Cos’è andato storto al concerto di Travis Scott, a parte Travis Scott?
Il suo spettacolo a Houston si trasforma velocemente in una tragedia, forse annunciata
Il giorno è il 5 novembre 2021. Il luogo l’Astroworld festival di Houston in Texas. L’evento, invece, è uno di quelli che dovrebbero portare solo divertimento: un concerto. In particolare il concerto del rapper Travis Scott.
Le premesse per la tragedia, però, c’erano fin dal principio: diverse persone già dal pomeriggio erano riuscite a sfondare i cancelli entrando all’interno dell’area senza biglietto e rendendo dunque il numero di persone presenti ingestibile e – soprattutto – di gran lunga superiore al consentito.
Si sa, poi, che per arrivare al peggio il passo è davvero breve. In questo caso tutto è partito da un evento piuttosto fuori dalla norma: un poliziotto si sente pungere al collo, qualcosa gli viene iniettato. Sviene. Ed è subito caos. Un’onda di persone – migliaia – che si lancia verso il palco per arrivare il più vicini possibile al cantante. Nel giro di pochi minuti migliaia di persone dalle file più lontane hanno cominciato a spingere aggressivamente verso le file frontali, arrivando a schiacciare diverse persone che si trovavano davanti e riducendo lo spazio per tantissime altre.
A peggiorare il tutto poi c’è stata la sicurezza insufficiente e inadeguata, che non ha potuto fare nulla per evitare che più di 300 persone venissero ferite e 10 morissero travolte dalle migliaia di persone che, nel panico, spingevano verso il palco. La più giovane è un bambino di soli 9 anni.
Si potrebbe parlare di uno spiacevole e tragico incidente. Ma non è del tutto così: infatti, già in passato Travis Scott era stato arrestato (più di una volta) per disordini legati all’ordine pubblico e accusato di aver incitato rivolte durante i suoi concerti.
Nel 2018 lui stesso si è dichiarato colpevole di disordine pubblico dopo essere stato accusato di aver incitato allo scompiglio durante un concerto nell’Arkansas, arrivando anche a dover pagare un risarcimento a due persone che erano rimaste ferite.
Con la consapevolezza dunque che questo incidente si sarebbe potuto evitare con una migliore organizzazione degli spazi da parte dello staff e un altro atteggiamento del rapper nei confronti del numero di persone che sono state fatte entrare, viene spontaneo domandarsi: come ha reagito Scott durante gli avvenimenti? La risposta è semplice, con sufficienza.
Alcuni suoi fan hanno testimoniato che Scott ha fermato l’esibizione diverse volte quando la situazione ha cominciato a degenerare e si son notati i primi disordini tra le prime file. Tantissime altre persone, però, sostengono che il cantate abbia continuato la sua performance per ben 40 minuti dopo che era scoppiato il caos, arrivando anche a dilettarsi nella robot dance a pochi metri da dove i soccorritori cercavano di rianimare un ragazzino.
Dandogli il beneficio del dubbio, alcuni lo hanno difeso dicendo che è difficile dal palco rendersi conto di cosa sta succedendo nella folla. Strano, ci sono video che testimoniano che una ragazza è salita sul palco cercando di fermare il concerto e spiegando la situazione agli organizzatori.
Se davvero fosse così difficile vedere la realtà da un palco, come mai tantissimi altri artisti prima di lui hanno tranquillamente interrotto lo show al primo avvistamento di una persona in difficoltà? Molti gli esempi che si potrebbero fare. Prendiamo in considerazione Damiano dei Måneskin che, durante un concerto, è arrivato a soccorrere in prima persona uno dei suoi fan.
Harry Styles ha fermato lo spettacolo nel 2017 quando si è accorto che una ragazza, Annie, è svenuta in seguito a difficoltà respiratorie causate da un attacco di panico.
Un altro esempio di grande umanità è Niccolò Moriconi, in arte Ultimo, che nel 2019 si è accorto che una sua fan si stava sentendo male ed ha interrotto la canzone per rivolgersi direttamente a lei e consentendo così ai paramedici di soccorrerla immediatamente.
Perché Scott non ha interrotto il concerto? Perché ha continuato a cantare per così tanto tempo dopo aver notato l’arrivo delle ambulanze? E soprattutto, tutto questo ha qualcosa a che fare con i post promozionali che ha condiviso prima dell’evento in cui sembrava celebrare una folla incontrollata?
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Non si può sapere esattamente cosa sia successo sopra quel palco. Troppo semplice concludere che davvero non si sia reso conto della gravità della situazione e abbia pensato che sarebbe stato necessario continuare come se nulla fosse per evitare ulteriore caos.
Considerate le molte prove che testimoniano come Scott si fosse effettivamente reso conto – almeno in parte – della situazione, non resta che constatare che forse per lui 10 vite e migliaia di fan sono meno importanti di un concerto.
Eppure, soprattutto se si guarda con attenzione ai post da lui pubblicati – in cui si leggono frasi come “quando la fine arriva, l’inizio comincia” – sembrerebbe proprio che Scott stesso abbia spronato, ancor prima dell’inizio del concerto, al caos. Un altro post pubblicato prima dell’evento rappresenta degli occhi che, dall’alto, guardano quelle che sembrano delle montagne. Forte la somiglianza con l’artista che, durante il concerto, dall’alto del suo palco guarda le montagne di persone una sopra l’altra schiacciate dal troppo caos.
Le domande sono tante, ma quella che viene più spontanea è: dov’è la cancel culture quando ‘serve’? Certo è che altri sono stati ‘cancellati’ per molto meno, e non è corretto che una situazione del genere venga sorvolata e vista solo come un ‘incidente involontario’, quando sarebbe stato facilmente evitabile se ci fosse stata un po’ più di premura nell’organizzazione.
Molte persone infatti hanno preferito distanziarsi dalla sua figura di Trevis Scott per evitare che il dramma toccasse anche loro. Altri invece hanno deciso di procedere legalmente, tra cui Kristian Parades che ha fatto causa a Scott per aver “aizzato il caos”. Inoltre, Ben Kremp, noto avvocato americano che ha assistito le famiglie delle vittime della violenza della polizia come George Floyd e Brianna Taylor, ha annunciato di aver intentato una causa contro Scott e gli organizzatori del festival Astroworld.
di Xhesara Hasrami
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