La questione neozelandese, dal Trattato di Waitangi alla protesta istituzionale

La proposta di legge al centro delle recenti discussioni al parlamento neozelandese

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Sono 42mila i manifestanti Maori scesi in strada in una marcia di 1000 km in quella che è stata definita da IlSole24Ore come “la più grande protesta della storia”.

È ciò che è accaduto il 19 novembre 2024 a Wellington, capitale della Nuova Zelanda. Pochi giorni prima, il 14 novembre 2024, la seduta in Parlamento è stata interrotta dalla protesta di alcuni deputati maori. In un video che ha fatto il giro del web, la deputata Hana-Rawhiti Maipi-Clarke ha strappato il foglio con la proposta del disegno di legge, cantando ed iniziando una haka, la danza tradizionale maori, subito seguita dagli altri deputati. Quale proposta di legge ha scatenato questa protesta istituzionale?

Le cause del dissenso

Il Trattato di Waitangi è un documento redatto e firmato nel 1840. La sua funzione primordiale era di regolare i rapporti fra i popoli maori e l’impero britannico. Enuncia tre principi: il riconoscimento della sovranità britannica, la suddivisione del potere con i capi maori, e il riconoscimento alla popolazione nativa degli stessi diritti dei sudditi inglesi.

Il Trattato venne scritto in due lingue, ma furono in seguito riconosciute diverse incongruenze linguistiche che hanno reso ambigua la sua applicazione. Le discrepanze tra le due versioni del Trattato hanno portato a conflitti interpretativi che si sono susseguiti negli anni, e che hanno portato a diversi tentativi di modificarlo: vari governi hanno lavorato per migliorare l’integrazione dei suoi principi nelle leggi e nelle politiche pubbliche.

Nel corso del 2023 e del 2024, ci sono stati alcuni sviluppi significativi che riguardano la sua applicazione nel contesto legislativo e sociale neozelandese: il partito Act New Zealand guidato dal deputato e ministro David Seymour ha proposto di riformulare i punti del Trattato secondo un principio di uguaglianza, senza distinzione etnica, e con un linguaggio più specifico e meno interpretabile.

Il dissenso in risposta a questa proposta di legge è stato netto e motivato da realtà sociali note da tempo, come le disparità e le discriminazioni subite dai maori riguardo i diritti alla salute, all’istruzione e alla terra, da tempo denunciate dalla popolazione e dalle ong. Non si può mettere su carta un’uguaglianza che non si riflette nella realtà. Pertanto, la proposta di Seymour sembra destinata a fallire.

La situazione oggi

La manifestazione di novembre, che ha visto la partecipazione non solo della comunità maori ma anche di tante persone non indigene, ha dimostrato la presenza di una collaborazione interculturale forte. La consultazione pubblica, che è l’effettivo procedimento attraverso il quale la proposta di legge verrà valutata e sottoposta all’opinione dei cittadini, durerà sei mesi. Entro la fine dell’estate, quindi, sarà possibile conoscere l’esito di questa vicenda.

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