo il nostro ateneo parteciperà in primis come corpo docenti, poi andremo a sviluppare eventi e workshop lungo tutta la filiera della produzione.” In particolare – aggiunge Dall’Asta – ci occuperemo di produzione di energia rinnovabile che non vada in contrasto con la produzione di cibo, e con la sostenibilità intesa come riduzione massima dello spreco di cibo”.
Lo spreco alimentare in Italia infatti vale oltre 15 miliardi di euro, circa l’0,88% del PIL del nostro Paese secondo l’annuale rapporto dell’Osservatorio Waste Watcher, realizzato da SWG e da Last Minute Market, la società nata da uno spin-off dell’Università di Bologna che sviluppa progetti e servizi contro lo spreco di cibo. Ogni giorno fra ciò che rimane nel piatto nel frigo e nella dispensa di casa gli italiani
gettano 100 grammi di cibo: una quota che moltiplicata per 365 giorni all’anno ci porta a 36,92 kg di alimenti, per un costo di 250 € all’anno a famiglia. Lo hanno rilevato i Diari di Famiglia a inizio 2019 su un campione di 400 famiglie in
tutta Italia. Dati che fanno riflettere e che rendono ancora più necessari progetti come quello dell’Università di Parma.
di Nathan Greppi
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