Dialogo con de Bortoli e Valli: perchè il giornalismo non è superfluo

INCONTRO CON DIRETTORE DEL CORRIERE E INVIATO DI REPUBBLICA

DeBortoliValli300x200L’Aula Magna è gremita, i posti a sedere sono tutti occupati e non solo da studenti, per Ferruccio de Bortoli (De Bortoli agli studenti: “Oggi il consenso è stato scambiato per legittimità”), direttore del Corriere della Sera, e Bernardo Valli (Bernardo Valli agli studenti: “Per fare i giornalisti bisogna essere onesti”), inviato speciale di Repubblica. Nei giorni 3 e 4 dicembre, alle 17, l’Università degli Studi di Parma ospita due figure di spicco del mondo del giornalismo per parlare direttamente con gli studenti.

Ad aprire i dibattiti è  il magnifico rettore Loris Borghi con una riflessione sul nostro Ateneo: “Quando sono diventato rettore ho trovato un Ateneo offuscato, ripiegato su se stesso e malinconico, rassegnato ad una sorta di declino. Credo che questo sentimento sia comune in tutta la società odierna. Ciò che stiamo cercando di fare è rompere i muri, uscire allo scoperto con tutta la ricchezza che l’Università ha al suo interno per metterla a disposizione di tutti”, concetti dettati dalla volontà di aumentare la credibilità di questa istituzione e contribuire allo sviluppo della società. A moderare i dibattiti è il prof. Maurizio Chierici, docente di Giornalismo all’Università degli Studi di Parma e co-fondatore del Fatto Quotidiano, il quale invita i suoi studenti a rivolgere domande al direttore del Corriere della Sera in funzione dei lavori d’inchiesta che ha assegnato a lezione.

 

VELOCE E’ MEGLIO? – “Non esistono domande inopportune. Il giornalista deve fare domande scomode al momento giusto.” Con queste parole Ferruccio de Bortoli, direttore del Corriere della Sera, apre l’incontro con gli aspiranti scrittori della stampa. Tante le mani alzate e molti i temi trattati: politica, crisi, modi di comunicare e cambiamenti; ma tra i più discussi c’è sicuramente il rapporto tra notizia su carta a notizia sul web: “Ad oggi ci sembra normale e dovuto ricevere una notizia in tempo reale; qualche decennio fa pareva un miracolo riuscire a pubblicare una volta al giorno. La tecnologia dell’informazione, oltre ad aver cambiato i mercati, ci ha costretto spesso a privilegiare la tempestività rispetto all’accuratezza. Le notizie sono vive e creative sui social; tutto viene anticipato e c’è l’ansia di essere i primi nel dare una notizia. Poco importa se sia azzardata, incompleta o fuorviante”. Scherzando, continua: “Una volta in tutta la mia carriera ho spento il telefono: nella notte tra l’1 e il 2 maggio 2011. Quella notte è morto Bin Laden. Per fortuna i miei collaboratori si sono preoccupati di aggiornare la pagina web, ma ho avuto la conferma che questo mestiere non concede attimi di pausa“.

Sul tema della rapidità dell’informazione si sofferma anche l’inviato speciale di Repubblica Bernardo Valli: “William Russell fu il primo a trasmettere i suoi articoli sulla guerra di Crimea dal posto con il telegrafo. Non esistevano le notizie in diretta: la guerra era solo un insieme di numeri e di morti. E’ stata la tecnologia a permettere di raccontare la sua vera faccia, il sangue, la sofferenza dei feriti”. E da allora tra gli inviati c’è sempre stata un po’ di competizione. Valli ricorda che in Tibet, per battere gli altri sul tempo, aveva deciso di scrivere l’articolo di notte ma si trovò di fronte un telegrafo ancora in caratteri morse: proprio per la fretta nel scrivere o nel leggere, i suoi colleghi non capirono che si era spostato dal fronte indo-pachistano e sbagliarono nel riportare la notizia.
La rivoluzione della rapidità e di internet  ha cambiato non solo il modo del giornalista di trasmettere la notizia ma anche di informarsi: “Se nel 1970 a Pechino – racconta Valli – dovevo immediatamente cercare di prendere contatto con qualcuno del posto, con l’ambasciata o con un collega perché quando ero nella mia camera d’albergo non avevo idea di quello che stava capitando a pochi metri da me, adesso basta che io apra il mio computer per avere uno sguardo sul mondo. Faccio un articolo più esatto ma senz’anima”.

 

IL RUOLO DEL GIORNALISTA – Nonostante la carta stampata non abbia più il primato di divulgatore di notizie, secondo de Bortoli, la figura del giornalista è tutt’altro che superflua: “C’è bisogno di una figura professionale che contribuisca a formare un’opinione profonda nelle persone, non è vero che la rete rende consci di ciò che succede. Un buon giornalista smonta le false verità e fa crescere uno spirito critico nel lettore, un buon giornalismo solleva la coltre e mostra cosa c’è sotto. Non bisogna dimenticare che, se anche tutti abbiamo la possibilità di vivere in diretta gli avvenimenti, non si può rinunciare ad un intermediario che possa spiegare la profondità di quello che viene detto”. Rete come minaccia: non al giornalismo, ma al lettore. L’assenza di un mediatore tra fatti ed opinione, la convinzione che l’informazione sia gratuita ed uguale per tutti “è una trappola che crea una piazza disinformata e violenta. Ci sono due modi di censurare la verità: quello classico dei regimi e quello moderno che consiste nel rovesciare una massa indistinta di informazioni sul pubblico, dandogli la sensazione di poter conoscere tutto e lasciandolo disarmato per conoscere la profondità. Ecco la censura 2.0“.

“Il cronista è il punto di base del giornalismo.” Anche Bernardo Valli  si sofferma sul ruolo del giornalista: “Le notizie non arrivano dal nulla, anche se riportate dal web, c’è sempre un giornalista che le raccoglie sul campo. Però bisogna stare attenti perchè in questa professione un bugiardo può fare tanta strada sfruttando il potere della parola”.

 

GIOVANI E GIORNALISMO – Il giornale non è superato e i giornalisti servono oggi come ieri e, anzi, forse un po’ di più. Se tutti parlano di crisi dell’editoria, scoraggiando i giovani dal fare i funamboli sul filo di questa professione così precaria, de Bortoli accende una miccia di ottimismo in un’aula colma di studenti tanto speranzosi quanto scoraggiati: “Se l’accesso al mondo del giornalismo è più difficile, le possibilità sono molte di più. Oggi esistono modi di dare notizie diversi ed è molto più facile arrivare trovare un campo di specializzazione e dimostrare quanto si vale. Agite sul campo”.
Il consiglio che invece Valli si sente di dare agli studenti è quello di “essere onesti, solo cosi si può cercare di mantenere il difficile equilibrio tra passione e oggettività”.

 

 

di Mariasilvia Como, Silvia Feliziani, Silvia Moranduzzo, Iosetta Giulia Santini

Foto di Martina Monti

Scrivi un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*