La morsa della criminalità organizzata sulle imprese parmensi: l’Osservatorio Unipr spiega come agisce
Il convegno “Infiltrazioni criminali nell’economia del territorio parmense” organizzato dalle associazioni di categoria degli imprenditori e dall’Università di Parma per spiegare il fenomeno attraverso due casi andati in giudizio
Studiare e capire il fenomeno è il primo passo per riuscire a difendersi e contrastare la criminalità organizzata. La mafia da tempo si è insediata anche nei territori più ricchi del nord Italia, si pensi al processo Aemilia che ha scoperchiato una situazione preoccupante e allarmante. Anche Parma, ricca di imprese e di un vivo tessuto imprenditoriale, è vittima delle infiltrazioni criminali che mettono a serio rischio chi invece lavora nella legalità.
Con lo scopo quindi di sensibilizzare imprenditori e cittadinanza, si è tenuto il convegno “Infiltrazioni criminali nell’economia del territorio parmense” organizzato dalle associazioni Gruppo Imprese Artigiane, CNA Parma, Confartigianato Imprese Parma, in collaborazione con l’Osservatorio permanente della legalità dell’Università di Parma.
Il convegno si è aperto con i saluti del direttore del dipartimento di Scienze Economiche e Aziendali, Mario Menegatti – che rimarca l’importanza di questi incontri per poter avere un “confronto utile a trovare soluzioni pratiche e operative a questioni sociali attuali e per capire il fenomeno delle infiltrazioni criminali, ma anche per creare premesse per delle attività preventive” – e del Rettore dell’Università degli Studi di Parma, Paolo Andrei che sottolinea come l’iniziativa presentata esporrà i risultati delle ricerche fatte fino ad oggi. Questi risultati sono “efficaci da un punto di vista educativo, essenziali per le attività quotidiane universitarie e anche per incrementare un senso di appartenenza”.
I docenti dell’Università di Parma, Pier Luigi Marchini e Gianluca Gabrielli, hanno poi illustrato l’indagine commissionata ad hoc dalle associazioni di categoria, basata su due processi passati in giudicato.
Nascita e sviluppo della ricerca
Pier Luigi Marchini spiega che per trattare il tema della corruzione è stato fatto uno studio, “Corruption and sustainable developement: The impact on income shifting in European international groups“. L’obiettivo di questo studio era “comprendere con quali modalità la criminalità economica operi all’interno del sistema imprenditoriale legale, e di conseguenza comunicare l’impatto che si genera sul contesto sociale di riferimento; infine “modellizzare” le azioni criminali al fine di riconoscerle tempestivamente e reagire per tempo”. Per fare questo sono stati analizzati due casi, identificati su segnalazione dell’unità locale della Guardia di Finanza e con accesso agli atti consentito dal Tribunale di Parma: si tratta dei casi Paga Globale e Nemesi.
L’indagine si è svolta attraverso cinque tappe fondamentali. Come spiega Gianluca Gabrielli, prima di tutto è stato considerato l’oggetto e la metodologia di ricerca. Sul mercato, infatti, possiamo trovare tre tipi di aziende: lecite, illecite e criminali. Queste ultime, in particolare, operano formalmente nella legalità, ma hanno come scopo prevalente quello di consentire o agevolare la commissione di reati.
Analizzando il primo caso, l’Operazione Nemesi, il professore mostra come si sia elaborato un meccanismo di creazione di crediti Iva fittizi da poter usare in compensazione per evitare il pagamento di debiti tributari e previdenziali, garantendosi condizioni finanziari di vantaggio rispetto alle imprese concorrenti. In questa operazione furono coinvolte 91 aziende, 86 persone e furono fatte 215 fatture false. Delle persone coinvolte, si possono trovare tre figure in particolare: i leader, ovvero gli amministratori de facto di tutte le aziende formalmente gestite dai prestanome; i consulenti, ovvero coloro che certificavano i crediti IVA, segnalavano le aziende da acquisire e redigevano gli atti di cessione crediti; ed infine i prestanome, ovvero figure con limitate abilità manageriali e basso livello di educazione di origine extracomunitaria, che al termine dell’attività venivano forzati a lasciare il paese e far perdere le tracce di sé e delle aziende.
L’Operazione Paga Globale ha scoperto invece una frode fiscale che riguarda l’indebito accesso al contratto di solidarietà, ottenuto attraverso la rappresentazione di un fittizio stato di crisi dell’impresa attraverso bilanci artificialmente preparati dal consulente della LS Group. Il meccanismo di questa frode era piuttosto semplice: nonostante l’accordo prevedesse 16 ore dell’orario lavorativo, venivano predisposte buste paga in cui tutte e 40 le ore di lavoro settimanali erano poste a carico dell’Inps. Il credito fiscale veniva poi compensato con altre imposte sul reddito.
È stata poi svolta una analisi comparativa tra le due operazioni, per arrivare poi alle conclusioni: uno schema di infiltrazione del genere ha un impatto sociale, in quanto riduce la portata redistributiva del sistema fiscale oltre ad avere un costo sociale legato alle minori politiche sociali. Esso ha tuttavia anche un impatto sulla concorrenza, in quanto l’obiettivo principale di queste operazioni era offrire prodotti e servizi a costi minori rispetto ai competitor legali, grazie alle maggiori disponibilità finanziarie conseguenti alle minori uscite fiscali.
Tavola Rotonda
La seconda parte del convegno ha dato spazio alla tavola rotonda dove la docente dell’Università di Parma Monica Cocconi, responsabile dell’Osservatorio permanente legalità dell’Ateneo e Delegata del Rettore all’anticorruzione e trasparenza ha introdotto il Presidente del Gruppo Imprese Artigiane Giuseppe Iotti, il Presidente di CNA Parma Paolo Giuffredi e il Presidente di Confartigianato Imprese Parma Leonardo Cassinelli, al fine di trattare insieme i risultati dell’indagine.
Dal dibattito è emerso come la criminalità economica nel territorio parmense, ma non solo, operi soprattutto con meccanismi finalizzati ad utilizzare la leva fiscale come strumento di penetrazione nei mercati legali. Le due operazioni analizzate- Nemesi e Paga Globale- hanno permesso infatti di evidenziare come i reati di carattere tributario vengano utilizzati sia al fine di nascondere capitali di provenienza illecita, sia per creare risorse extra-bilancio funzionali alla commissione di ulteriori reati.
Monica Cocconi, ha sottolineato come le analisi condotte dal Progetto Osservatorio della legalità dell’Università di Parma- nato da un Accordo di collaborazione fra il rettore e il presidente della Regione Emilia Romagna per attuare il testo unico regionale sulla legalità, l a l. 18 del 2016 – nascono con l’obiettivo di conoscere e informare sul modus operandi della criminalità economica e mafiosa, al fine di riconoscerla e contrastarla.
Il presidente del Gruppo Imprese Artigiane Giuseppe Iotti, si è soffermato sulle modalità operative della criminalità economica che stanno portando molte difficoltà non solo nelle micro imprese o nelle filiere, che rappresentano una grossa ricchezza per il territorio, ma più in generale nella società parmense. “Questo lavoro è l’inizio di un percorso che vuole sensibilizzare nel concreto tutti gli agenti economici che in un modo o nell’altro vengano interessati da questo vero e proprio tumore”.
Paolo Giuffredi, presidente di CNA Parma, ha evidenziato come per anni molte attività imprenditoriali siano state danneggiate con gravi conseguenze e siano stati rilevati altissimi valori di evasione verso l’erario. “L’illegalità sottrae risorse allo Stato, genera concorrenza sleale verso i veri imprenditori e danneggia i consumatori. Una piaga del nostro Paese che in questi ultimi anni è in crescita costante: si deve cercare di porre freno a queste situazioni che penalizzano sempre più le attività delle imprese artigiane che si muovono in maniera corretta e legale”.
Il presidente di Confartigianato Imprese Parma Leonardo Cassinelli, ha posto l’attenzione su come la criminalità e l’evasione fiscale siano dei problemi che giorno dopo giorno riguardano sempre di più le micro imprese che sono le realtà più a rischio. Grazie alle analisi condotte dall’Osservatorio della legalità dell’Università di Parma, è stato possibile dimostrare e capire che tali situazioni nascono soprattutto nelle regioni fortemente industrializzate come nel parmense.
Conclusioni
La tavola rotonda è terminata con l’intervento di Antonio Garufi, prefetto di Parma, che ha sottolineato come al giorno d’oggi sia davvero facile, non solo per le micro imprese o per le filiere, ma per tutti, cedere alla tentazione di favori o concessioni che nella maggior parte dei casi potrebbero sfociare nella criminalità economica. “Dobbiamo studiare il fenomeno, ma non bisogna focalizzarsi troppo su dei modelli di criminalità perchè tutto potrebbe diventare oggetto di attività criminale”. E infine, è necessario contrastare l’abusivismo, l’illegalità e la contraffazione al fine di educare le menti dei più giovani e far rinascere un’Italia sana.
Il progetto dell’Osservatorio Permanente della Legalità dell’Università di Pama nasce infatti con l’obiettivo di fare luce e studiare queste dinamiche, così da essere al fianco degli imprenditori fornendo le conoscenze che vanno a supporto degli strumenti per potersi difendere. Il progetto è supportato dal Comune di Parma che ha espresso l’intenzione di sostenere le attività attraverso la stipula di un accordo di collaborazione attraverso la presidenza del Consiglio Comunale, dall’Unicef e dalla Fondazione Cariparma che ha deliberato un finanziamento.
di Sara Diana e Xhesara Hasrami
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