Qual è l’impatto che il COVID19 ha avuto sull’obesità in Italia?

Farina, lievito e pasta sono i prodotti che hanno dominato i carrelli della spesa in Italia durante il lockdown. Sarà un caso se oggi si parla di "coviobesity"?

food

La pandemia ha cambiato le nostre vite, la nostra routine, le nostre abitudini alimentari e anche la nostra spesa. Il lockdown ha avuto effetti devastanti sull’intera popolazione e di certo non ha tralasciato nemmeno i più piccoli.
Fino a qualche anno fa si parlava soltanto di “Globesity”, un termine coniato dalla OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) che indica la diffusione dell’obesità come fenomeno globale. Oggi c’è chi parla di  “Coviobesity”, vale a dire l’aumento di peso dato dall’alimentazione sregolata e dal calo dell’attività fisica dovuta alle situazioni di lockdown vissute in tutto il mondo. Tra le varie ripercussioni di questo lunghissimo periodo, vi è infatti anche un aumento del rischio di obesità infantile ma non solo. Il Dottor Paolo Conti, biologo nutrizionista, risponde ad alcune nostre domande e ci mette a conoscenza del fattore obesità nel nostro paese, esortandoci a riflettere anche su ciò che mangiamo.

OBESITÀ INFANTILE DURANTE IL LOCKDOWN

Secondo i dati riportati dal Rapporto Eurispes Italia 2020, l’Italia è tra le nazioni europee con il maggior numero di bambini obesi. Il Dott. Conti riflette su un dato importante: “Un bambino obeso di sei anni ha il 50% di probabilità di esserlo anche in età adulta. In altre parole, avendo un’alta percentuale di obesità infantile, avremo inevitabilmente un’alta percentuale di adulti obesi.”

Egli inoltre ci mette a conoscenza dell’abuso di cibo durante la pandemia e di come esso abbia assunto pian piano un ruolo che è molto lontano dalla sua funzione originale, ovvero quella di nutrire il nostro organismo. Secondo il biologo nutrizionista infatti :Si tratta di un fenomeno già noto, che è andato crescendo dal dopoguerra ad oggi, trovando massima amplificazione durante il lockdown. Chiaramente non si tratta di un fenomeno generale ma ha comunque riguardato tantissime persone che, strette nella morsa del lockdown, hanno trovato nel cibo momenti di gratificazione, sfogo, rifugio ed altro ancora.

Tra gli studi condotti in materia spicca quello condotto dall’Università di Buffalo – in collaborazione con l’Università di Verona  – volto ad evidenziare come il lockdown possa aggravare le abitudini alimentari dei bambini. L’indagine ha coinvolto 41 ragazzi di Verona, le cui abitudini alimentari sono state tracciate durante il periodo di chiusura. Questi ultimi consumato in media un pasto in più, hanno passato 5 ore in più davanti ad uno schermo, hanno consumato maggiormente carne rossa, zuccheri e cibo spazzatura. Senza tralasciare il dato più importante ossia l’attività fisica che è calata di oltre 2 ore a settimana.

FAME NERVOSA E SCELTE ALIMENTARI

Ad oggi, l’obesità rappresenta uno dei principali problemi di salute pubblica a livello mondiale. Questa patologia riguarda uno smisurato accumulo di grasso corporeo da cui scaturisce un serio e importante rischio di sviluppare malattie croniche. Il più delle volte l’obesità è causata da stili di vita scorretti, abitudini alimentari errate, caratterizzate da alimenti super calorici e poca attività fisica. Come ricorda il Dott. Conti però, anche la fame nervosa può spesso sfociare nell’obesità. Essa infatti nasce dal bisogno di mangiare una quantità di cibo non necessaria al nostro fabbisogno giornaliero, ma solo per attutire stress, ansia, noia e soprattutto tristezza. Non si tratta quindi di una vera e propria fame ma di emozioni generate dalle situazioni che viviamo. Il modo migliore per superare la fame nervosa è quella di resistere alla tentazione, dedicando il giusto valore al cibo senza farlo diventare un passa tempo. Fondamentale anche scegliere alimenti salutari da mettere nel nostro carrello.

Inevitabilmente anche la spesa degli Italiani ha subito vari cambiamenti durante il lockdown. Farina, lievito, pasta, caffè e prodotti surgelati sono gli alimenti che hanno dominato la scena dei prodotti più richiesti durante i primi mesi della pandemia. Il bisogno di evitare assembramenti ha infatti spinto sempre più consumatori ad acquistare cibi surgelati con una durabilità maggiore.

Ma non finisce qui poiché dall’indagine nazionale condotta dall’Osservatorio sulle Eccedenze, sui Recuperi e sugli Sprechi Alimentari del Crea Alimenti e Nutrizione emerge che il 44,5% degli italiani ha ammesso di aver mangiato più dolci, ciò naturalmente correlato ad una diminuzione delle attività fisiche; senza considerare che le ricerche di ricette come pizza, pasta e pane sono aumentante di 3-4 volte e che il piatto più ordinato durante questo periodo è stato – ovviamente- la pizza. Insomma in un periodo così buio gli Italiani -popolo di buon gustai- hanno trovato nel “comfort food” la valvola di sfogo.

CIBO-SPAZZATURA

Purtroppo- secondo un’indagine Censis- sono 2 milioni gli Italiani che dichiarano di amare il cibo spazzatura e di esserne addirittura dipendenti, soprattutto le nuove generazioni. Inutile dire che a tutto c’è rimedio, ma in quanti davanti ad Hamburger con patatine e ad un’insalata super sfiziosa sceglierebbero la seconda?

Secondo uno studio condotto dalla Royal Society Open Science, un’alimentazione ricca di cibi processati influisce sulla funzionalità dell’ippocampo, una parte di cervello coinvolta nella memoria. A tal proposito il Dott. Paolo Conti ci  mette a conoscenza che tutte le cellule, gli organi ma anche i tessuti del nostro corpo sono composti dagli stessi elementi che introduciamo ogni giorno e che : Se si tenesse conto di questa semplice verità, ampiamente trascurata, e se ne conoscessero tutte le implicazioni su salute, benessere ed efficienza psicofisica, probabilmente le nostre scelte alimentari sarebbero molto più attente e ponderate.

Il Dottore continua invitando a riflettere sul perché il junk food risulti molto più accessibile rispetto al cibo sano; è necessario infatti ricordare, come sottolinea lui stesso, che: “Il termine ”cibo spazzatura” fu coniato negli anni ’50 e fa riferimento a quegli alimenti con scarso valore nutrizionale e con elevato contenuto di grassi e o di zuccheri. Si tratta infatti di produzione industriale, cibi che contengono sostanze chimiche per essere ancora più appetibili. La loro alta richiesta è dovuta essenzialmente a due fattori principali. Un fattore è sicuramente legato al fatto che si tratta di cibo molto gustoso, piacevole. L’altro fattore è dovuto al suo costo contenuto. Trattandosi di cibo prodotto industrialmente, dove la quantità prevale sulla qualità, si riescono a ottenere prodotti a costi facilmente abbordabili per la maggior parte delle persone. Quindi, il binomio alimenti buoni al palato ed economici, porta il cibo spazzatura ad essere consumato in grandi quantità”.

L’IMPORTANZA DELLO SPORT

Tra i tantissimi settori colpiti dalla pandemia vi è anche quello delle palestre, nuovamente chiuse in seguito al dpcm del 24 ottobre. Questo ha contribuito all’aumento dell’obesità nel nostro paese, ma  come anche dichiara il Dott. Conti: “L’alternativa, in mancanza di meglio, esiste. Non voglio uscire dal campo delle mie competenze e lascio il compito di definire meglio le possibili attività fisiche alternative ai laureati in scienze motorie e agli operatori del settore ma credo che passeggiate all’aperto, fare le scale di casa o seguire semplici esercizi fisici nei propri appartamenti, possano essere una valida alternativa alla chiusura delle palestre.”  Infatti, non esistono scuse per quanto riguarda l’allenamento, molte realtà sportive sono riuscite fin da subito ad organizzarsi creando dei corsi online. Sono aumentate tantissimo le lezioni di Pilates, Yoga, Zumba, ginnastica e fitness sui social. Il WEB ha inoltre permesso di portare lo sport direttamente in casa acquistando cyclette, tapis roulant,  pesi, tappetini, e tutto ciò che serve.

Ciononostante è comunque difficile oggi esortare – soprattutto i più i giovani, i quali passano sempre più tempo davanti ad uno schermo – ad allenarsi in casa malgrado le alternative siano davvero numerose. Date le nuove predisposizioni imposte dal governo e la chiusura delle palestre, sarebbe opportuno non ripetere gli errori commessi magari dedicando più tempo allo sport e al buon cibo.

di Sara Diana

 

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