Vita quotidiana delle famiglie multi-specie

Cani e gatti sotto lo stesso tetto: come la gestione influisce sulla percezione del legame affettivo con il proprietario

In molte famiglie italiane, cani e gatti vivono insieme. Le differenti abitudini e necessità delle due specie inducono i proprietari ad adottare comportamenti precisi per ognuna. Ma quali? E come influiscono diversi tipi di trattamento sulla relazione fra umano e il suo pet? Uno studio (Menchetti et al., 2024) ha analizzato le pratiche di gestione degli animali domestici nei contesti che prevedano la convivenza di più specie insieme. Infatti, le scelte quotidiane dei proprietari possono influenzare di molto la relazione affettiva fra uomo-animale.


Lo studio, condotto su oltre 1200 proprietari di cani e gatti, principalmente donne, ha cercato di comprendere come la gestione di questi animali possa differire in base alle caratteristiche specifiche di ognuno e come queste differenze possano influenzare il rapporto con il proprietario.

Questione di specie

Un recente rapporto (Zoomark, 2024) ha censito 19 milioni di nuclei familiari con entrambe le specie in Italia, con 10 milioni di gatti e 8 milioni di cani. Sono gli animali domestici più diffusi in Europa e sebbene abbiano ruoli differenti in base ai contesti sociali, come la pet-therapy, ed in passato siano stati maggiormente associati al lavoro e all’utilità ( per esempio, i cani per la pastorizia e i gatti utilizzati per il controllo dei roditori), oggi più di ieri vengono prevalentemente considerati solamente come “animali da compagnia”. Le persone vivono e crescono con cani e gatti, ed il coinvolgimento emotivo che si crea diviene talvolta così forte da aver bisogno di una nuova definizione: famiglia multi-specie.

La sensibilità nei confronti degli animali e la convivenza a stretto contatto permette di esperire le caratteristiche comportamentali e le esigenze proprie di ogni specie, oltre alla percezione delle componenti caratteriali individuali, portano le scelte di gestione a subire delle modifiche in base all’individuo in questione, alla specie di appartenenza, ed anche in base al contesto familiare ed ambientale.

I risultati dello studio, ottenuti tramite questionario, infatti hanno evidenziato due differenti strategie di gestione: c’è chi preferisce lasciare i cani prevalentemente all’aperto, liberi in giardino o in aree comunque confinate, mentre i gatti sono tenuti in casa; la seconda gestione invece prevede che entrambi gli animali vivano prevalentemente in casa, ed i gatti vengono fatti uscire liberamente all’esterno. Le differenti gestioni dipendono non solo da scelte soggettive e caratteristiche individuali ma anche dal contesto ambientale (per esempio la presenza di spazi aperti sicuri e sufficientemente ampi) e il numero di animali presenti.

Letto condiviso: amore incondizionato?

Queste differenze nella gestione hanno conseguenze sulla relazione uomo-animale?
Queste due modalità, purtroppo non universalmente applicabili per fattori ambientali, sembrano riflettere anche differenze nei comportamenti e nelle aspettative dei proprietari.

In generale, gli animali che vengono tenuti prevalentemente al chiuso sono associati alla percezione di un legame più intenso ed affettuoso con il proprietario. Probabilmente ciò è dovuto ad una maggiore vicinanza e scambio di interazioni rispetto ad un cane o gatto che viene lasciato prevalentemente all’aperto. Secondo i risultati dello studio, ciò che sembra fare davvero la differenza nella percezione della relazione è il coinvolgimento nel sonno.
Ovvero consentire agli animali, sia cani che gatti, di dormire nella propria camera o addirittura sul letto.

I proprietari che hanno questa abitudine tendono a percepire un legame affettivo ancora più forte con i loro animali. Sembra quindi che la vicinanza fisica duratura, combinata con la cura quotidiana, gioca un ruolo cruciale nella costruzione di un legame affettivo solido e duraturo.

Il punto di vista dell’animale e la sua percezione sulla relazione con l’essere umano non sono noti, tuttavia non si deve confondere un più alto livello di affezione percepita verso l’animale con il suo benessere.

Infatti, un’estrema affettuosità del proprietario verso il proprio animale domestico ha conseguenze ambivalenti: se da un lato può migliorare il legame emotivo e quindi il benessere psicologico per entrambi, dall’altro un coinvolgimento eccessivo può stravolgere il riconoscimento delle esigenze specifiche dell’animale, antropomorfizzandolo o provocando l’insorgere di problemi come l’ansia da separazione. L’estremismo comportamentale può portare a delle pratiche negative per entrambi. Una gestione attenta e consapevole, che rispetti le esigenze individuali di ogni specie, favorisce il benessere degli animali e contribuisce alla creazione di un legame affettivo sano.

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