Il gusto della magia Disney
Lei prende il menù, gli dia uno sguardo su, poi stia con noi, sì con noi: quando il cibo incontra la magia
Disney: una parola mille significati. Da quasi cento anni La Walt Disney Company è sinonimo di fantasia, amore, avventura, forza e bellezza. A partire dal primo lungometraggio “Biancaneve e i sette nani”, del 1937, fino ad oggi con “Luca” uscito nel 2021 e ambientato nel nostro Bel Paese, fa sognare ed emozionare grandi e piccini con un mix in cui si mescolano egregiamente favole, musica e… cibo. Certo Walt Disney non ha fondato la sua casa cinematografica pensando al cibo come protagonista, infatti, come afferma il Professor Tommaso Lucchetti, docente dei corsi di Immagine del Cibo nella Cultura Contemporanea e Storia e Cultura dell’Alimentazione dell’Università di Parma, “Disney non è più di tanto un filologo per quanto riguarda il cibo. Nel senso che ci sono chiaramente degli errori in quelle che sono le sue contestualizzazioni storiche legate ad esso. C’è un gusto del cibo molto americano che viene riflesso in alcune ricostruzioni. La torta di mele di Biancaneve è una torta che sicuramente si riconduce all’Apple Pie americana e può ricordare le torte di mele di nonna Papera. È però al tempo stesso, a dire il vero, un dolce che si adatta al Cinquecento tedesco, ambientazione immaginata per Biancaneve, ma anche appunto alla società americana del Novecento”. Nonostante ciò, anche se il cibo non è sempre il protagonista principale, come accade in Ratatouille cartone animato oggi firmato Disney – Pixar, del 2007 che ci ha insegnato non solo che “Chiunque può cucinare” ma anche che non si è mai troppo piccoli per avere una passione così grande come quella del topolino Remy, scandisce alcune delle nostre, delle mie, scene preferite.
Biancaneve e i sette nani: la mela avvelenata
Ovviamente tutti conoscono la bellissima favola di “Biancaneve” scritta dai Fratelli Grimm nel 1812 e la successiva rappresentazione filmica come lungometraggio del 1937 della Disney. La storia ruota attorno alla figura della protagonista Biancaneve e della sua antagonista Grimilde, la regina cattiva, che nell’intento di essere la “Più bella del reame” tenta di avvelenare con la mela stregata, senza riuscirci, la protagonista. Ma qual è l’effettivo significato della mela che, solo all’apparenza, sembra essere perfetta e buonissima? La mela è, allo stesso tempo, il bene e il male, l’amore e l’odio. Il significato culturale di questo frutto è antichissimo e getta le basi per quella che è la missione della Regina Cattiva: essere la più bella del reame! La mela nell’antichità era, infatti, il dono per “la più bella”, nella disfida tra le tre dee nel mito che ha generato la narrazione omerica dell’Iliade. La mela stregata data dalla matrigna alla protagonista rappresentante la gelosia e l’inganno. Il pomo è un frutto ingannevole, definito falso frutto anche in botanica. Potrebbe quindi essere questo il motivo per cui nella narrazione riportata dei Fratelli Grimm la mela è l’elemento che porta Biancaneve a cadere in un sonno profondo, dal quale, verrà risvegliata solo dal bacio del vero amore del Principe? Oppure gli autori scelsero questo frutto per un rimando biblico.
“C’è sicuramente questa idea della mela come frutto della tentazione e come frutto proibito. Quello che colpisce, e su questo Disney risale assolutamente all’archetipo della fiaba di Biancaneve dei Grimm, dove i tentativi di avvelenamento sono in realtà tre con modalità diverse. La mela è l’ultima ed è quella che arriva, temporaneamente, al fine della strega. Il fatto che si pensi alla mela come veicolo di tentazione e potenziale avvelenamento sicuramente fa capire come colui o coloro che hanno rielaborato questa narrazione hanno pensato al modello biblico. Chiaramente la mela è, come interpretato nella stessa narrazione della Genesi, vista come frutto della tentazione a cui è molto difficile rinunciare e resistere” afferma il Professor Lucchetti. Inoltre, in questo lungometraggio possiamo osservare come Biancaneve, soprattutto quando prepara la torta di mirtilli venendo ammonita dalla strega perché “è la torta di mele, piccina, il dolce preferito degli uomini”, incarni la figura della donna di casa americana. Il professor Lucchetti la paragona alla figura di Doris Day, che successivamente nelle pellicole degli anni ‘50/60, la quale come perfetta massaia americana preparava torte per la propria famiglia. Biancaneve lo fa per i sette nani e potrebbe farlo poi anche per il principe.
Alice nel paese delle meraviglie: l’ora del the
Tra i tanti lungometraggi Disney “Alice nel Paese delle Meraviglie” occupa un posto speciale nel mio cuore. Il momento in cui il cibo raggiunge il suo culmine è durante l’ora del tè. Il cartone animato datato 1951 prende ispirazione dal racconto “Alice in Wonderland” di Lewis Carroll del 1865. Esso riprende in modo più colorato, surreale e fantasioso, prima, e più fedelmente, con il live action del 2010, quello che era il pensiero dell’autore, giocando sull’effetto magico. Lewis Carroll in “Alice in Wonderland” deride le eccessive regole che scandiscono le giornate nell’epoca vittoriana, secondo l’autore, il desiderio principale di un bambino è che il mondo in cui si trova abbia senso. Alice, infatti, si ritrova catapultata in un mondo dove il nonsenso regna sovrano, dove le regole alle quali lei è abituata non esistono più e questo la fa sentire spersa portandola a perdere la propria identità e a non sapere più chi è. Anche il momento del tè, sfuggendo ai dogmi che lo caratterizzano nella società vittoriana, diventa una parodia della mole di regole e formalità che hanno contraddistinto questo periodo storico. Il Cappellaio Matto, la Lepre Marzolina e il Ghiro sono tre personaggi che maneggiano il tè in modo del tutto errato e lontano dagli schemi rigidi a cui Alice è abituata. Il Ghiro che dorme tra le tazze e nelle teiere, il Cappellaio Matto e la Lepre Marzolina che poggiano i gomiti sul tavolo, il cantare e il chiacchierare a voce molto alta sono solo alcuni esempi di atteggiamenti che violano tutte le regole imposte dal bon ton dell’epoca vittoriana. Anche il consumo del cibo viene del tutto stravolto. Il burro e la marmellata vengono spalmati, dalla Lepre Marzolina, con un coltello sporco e pieno di briciole sull’orologio del Bianconiglio facendolo impazzire. La stessa immerge i piattini nella sua tazza di tè come fossero un biscotto. Le degradazioni più evidenti riguardano il continuo cambio di posto e la tavola sempre imbandita e mai rigovernata una grave infrazione all’igiene considerata uno degli elementi cardine nella cerimonia del tè. In questo caso il cibo si presenta come l’espediente per mostrare il surreale che regna sovrano nel Pese delle Meraviglie.
La principessa e il ranocchio: tra tradizione e amore
“Se puoi sognarlo, puoi farlo” (Walt Disney). Questo è l’elemento su cui ruota il lungometraggio “La principessa e il ranocchio” del 2009, ispirata all’omonima favola dei Fratelli Grimm. Questo cartone animato è pervaso dal tema food, tanto che, persino la protagonista, Tiana, viene presentata come una bambina amante della cucina e della tipica zuppa della Louisiana: il Gumbo. Il sogno di Tiana è quello del padre: aprire un proprio ristorante in cui cucinare “I nostri piatti”, sogno che non abbandona nonostante la prematura morte del padre e per poterlo realizzare lavora come cameriera. Il cibo in questo lungometraggio simboleggia la perseveranza, la forza di una donna, l’amore che Tiana prova per il padre e la tradizione culinaria, contaminata, della New Orleans degli anni Venti. Tiana fa un doppio lavoro, ha una sola vera, unica e grande amica e non pensa all’amore perché non ha tempo. Finché un giorno, un fortunato bacio, la trasforma in una rana e le fa iniziare il viaggio che cambierà per sempre la vita sua e del principe Naveen. Egli è, invece, un ragazzo viziato che ha sempre vissuto tra agio e ricchezza e l’incontro con Tiana gli insegnerà ad amare. Il primo vero passo avviene nel momento in cui la nostra protagonista insegna al ranocchio come triturare le verdure, azione che lui ripeterà nel momento in cui le vuole dichiarare il suo amore. Si può quindi dire che le verdure, un cibo, che solo all’apparenza è semplice, rappresentano il culmine dell’innamoramento tra i due protagonisti. Il cibo come tradizione gastronomica viene invece presentato pe ricordare come New Orleans sia la città del carnevale, una festività cristiana. Come potevano, quindi, mancare i famosissimi “bignè acchiappa uomini” di Tiana che ricalcano la cucina tipica del quartiere francese. Pertanto, il tema food non è solo amore ma è anche tradizione.
La bella e la bestia: stia con noi
“La Bella e la Bestia”: il lungometraggio che ci ha insegnato che “la vera bellezza si trova nel cuore”. Questo cartone animato del 1991 è liberamente ispirato alla fiaba “La bella e la Bestia” del 1756 di Jeanne – Marie Leprince de Beaumont. Il cibo in questo caso è presente sotto due luci, la prima presenta la tradizione gastronomica francese, la seconda mostra allo spettatore il momento esatto in cui Belle e la Bestia si innamorano. Lumière, Tockins e Ms. Bric organizzano, quella che è diventata una delle scene più iconiche della casa di animazione: la cena per Belle accompagnata dalla stupenda canzone “Stia con noi“. Momento di svolta della storia. È proprio in questo frangente che la cucina francese viene presentata in tutto il suo splendore.
“Disney prova ad immaginare una cena di rappresentanza in un palazzo aristocratico della Francia Sette – Ottocentesca. La cosa più bella in assoluto nella Bella e La Bestia è proprio la sua capacità di giocare le geniali antropomorfizzazioni degli utensili della cucina e della tavola. Con le immagini del repertorio artistico, con tutte quelle che erano le invenzioni dell’arte manierista cinquecentesca delle meraviglie, con qualche sfumatura legata, forse inconsapevolmente, a quella che è la creatività surrealista”. Questa tendenza surrealista viene ripresa anche nella rappresentazione di alcuni dei personaggi principali che sono oggetti animati, il beccuccio della teiera diventa il naso di Ms. Bric. L’altro momento chiave è quando Belle si innamora finalmente della Bestia, intenta a distribuire le briciole agli uccellini, e la magia entra nei loro e nei nostri cuori.
Ed infine, come dimenticarsi dell’iconica scena che vede Lilly e il Vagabondo, che sigillano il loro amore davanti a un piatto di spaghetti con le polpette, al chiaro di luna con una serenata? E vissero per sempre felici e contenti…
di Marika Parise
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