Il volontariato a Parma al tempo del Covid: il racconto di Intercral ed IBO

L'Associazione Intercral di Parma e l'Associazione IBO sono tornate attive nelle loro attività di volontariato, nonostante il periodo di pandemia, con un numero di volontari molto più grande di prima

“Nel diventare più maturo scoprirai che hai due mani. Una per aiutare te stesso, l’altra per aiutare gli altri”. Così diceva la famosa attrice Audrey Hepburn. Proprio l’aiuto al prossimo è la solida base su cui si fondano l’Associazione Intercral di Parma e l’Associazione IBO, protagoniste negli ultimi anni di progetti di volontariato nei confronti di persone che si trovano in difficoltà e di attività di promozione sociale rivolte a favore degli associati. Dopo una serie di difficoltà, dovute all’arrivo della pandemia, sono riusciti a ricominciare il loro operato grazie anche all’arrivo di nuovi volontari. 

Intercral: creare una società apertamente interattiva

L’Intercral è un’associazione senza scopo di lucro costituita da Mario Longo e Mauro Pinardi, entrambi presidenti dei Cral INPS, che l’11 gennaio del 2006 hanno ottenuto l’iscrizione al Registro Provinciale delle associazioni di Volontariato dopo aver depositato l’atto costitutivo all’Agenzia dell’Entrate per avere il riconoscimento di onlus. Da quel momento, l’Associazione si è dedicata alla realizzazione di progetti di carattere culturale, sportivo, ricreativo, artistico e turistico, finalizzati alla socializzazione delle persone per una crescita sia culturale che umana.

Come ha dichiarato Mauro Pinardi: “Viviamo in piccoli gruppi dove l’assenza di qualcuno porta all’interruzione del legame, quindi alla solitudine. Il nostro compito è creare questa società apertamente interattiva. A sostegno della collettività – continua il Presidente – noi ospitiamo nelle nostre strutture ragazzi del servizio scolastico e civile e della pubblica utilità”.

L’Intercral, nella realizzazione dei propri progetti benefici, si è messa a disposizione con altre Associazioni, come Emporio- Market Solidale, con la quale ha fornito beni di prima necessità alle famiglie, e il CAV (Centro di Aiuto alla Vita), che accompagna le donne che vivono sole e che si trovano in particolare difficoltà ad affrontare una gravidanza indesiderata o difficile. Come spiega il Presidente Pinardi: “Noi abbiamo sempre affiancato queste associazioni, con le quali mandiamo avanti ancora oggi le nostre attività di sostegno verso chi ne ha bisogno, come accompagnare a scuola i bambini di persone molto fragili, portare da mangiare a chi non può spostarsi perché fuori c’è ancora la pandemia. Questo sia a Parma che in provincia, come a Noceto e a Colorno”. Da circa sei anni, inoltre, l’Intercral si rende protagonista di sostegno ai pazienti oncologici, ovvero coloro che non sono in grado di andare a fare le cure autonomamente a causa della mancanza di risorse, tipo di mezzi di trasporto o perché non possono permettersi nemmeno di prendere un taxi. In quel caso, Intercral interviene mandando volontari con i farmaci richiesti.

Le attività di aggregazione hanno subito una brusca frenata a causa dell’arrivo del Covid-19 che, a sua volta, ha portato sconcerto tra i volontari, dato che ha reso impossibile qualsiasi contatto diretto con le persone. Prima di quell’ormai famoso 23 febbraio 2020, inoltre, l’associazione contava circa 14.000 soci, ma la pandemia ha costretto l’Intercral ad escludere buona parte dei volontari over65, tramite chiamata o mail. Ma alla fine l’Associazione ha ritrovato quella forza di volontà per andare avanti e riprendere ciò che sono sempre stati capaci di fare meglio: aiutare chi ha bisogno. “Ci siamo rimessi a disposizione delle nostre associazioni – spiega Pinardi – e con i nostri pullmini abbiamo portato beni di prima necessità alle famiglie. Importante per la ripresa è stato l’arrivo di trenta nuovi volontari giovani e per noi è stata una piacevolissima sorpresa e anche un grande successo. Dal primo giorno in cui è arrivata la pandemia non mi sarei mai aspettato un numero di volontari così alto, anzi. Eravamo veramente increduli”.

Secondo il Presidente Pinardi, inoltre, l’essere volontario matura l’esperienza del volontario stesso perché, come ha dichiarato, se la porta avanti per tutta la vita: “Io sono 40 anni che mi occupo di volontariato e questo mi ha insegnato molto e mi ha portato a capire che si deve sempre vivere in mezzo alla società, non ai suoi bordi. Con questo voglio dire che fare volontario può portare equilibrio anche nella vita di chi lo pratica“.

IBO, tra volontariato ed internazionalità

Impegno e partecipazione sono le basi su cui si fonda, dal 1957, l’Associazione IBO Italia impegnata nel campo della cooperazione internazionale e del volontariato in Italia e nel Mondo. Dal 2015 residente anche a Parma: ‘La nostra Associazione – spiega Ermelinda Pittelli, Responsabile Fund Raising e Comunicazione – da oltre 60 anni si occupa di Volontariato Internazionale in Italia, Europa e resto del mondo e di progetti di cooperazione internazionale in ambito educativo e formativo. Negli ultimi 5 anni abbiamo coinvolto oltre 5.000 giovani in attività di volontariato, in tutto il territorio nazionale, e raggiunto oltre 190.000 beneficiari con i progetti nel mondo‘.

Le attività di IBO, in collaborazione con Volontariato nel Mondo e con Impegno Italia, sono finalizzate alla promozione del volontariato internazionale per giovani e adulti come esperienza di crescita ed inclusione sociale e alla diffusione dei valori del volontariato e dell’impegno a favore della propria comunità attraverso campagne di sensibilizzazione e buone pratiche di partecipazione. Tuttavia, come per Intercral, anche IBO ha vissuto un periodo molto difficile a causa dell’arrivo del Covid-19, responsabile della diminuzione sia delle attività beneficiarie che del numero di volontari aderenti all’operato. Come infatti ha dichiarato la responsabile Pittelli: “Ogni anno coinvolgiamo circa 1.000 giovani in attività di volontariato sia in Italia che all’estero, tant’è che nel 2019 abbiamo superato le le 100.000 ore di volontariato. Il 2020 è stato per noi un anno difficile sia per le attività che per il numero dei volontari che si è ridotto del 75%‘.

Le province di Parma e Piacenza sono state tra le più colpite dall’epidemia di Coronavirus in Emilia Romagna. Fin dai primi giorni IBO Italia si è messa in contatto con le ASL e le Aziende Ospedaliere locali e, per rispondere alle prime necessità sanitarie, hanno supportato queste strutture nelle ricerca di medici, infermieri e di dispositivi di
protezione individuale. Per aiutare le persone in isolamento è stato realizzato un portale regionale che mostra i servizi offerti a domicilio in Emilia-Romagna, come per la consegna di beni di prima necessità, soprattutto prodotti alimentari e farmaci che i Comuni, le Associazioni e le piccole realtà commerciali mettono a disposizione per le persone costrette a stare in isolamento in casa.

Nel caso, invece, delle difficoltà di conciliazione vita lavoro del personale sanitario e socio-sanitario impegnato in turni massacranti, l’Associazione ha lavorato ad un servizio di baby sitting a domicilio, garantito ai figli dei dipendenti degli ospedali di Parma, Fidenza e Borgotaro, attraverso la presenza dei volontari. Per evitare rischi di ulteriori contagi ad ogni volontario è stata affidata una sola famiglia residente nello stesso quartiere. L’attività è
stata possibile grazie alla collaborazione di ASL, Azienda Ospedaliera e Forum Solidarietà.

Ad oggi, il valore sociale dei progetti dell’IBO raggiunge circa 3.800 beneficiari Diretti e 15.000 Beneficiari Indiretti.

Il settore non-profit in Italia

Stella Zerbetto, studentessa del corso di Civiltà e Lingue Straniere moderne dell’Università di Parma e volontaria presso l’Associazione Intercral, durante il servizio verso i più bisognosi ha portato a termine la sua ricerca intitolata ‘Dimensioni e prospettive del settore non-profit nei principali paesi dell’Unione Europea‘, in cui affronta il tema del numero di fondazioni e associazioni, volontari e posti di lavoro generati in Italia: “Lo scopo della ricerca è l’analisi del settore non-profit in alcuni dei più importanti paesi dell’UE, nello specifico Italia, Francia, Spagna, Regno Unito e Irlanda – spiega la studentessa – Sulla base dei dati ricavati da studi, censimenti e indagini realizzati da enti dell’UE o dei singoli paesi considerati, sono stati analizzati e confrontati dati riguardanti il numero di organizzazioni non-profit presenti in questi paesi, il numero di posti di lavoro da esse generati e il numero di volontari in esse impegnati”. La ricerca include anche alcune considerazioni sull’evoluzione del settore in questi paesi nel corso dell’ultimo decennio e illustrazioni su alcune delle politiche o leggi adottate dall’UE e dai singoli paesi per lo sviluppo e la promozione del settore.

Per quanto riguarda il settore del volontariato Zerbetto scrive, sugli Stati analizzati nella sua ricerca, che il nostro Paese riesce a tenere il passo degli altri paesi dell’Unione Europea, come Spagna e Francia e, nel numero di organizzazioni non-profit presenti sul territorio (in rapporto alla popolazione) l’Italia è seconda solo all’Irlanda: “Il volontariato è piuttosto sviluppato in Italia, anche se non tanto quanto in Francia o Regno Unito, dove il settore rappresenta una parte davvero importante della vita dei cittadini. In questi due paesi infatti anche il numero di posti di lavoro generati dalle organizzazioni non-profit è molto elevato, più che in Italia’.

 

di Mattia Celio

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