Alla scoperta del Capas: il gruppo Pop Rock

Il laboratorio musicale riapre i battenti dopo due anni e si prepara per concerti ed eventi

All’interno del Capas dell’Univeristà di Parma, oltre a diverse realtà che abbiamo già avuto modo di esplorare come RadiorEvolution e CUT, il Centro Universitario Teatrale, troviamo anche il Gruppo Pop Rock. Questi laboratori, con finalità distinte, hanno tutti in comune la voglia di dare la possibilità ad ogni studente dell’Università di Parma di mettersi in gioco e di esplorare la propria creatività a 360 gradi.

Il laboratorio Pop Rock nasce nel 2016, dall’idea di un maestro di musica che voleva coinvolgere quanti più ragazzi possibili del Conservatorio di Musica Arrigo Boito di Parma; in seguito, il professore ed ex direttore del Capas, Luigi Allegri, decide di investire in questo progetto, comprando vari strumenti, un impianto audio e chiedendo la disponibilità agli studenti di gestire un laboratorio in autonomia, così da poter creare un gruppo per poter condividere la passione per la musica in uno spazio adatto (la sala prove del centro, al primo piano dello stabile di vicolo Grossardi 4) e con la varia strumentazione, iniziando così ad essere aperto a tutti gli studenti universitari. Il gruppo negli anni ha preso piede con successo fino allo stop dovuto dalla pandemia, ma all’inizio dell’anno accademico 2022, grazie ad ER.GO e a varie richieste dagli studenti, il laboratorio è stato riproposto e riavviato con buone premesse.

Come funziona il laboratorio Pop Rock?

Abbiamo incontrato la responsabile e cantante  del gruppo, Julia Grilli, che ci ha raccontato una loro ‘settimana tipo’: si inizia con l’appuntamento fisso del lunedì, dalle 16 alle 18 in sala prove, dove fanno quello che, generalmente, farebbe una scuola di musica, si fanno le prove. Gli studenti si esercitano per essere pronti ai possibili eventi e si accordano su quelli che sono i pezzi da provare del repertorio deciso inizialmente (una decina di canzoni), cambiandolo in base agli eventi in programma e lasciando comunque una ‘porta socchiusa’ per nuove proposte. Finite le prove in sala, gli studenti suonano i brani individualmente per il resto della settimana, per poi ritrovarsi il lunedì successivo. A ridosso della data dell’evento, invece, le prove si intensificano durante la settimana.

Il genere pop rock, diversamente da come vuole fare intuire il nome del gruppo, è molto versatile, poiché varia significatamene in base agli stili che piacciono di più all’interno di quest’ultimo, recependo positivamente ogni proposta di brano, andando anche in base a quante persone suonano uno stesso strumento, cercando di variare per ognuno di loro. Il loro repertorio passa dal rock (come Zombie dei The Cranberries), al funky (come Get lucky dei Duft Punk o Uptown Funk di Bruno Mars), arrivando agli anni ’80 e ’90 con What is love di Haddaway, per esempio; nel repertorio hanno pochi brani italiani, propendendo di più per la musica straniera, ma, nel caso qualcuno avesse qualche proposta e fossero tutti d’accordo, “siamo aperti a fare tutto”, spiega Julia.

Il gruppo, a seconda dei periodi, varia dalle dieci alle venti persone, rimanendo comunque abbastanza omogeneo avendo bassisti, chitarristi, batteristi e cantanti, rimanendo, in ogni caso, sempre aperto a nuovi membri. In sala sono già presenti una tastiera, una batteria, l’impianto con casse e amplificatori, mixer e due microfoni, mentre per altri strumenti sono gli studenti a portarli da casa. Per quanto riguarda l’organizzazione degli eventi e la costruzione della scaletta, Julia ci tiene a specificare che “viene premiato chi è più ligio e rispetta gli appuntamenti settimanali, dando loro la priorità e avendo così più possibilità di esibirsi”.

Prerequisiti? Sì, ma non disperate

Gli studenti che si vogliono approcciare al laboratorio non devono essere alle prime armi, ma è richiesta una preparazione (anche minima) di uno strumento o nel canto, così da essere autonomi fin da subito con le prove individuali. Questo perché la preparazione agli eventi a volte risulta essere ‘dell’ultimo minuto’, dovendo fare degli adattamenti ai brani anche in base ai musicisti che hanno dato la disponibilità per una data specifica, riadattando (o stravolgendo) il repertorio.

Tuttavia, chi non ha questi prerequisiti, può comunque partecipare alle prove come spettatore e, per chi volesse aiutare in altri modi, può cimentarsi nella gestione social del gruppo, non essendo ancora presente nessuna loro pagina social, così da far conoscere a molti più studenti questa “occasione in più in cui suonare e per distrarsi dall’università”, come ci racconta un partecipante del laboratorio.

“Siamo sempre aperti a chiunque abbia la passione per la musica, è un invito alla condivisone (tutti insieme), non solo della musica, ma di momenti sereni”, anche perché molti studenti sono fuori sede, e dedicarsi a un’attività che non è solo studio può essere d’aiuto.

La referente del gruppo ci tiene anche a fare un appello, chiedendo inviti ad eventi nel breve o lungo periodo, per poter mostrare ad un pubblico quello che i ragazzi fanno per tutto l’anno con impegno, così da non farlo rimanere solo un laboratorio, ma farlo sfociare in ‘qualcosa di più grande’ e significativo anche per altre persone.

di Beatrice Guaita

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