L’amante di Lady Chatterley. Perché è spregiudicato e perché dovremmo leggerlo

Come il romanzo diviene vessillo d’allarme per la natura devastata dall’industrializzazione oltre la propria trama succinta

Tutti i testi che ne parlano lo descrivono come il libro “più scandaloso della letteratura inglese del novecento”. Il 14 ottobre 1928, il Sunday Chronicle lo definì il romanzo più indecente che sia mai stato scritto nella storia della letteratura. “Divora inizialmente Dickens e Kipling per poi proseguire con Lawrence, Stendhal, Tolstoj e Dostoevsky” diceva Doris Lessing, premio Nobel in letteratura nel 2007, come se servisse essere preparati non solo per leggerlo, ma per saperlo apprezzare.

David Herbert Lawrence era ben consapevole della natura provocatoria della sua opera e sapeva che avrebbe suscitato scandalo, venendo considerata oscena, depravata e immorale dai lettori più conservatori della sua generazione. E per pochi e singoli passaggi, forse anche per la nostra. Tuttavia, oltre ad affrontare il tema della sessualità e dell’adulterio in modo considerato indecente per l’epoca in cui è stato pubblicato, il romanzo mostra delle riflessioni precise su argomenti più profondi.

Secondo l’autore, l’opera nasconde un’ode all’animo umano, scritta in un periodo immediatamente antecedente la tragedia della Seconda Guerra Mondiale e dell’Olocausto, e un cantico malinconico alla natura e al mondo naturale che sta svanendo, schiacciato dall’inesorabile avanzata dell’industria e del progresso. Lawrence parla della necessità dell’uomo di ritornare a uno “stato primitivo di coscienza”, cioè ad una condizione essenziale, unico modo per ritrovare sé stessi e l’armonia. Denuncia l’ipocrisia della società a lui contemporanea, il materialismo, le rigide etichette sociali e la malevolenza della borghesia subita dalla collettività operaia. Racconta la devastazione, sia fisica che psicologica, causata dalla guerra, comunicandolo attraversi le voci dei vari personaggi, ognuno portavoce di un suo pensiero.

La pubblicazione e la censura

L’opera ultima di Lawrence è stata anticipatrice di scandali sin dalla prima edizione, pubblicata a sue spese in lingua originale a Firenze, nel 1928.

L’amante di Lady Chatterley racconta la storia di Constance, moglie di Sir Clifford Chatterley, un aristocratico costretto in sedia a rotelle da un incidente di guerra. Insoddisfatta della sua vita e del matrimonio privo di passione, Constance intraprende una relazione clandestina con Mellors, il guardiacaccia della tenuta di Wragby Hall. Attraverso questa relazione, riscopre la sensualità e la connessione con la natura, sfidando le convenzioni sociali e abbracciando un amore autentico e liberatorio. Il romanzo esplora temi di classe, amore e la ricerca della libertà personale.

Considerato a lungo come un manoscritto osceno e diseducativo, sia per gli argomenti trattati (il piacere sessuale e l’adulterio) sia per il modo in cui venivano raccontati, venne censurato in Inghilterra e negli USA già un mese dopo la pubblicazione, e lo rimase per 32 anni. Nel 1959 subì un processo giudiziario, in cui venne assolto dall’accusa di oscenità e venne rimesso in stampa.

In Italia, la traduzione integrale del libro arrivò nel 1946 a cura di Giulio Monteleone. La reazione pubblica fu la medesima di quello inglese dopo la prima edizione: la Questura di Roma ordinò di sequestrare tutte le copie del libro, dopo molte lamentele giunte dalle famiglie per timore che i figli potessero leggere del materiale immorale. Il 29 aprile 1947, l’allora primo ministro De Gasperi ordinò che venissero ritirare le copie del romanzo conservate nella sede di Milano della casa editrice Mondadori. L’arrivo delle forze dell’ordine venne accolto da giornalisti, dal sindacato degli scrittori di Milano e dallo stesso Alberto Mondadori, che trasformò l’evento in una conferenza stampa.


Egli protestò formalmente per la libera diffusione del romanzo, non solo perché il sequestro rappresentava un’azione illegittima ed anti-democratica, ma per la pregevolézza dell’opera stessa, riconoscendone dunque un alto valore di espressione artistica e spirituale.
Nonostante venga oggi considerato parte dei classici della letteratura e non sia più censurato nei paesi occidentali, questo romanzo non viene spesso consigliato fra le letture, soprattutto in ambito scolastico.

Malinconia naturale

L’ambiente ha un ruolo simbolico nel romanzo. La tenuta dei Chatterley simboleggia un ambiente chiuso e oppressivo, riflettendo la società del tempo. Wragby Hall e Sir Clifford rappresentano il conformismo e l’aristocrazia inglese, ancorati a valori antiquati e rigidi. Al contrario, Mellors, il guardiacaccia, incarna le idee di Lawrence. Egli è sia custode che abitante del bosco, condividendo la sua energia vitale e guidando Lady Constance verso un amore per la vita autentico, libero e sincero. Lawrence riesce a combinare simbolismo e realismo, creando l’immagine di un bosco mitico che diventa rifugio per i due amanti, un luogo sacro e primordiale in cui si stabilisce un equilibrio tra umanità e natura, permettendo così la dissoluzione del conformismo e della società.

Egli sfida la società rifiutando un moralismo antiquato e ormai obsoleto, inadatto a un libro che desidera narrare un amore autentico, ricco di tenerezza e intensa passione.

Attraverso le azioni della protagonista, detta Connie, e le relazioni da lei intrecciate con i diversi personaggi, Lawrence assume la sua voce per esprimere le proprie opinioni e il proprio pensiero.


Connie riscopre la propria identità attraverso il corpo, che diventa l’unica forza vitale capace di garantire una rinascita spirituale. Dichiara la sua indipendenza, vivendo la sua storia d’amore senza vincoli e pregiudizi: solo abbandonando le restrizioni del mondo aristocratico infatti si ritrovano semplicità e spontaneità, che riportano l’essere umano al vero significato dell’esistenza e lo aiutano a creare un’autentica armonia con il mondo circostante. Lawrence desidera recuperare la libertà esistenziale e fisica dell’uomo, soffocata dal crescente dominio della macchina, denunciando la miseria della società industriale. L’amore e la sensualità diventano l’unica forma di ribellione e fuga da un mondo dominato da pregiudizi e convenzioni borghesi.

L’Amante di Lady Chatterley, romanzo ambientalista?

La depredazione di paesaggi naturali, spesso facenti parte della nostra vita o della nostra infanzia, è qualcosa che molti lettori potrebbero facilmente empatizzare. È un accadimento facilmente riscontrabile tuttora in molti di noi. Per Lawrence, ogni fazzoletto di terra distrutto dall’avanzata artificiale era un affronto alla propria sanità emotiva. A riguardo scriveva:

Perché io, quando penso che il mondo degli uomini è condannato, si è condannato da sé con la sua meschina bestialità, allora mi pare che le colonie non siano abbastanza lontane. Neppure la Luna sarebbe abbastanza lontana, perché anche da lassù, se ci si voltasse a guardare, sarebbe possibile vedere la terra, sudicia, bestiale, ripugnante fra tutte le altre stelle: sconciata dagli uomini. Allora mi pare di aver ingoiato fiele, e che quel fiele mi corroda le viscere, e che non esista posto abbastanza lontano dove rifugiarsi”. (Cap.15)

Farei piazza pulita delle macchine, le spazzerei via dalla faccia della terra, ponendo fine una volta per tutte all’era industriale, come si fa con un errore madornale. Ma dal momento che non posso farlo, e nessuno può, tanto vale che mi metta il cuore in pace e cerchi di vivere la mia vita: ammesso che ne abbia una da vivere, sul che ho i miei dubbi”. (Cap.15)

Con la voce di Mellors, il guardacaccia amante di Lady Chatterley, egli esprime il suo massimo dissenso per il progresso industriale:

La colpa era là, laggiù, in quelle malvagie luci elettriche e nel diabolico frastuono dei macchinari. Là, nel mondo dell’avidità meccanica, dell’avido meccanismo e della cupidigia meccanizzata, scintillante di luci e vomitante metallo incandescente e rombante di traffico, là risiedeva il male immenso, pronto ad annientare tutto ciò che non si adeguava. Quanto prima avrebbe distrutto il bosco, e le campanelle non sarebbero più sbocciate. Tutto ciò che era vulnerabile era destinato a perire, travolto dallo scroscio e dalla colata di ferro.” (Cap.10)

Critica alla società

Questo libro è così delicato e ardito, a parole è indecentissimo, ma in sostanza è sincerissimamente morale”. Così scriveva Lawrence all’amica Catherine Carswell, parlando della sua opera (Cenni & Ceramella, 2008). La descriveva con enfasi quasi tenera, come si descrivono i tratti caratteriali di una persona amata. Lawrence sapeva della portata emotiva e dei messaggi simbolici di cui il proprio romanzo si faceva vessillo, nella cui piacevolezza egli stesso si rallegrava.

Il romanzo“ scriveva in mezzo ad uno scambio di pettegolezzi fra due protagoniste “se costruito a dovere, può svelare i luoghi più segreti della vita. Perché è proprio (…) nei luoghi delle passioni segrete della vita che la corrente delle conoscenze sensitive deve fluire e rifluire, purificante e tonificante (…). Il romanzo può esaltare i sentimenti più corrotti”.

Ed è proprio in mezzo alle correnti del racconto che Lawrence inserisce in modo improvviso i suoi ragionamenti più sentimentali, mimetizzandoli in mezzo alle locuzioni narrative ma non senza farli trasparire della propria voce. Ciò avviene con le critiche alle società del suo tempo. Egli scrive:

La società era tremenda perché era folle. La società civile è folle. È afflitta da due grandi manie, il denaro e il cosiddetto amore; il denaro è di gran lunga più importante. L’individuo, nella propria sconnessa follia, afferma sé stesso secondo due modalità: denaro e amore.” (Cap. 9)

Che cosa avete fatto a voi stessi per colpa del lavoro? Vi siete rovinati. Non c’è bisogno di lavorare tanto. Denudatevi e guardatevi. Dovreste essere vivi e belli, e invece siete brutti e mezzi morti”. (Cap.15)

Un avvertimento per il futuro

Con il suo romanzo, senza che lo volesse, Lawrence è stato ammonitore anzitempo di crisi di innumerevoli nature, dall’ambiente agli ideali sociali.
Egli cavalcava il potere persuasivo dell’opera per comunicare ai suoi contemporanei la sua personale scala di valori, che vedevano in cima alla piramide d’importanza non il progresso o il potere, ma l’amore, la tenerezza, l’autenticità delle sensazioni più essenziali.
E’ stato descritto come misogino, dice Doris Lessing parlando dell’autore. Eppure è uno dei pochi del suo tempo che ha raccontato in maniera inedita la libertà sessuale e sentimentale dal punto di vista di una donna. O almeno, ci ha provato.

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