Agricoltura, verso una Parma sempre più sostenibile: nasce il Biodistretto

Un progetto che vuole promuovere prodotti e pratiche di sviluppo sostenibile in ambito agroalimentare. La vera sfida? Coinvolgere più soggetti possibili arrivando a tutti i comuni della provincia, alle imprese agricole e non solo

Il 26 gennaio scorso è stato approvato in giunta comunale il protocollo d’intesa finalizzato alla creazione del Biodistretto di Parma. L’obiettivo principale consiste nel “promuovere prodotti e pratiche di sviluppo sostenibile in ambito agroalimentare, basandosi sull’agricoltura biologica e sull’agroecologia in linea con le strategie ‘Farm to Fork’ e ‘Biodiversity 2030’ dell’Unione Europea e con gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDG) dell’agenda 2030 delle Nazioni Unite”. Il protocollo d’intesa, in questo caso, è uno strumento attraverso cui ogni ente che lo sottoscrive dialoga con gli altri firmatari per individuare gli obiettivi, la forma giuridica e le modalità di funzionamento del Biodistretto di Parma.

Parma Sostenibile, che è oggi uno degli attori che hanno firmato il protocollo d’intesa, già nel 2018 aveva lanciato il progetto. Gli altri attori che hanno firmato il protocollo d’intesa sono Comune di Parma, Comune di Neviano degli Arduini, Polo Scolastico Agroindustriale Itis Galilei-Itas Bocchialini, Centro Agroalimentare e Logistica di Parma, Associazione di Promozione Sociale Parma Sostenibile e Distretto di Economia Solidale di Parma APS. A breve, il protocollo d’intesa approderà anche presso gli organi deliberanti di Provincia di Parma e Università degli studi di Parma.

La sfida, adesso, è quella di riuscire a coinvolgere altri soggetti ovvero i comuni della provincia di Parma, le associazioni di categoria del settore agricolo, cooperativo, degli artigiani, dell’industria, della ristorazione, del turismo, del commercio e dei consumatori, enti del terzo settore per la valenza sociale del progetto, enti di ricerca e sperimentazione del settore, enti di formazione, i consorzi di tutela del settore e gli enti di certificazione del biologico

Sarà quindi avviato un percorso partecipato insieme a soggetti pubblici e privati che operano nelle varie fasi della filiera: produzione, trasformazione e lavorazione, logistica e commercio, ristorazione, il consumo, la ricerca e la formazione. Il Protocollo avrà durata di due anni dalla data di sottoscrizione dei soggetti promotori, con possibilità di rinnovo.

I 5 obiettivi del Biodistretto di Parma

La definizione degli obiettivi è molto importante in quanto permetterà agli attori del protocollo d’intesa di decidere la tipologia di ente giuridico che si addice il Biodistretto. Un’associazione, un consorzio o un’altra forma giuridica? “L’associazione risponderebbe agli obiettivi per la rete e la sensibilizzazione, ma per tutti gli altri obiettivi potrebbe non bastare e si renderebbe necessario quindi la creazione di un consorzio” spiega il consigliere comunale Sebastiano Pizzigalli, delegato alle Politiche agricole e ai rapporti con il territorio che da tempo lavora alla realizzazione del Biodistretto di Parma in sinergia con gli altri promotori.

Il primo obiettivo, spiega Pizzigalli, sarà quello di creare una rete di collegamento tra soggetti del territorio attenti al settore delle produzioni del biologico e ad altre pratiche virtuose in termini ambientali e sociali. “Solo per questo per questo converrebbe realizzare il Biodistretto, ovvero fare sinergia e creare valore intorno a un prodotto locale e biologico”.

Il secondo obiettivo fa invece riferimento a un grande tema: la sensibilizzazione dell’opinione pubblica in merito alle produzioni biologiche. Questo risulta essere necessario perché oggi c’è poca consapevolezza di quello che è il biologico. A molti cittadini quando viene chiesto cos’è il biologico rispondono con un “Non lo so” o con “Si è una pratica di coltivazione salutistica ma i prodotti costano molto di più”? Secondo il consigliere Pizzigalli occorre lavorare in primis su un tema: la consapevolezza dei consumatori.

“se l’opinione pubblica fosse più consapevole riguardo al tema capirebbe che i vantaggi oltre che personali, riguarderebbero il territorio inteso come imprese e come qualità dei suoli e delle acqua. ecco il motivo per cui abbiamo deciso di coinvolgere anche le associazioni dei consumatori”. Questo obiettivo potrà essere raggiunto, ad esempio, attraverso la creazione di eventi che verranno attivati su tutto il territorio.

Il terzo obiettivo è la diffusione di buone pratiche tra soggetti coinvolti. Si pensi ad esempio alle pratiche agroecologiche che a breve diverranno pratiche obbligatorie per ottenere fondi europei in agricoltura (ecoschemi). Altre pratiche ambientali potrebbero riguardare ad esempio la riduzione dell’utilizzo di plastiche. Altri punti potrebbero riguardare il benessere animale.

Il quarto obiettivo potrebbe essere quello di creare uno o più marchi per identificare le aziende che fanno parte del Biodistretto. Attraverso dei disciplinari interni, tali marchi permetterebbero ai consumatori di riconoscere le aziende che adottano pratiche di sviluppo sostenibile all’interno delle loro filiere. 

Un ulteriore obiettivo, forse quello maggiormente sfidante, potrebbe essere quello di facilitare il sorgere di una piattaforma da cui gli appaltatori di mense pubbliche potrebbero rifornirsi. Già oggi molte mense utilizzano prodotti biologici, come ad esempio le mense del Comune di Parma che ad oggi utilizzano oltre l’80% di prodotti biologici.

Perché serve un Biodistretto a Parma?

Agricoltura biologica

Il territorio di Parma è fortemente vocato all’agricoltura e all’agroalimentare ed il settore è già propenso verso le buone pratiche ambientali, ma è necessario metterlo a sistema con l’aiuto del pubblico coinvolgendo anche i privati che devono creare valore. 

A partire dal 2014 il settore biologico ha iniziato ad occupare una parte importante all’interno della regione, ma in particolare nel comune di Parma. Questo ha permesso a questo peculiare territorio di raggiungere, già oggi, il 15% di superfici biologiche. Il traguardo è in linea con il nuovo obiettivo della Comunità Europea che, per la prossima programmazione, ha fissato la percentuale delle superfici biologiche da raggiungere al 25%. 

Nelle prossime settimane lo sforzo sarà quello di aggregare più soggetti possibili per riuscire a creare la rete di collegamento che porterà le aziende ad aiutarsi tra di loro e ad abbassare i costi da sostenere.

Si sta cercando di andare verso lo sviluppo sostenibile e le tre sfere che lo compongono: ambientale, economica e sociale. Mentre il biologico si basa sulla sfera economica e ambientale, il Biodistretto porterà un valore aggiunto a tutte e tre le sfere con un’attenzione particolare verso la sfera sociale.

“L’obiettivo più grande? Rendere più sostenibile il territorio di Parma, creando valore intorno a un prodotto biologico e locale” conclude Pizzigalli.

di Marika Parise

Scrivi un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*