La gonna, un affronto a scuola? Il caso del liceo Bottoni

Il professore Martino Mora, il 25 novembre 2021, allontana alcuni alunni perché vestiti in gonnella per supportare le proprie compagne durante la giornata che ricorda tutte le donne vittime di molestie

Studenti del liceo Bottoni protestano

Lo sapevate che la gonna nasce come abbigliamento unisex? Molti uomini delle più grandi civiltà – Egizia, Greca e Romana – utilizzavano gonnelle. Solo a partire dal 1300 si ha una radicale trasformazione, contrapposta tra i due sessi. Oggi la gonna come abbigliamento tipicamente femminile è in procinto di essere sdoganata. Sempre un numero maggiore di VIP, infatti, si presentano sui red carpet indossando gonne più o meno ampie e colorate: basti ricordare Harry Styles, Marc Jacobs, Kanye West ma anche dei nostri compatrioti Damiano dei Maneskin, Irama e Mahmood. Anche sulle passerelle più prestigiose di Armani, Gucci e Jean Paul Gaultier gli uomini indossano gonnelle e vestiti genderless.

Magari non tutti conoscono l’origine di questo indumento, ma un professore di storia dovrebbe, no?

Milano: il liceo Bottoni al centro della cronaca

Giovedì 25 novembre si è celebrata la giornata internazionale contro la violenza sulle donne in tutta Italia. È proprio durante questa giornata è avvenuta una discriminazione, stavolta non sulla donna, ma sui ragazzi del liceo Bottoni di Milano da parte del professore di storia Martino Mora.

In occasione di questa giornata ottanta ragazzi del liceo scientifico sono andati a scuola vestiti con una gonna, e uno con lo smalto rosso. Questo per indicare, come spiegato dai ragazzi, che spesso le donne vengono violentate per come sono vestite. Ma ti sei vista come sei vestita? Hai la gonna talmente tanto corta che ti si vede il culo! Poi non potete lamentarvi se i ragazzi vi molestano se andate in giro vestite come puttane: queste sono frasi che noi donne spesso ci sentiamo dire da uomini che a volte dicono addirittura di amarci. Il problema ovviamente non è il modo in cui ci si veste, perché una donna potrebbe andare in giro anche nuda che nessuno sarebbe comunque autorizzato a toccarla né a insultarla.

Ma capiamo cosa è successo. Al momento dell’ora di storia, in terza D, il professore Martino Mora, dopo aver notato tre ragazzi così vestiti ha deciso di allontanarli dalla classe perché “indecenti vestiti da donna”. Quando i ragazzi sono stati invitati a rientrare in classe dalla vice preside, il professore è sceso dalla preside – la prof.ssa Giovanna Mezzatesta – affermando che non sarebbe tornato a far lezione alla terza ora nella stessa classe e che sarebbe rimasto in aula professori. La preside si è ritrovata obbligata a chiedergli di allontanarsi dalla scuola per poterlo sostituire con un supplente, azione non consentita se il professore si trovava ancora a scuola. Successivamente nella giornata di sabato gli alunni hanno intentato una giusta protesta contro il professore da lui definita “un modo per imporre il politically correct”.

Logo Liceo Bottoni

Ma i professori non sono educatori? Non dovrebbero educare i ragazzi alla tolleranza e all’accettazione? Ma qui non si parla, solo, di omotransfobia, ma di violenza di genere: un argomento su cui si deve essere assolutamente intransigenti. Non si può quindi parlare di “imposizione di politically correct” quando i ragazzi si mettono la gonna a scuola come gesto di solidarietà. Solidarietà che non è mancata anche tra altri compagni: la classe quarta D ha trascorso l’ora in corridoio rifiutandosi di fare lezione, gli allievi della quinta D sono rimasti seduti al banco senza interagire con il professore mentre gli allievi della terza (dove è avvenuto il fatto) hanno cercato un confronto “senza però ottenere nulla”.

Per una volta che i ragazzi hanno preso posizione su un tema importante come la violenza di genere, non sono stati ascoltati. In seguito, il professore è stato sospeso.

Ma questo professore non è un educatore, non educa alla tolleranza né al rispetto delle donne e delle culture. Culture sì perché forse il professore, che parla attraverso termini difficili da capire, si dimentica in Scozia i maschi indossano il Kilt simbolo dei clan e di appartenenza alla nazione. Questo vuol dire che gli scozzesi sono dei travestiti? No.

Scozzese in Kilt

Il professor Mora ha affermato, come riporta Il Fatto Quotidiano “In una scuola capovolta, che a parole non vuole ‘discriminare’ nessuno, si discrimina pesantemente solo chi chiede decoro, decenza, rispetto dei limiti. Per giunta si esercita l’arbitrio facendo ricorso dispotico ad un’autorità che a questo punto è solo la grottesca caricatura di se stessa”. Ma come possiamo prendere sul serio queste parole? Le parole di un professore che per primo ha discriminato? Tanto più che, come detto sopra, la gonna nasce come indumento unisex e quindi dire che i ragazzi sono “indecentemente travestiti da donna” non è storicamente corretto.

Successivamente l’insegnante ha anche affermato: “Io voglio difendere la scuola di De Santis, Croce, Gentile e Gramsci. Io, che sono di idee diverse, sono costretto a difendere l’impianto della scuola gramsciana rispetto a questa deriva verso la scuola di Lady Gaga, verso questo grande Carnevale in cui ci si traveste, si fa quello che si vuole.” Sembra quasi che cerchi di far passare questo atto come un accelerante di un processo di distruzione per rendere possibile l’affermazione di nuovi valori. Ma non si può parlare di distruzione della tradizione quando si parla di violenza di genere.

Com’è possibile che nel XXI secolo una scuola finisca sulla bocca di tutti perché un professore non accetta alunni con la gonna? Semplice, perché nel 2021 le persone non hanno ancora capito che ognuno può avere la propria opinione, che però non deve andare ad intaccare la libertà e la sensibilità di un’altra persona. E dovrebbe essere proprio la scuola il luogo più adatto per coltivare questa eterogeneità di pensiero.

Io ho frequentato l’istituto alberghiero Carlo Porta a Milano e per cinque anni sono andata a scuola in divisa, e no non era una scuola privata. Perchè? Non solo per permetterci di essere riconoscibili o per insegnarci che nell’ambito della ristorazione l’abito fa il monaco, ma anche per essere tutti uguali ed evitare le discriminazioni. Nonostante ciò noi ragazze, obbligate ad andare a scuola in gonna in quanto donne, eravamo puntualmente discriminate da chi commentava il modo in cui questo indumento era a da noi indossato. Solo al mio terzo anno, con il cambio del preside, abbiamo avuto il lascia passare per indossare i pantaloni.

Se noi ragazze ci mettiamo i pantaloni, abbigliamento che un tempo era riconosciuto come tipicamente maschile, perché i ragazzi non possono mettersi la gonna per andare a lezione? La risposta, per me, è semplice – in un mondo ideale e meno bigotto – i ragazzi e le ragazze possono vestirsi come vogliono per essere anche liberi di esprimersi. Ma purtroppo viviamo in un mondo dove sono presenti personaggi come il professore Martino Mora che impediscono la completa naturalezza delle persone.

I ragazzi e la preside del liceo Bottoni sono stati uno sprazzo di luce e speranza, dovremmo prendere tutti esempio da loro che non hanno avuto paura di far sentire la loro voce.

di Marika Parise

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