“GUSTO! Al San Paolo Gli italiani a Tavola. 1970-2050”

Un viaggio alla scoperta del "GUSTO" degli italiani che ripercorre gli ultimi trent'anni del secolo scorso, e ci accompagna fino al 2050

GUSTO Al San Paolo Gli italiani a tavola. 1970-2050

Presso gli spazi del Laboratorio Aperto del complesso di San Paolo, in Vicolo dall’Asse 5, è ospitata la mostra che ci fa riflettere, in maniera inedita, su un tema che ci identifica come popolo e Paese: il Cibo.

La mostra “GUSTO! Al San Paolo Gli italiani a tavola. 1970-2050” curata da Massimo Montanari, professore di Storia dell’alimentazione all’Università di Bologna e fondatore del Master “Storia e cultura dell’alimentazione”, e Laura Lazzaroni, giornalista, scrittrice ed esperta di pane e grano, è stata ideata e prodotta da M9-museo del ‘900 di Venezia con la grafica di Camufflab. Fondamentale è stato anche il contributo del comitato scientifico che ha affiancato i curatori composto da: Marco Bolasco (giornalista enogastronomico e direttore scientifico dell’area enogastronomica di Giunti Editore), Fabio Parasecoli (professore di Food Studies nel Nutrition and Food Studies Department della New York University), Ilaria Porciani (professoressa di Storia contemporanea, Storia della Storiografia e Storia dell’Ottocento presso il Dipartimento di Storia Culture e Civiltà Università di Bologna) ed Emanuela Scarpellini (professoressa di Storia contemporanea presso il Dipartimento di Studi storici dell’Università degli Studi di Milano).

L’esposizione si pone l’obiettivo di rendere palese e pubblica la relazione tra gli italiani e il gusto che da sempre ci contraddistingue nel mondo. “Il gusto nasce dall’incontro di tutti i sensi (fra cui domina l’olfatto), è attivato dai sapori e attiva la memoria” o ancora “far coincidere il gusto con la vita. Al pari dell’amore” affermano Montanari e Lazzaroni in uno dei pannelli che si trovano all’entrata della mostra al fine di spiegare in qualche modo qualcosa di inspiegabile.

La mostra

Il percorso espositivo inizia, al piano terra, con un focus sul lessico del cibo. Vengono mostrate delle parole di uso comune, ne si spiega il significato e si racconta l’origine. “Artigiano. Lavora sulla materia-cibo con ragione e sentimento; giovane o stagionato, è un concentrato di sapere specialistico; chi l’ha detto che non ha spirito imprenditoriale? La sua purezza ci salverà”. In seguito viene mostrata la grande biodiversità di prodotti che costellano la nostra penisola. Noi italiani siamo da sempre maestri in produzioni tipici, non a caso deteniamo 314 prodotti aventi denominazione d’origine. La diversità di prodotti ci viene mostrata attraverso una tavola periodica dove i prodotti portano tre colori diversi: blu, giallo e verde.

Biodiversita del gusto

L’esposizione si sposta al primo piano della struttura e si giunge alla sezione del Gusto del Viaggio dove viene mostrato allo spettatore il modo in cui noi italiani esportiamo il nostro sapere gastronomico all’estero, e come il mondo vede il gusto italiano. In questa parte, proprio all’ingresso, ci si imbatte in un video che mostra alcune piccole realtà del Bel Paese. In questo corridoio vengono mostrate alcune delle produzioni tipiche italiane: latte, carne e prodotti vegetali e il prodotto che ci ha reso più famosi nel mondo: la pasta. Nonostante il grande amore degli italiani verso gli spaghetti è bene sapere, come fatto notare nei pannelli espositivi, che la pasta non è in realtà originaria della penisola ma della Siria. Anche il latte viene menzionato portando l’attenzione del visitatore ad aspetti storici riguardanti gli anni del boom economico che portarono all’assunzione sempre maggiore di prodotti come il burro e il formaggio, fino ad allora troppo costosi e poco utilizzati. Infine, per ultimi, ma non per importanza, vengono mostrati gli “spaghetti del futuro” dove vengono messi in tavola, per rimanere sul tema, quelle che sono le prospettive future. Viene fatto un focus su quelle che sono le principali problematiche dal punto di vista della sostenibilità, come la crisi idrica, le nuove diete che portano alla sostituzione della carne, come il vegetarianismo, e di consumo inteso come convivialità, elemento cardine della cultura italiana. Un altro aspetto importante che viene presentato riguarda la contaminazione. Molte cucine del mondo oggi stanno acquisendo alcune ricette tipiche del Bel Paese e le stanno adattando al proprio mondo: il ramen cacio e pepe, la lasagna al kimchi o l’aggiunta del miso al sugo di pomodoro. Possono far storcere il naso queste previsioni futuristiche ma un tempo ce lo faceva fare anche il sushi.

Spaghetti del futuro

L’ultima parte della mostra si trova al piano terra, dove il viaggio è cominciato, e si articola nella presentazione delle culture gastronomiche presenti nel mondo. Il futuro è l’elemento protagonista di quest’ultima sala e viene rappresentato da un pannello dove vengono mostrati le più grandi personalità del mondo enogastronomico come Gualtiero Marchesi, padre della cucina moderna, Carlo Cracco, Davide Oldani e Chicco Cerea.

Informazioni utili

L’esposizione è visitabile gratuitamente nei giorni di giovedì e venerdì dalle 16 alle 19.30; il sabato e la domenica dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 19 e si concluderà il 27 novembre.

La mostra permette al visitatore di fare un viaggio del tempo, prima nel passato, lo riporta al presente, e lo spedisce in un futuro che sembra lontano ma che è sempre più vicino.

Di Marika Parise

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