Esistono alimenti utili contro il Covid-19? Tra realtà e fantasia

Tra fake news e studi scientifici, un approfondimento su nutrizione e covid-19


La pandemia di Covid-19 ha profondamente cambiato le nostre abitudini alimentari e il nostro stile di vita. La cura dell’alimentazione rappresenta un aspetto da non sottovalutare, specie in questo periodo in cui, a causa delle restrizioni imposte dal Governo per contenere il contagio, siamo costretti a trascorrere molto più tempo in casa e a limitare le attività all’aperto. Numerose le notizie che si sono susseguite negli ultimi mesi riguardo a possibili alimenti in grado di prevenire o addirittura curare la malattia da coronavirus. Nella maggior parte dei casi si tratta di fake news, ma esiste davvero una correlazione tra alimentazione e Covid-19? Il tema è stato trattato nel corso di un’intervista andata in onda il 19 novembre su UniPr on Air, condotta da Daniele Del Rio, professore di Nutrizione umana e Presidente della Scuola di Studi Superiori in Alimenti e Nutrizione, e Furio Brighenti, docente di Alimentazione e Nutrizione umana, presso l’Università di Parma. 

Esistono alimenti anti-covid?

Come indicato dall’OMS, al momento le uniche armi utili a prevenire il contagio sono il distanziamento sociale e i dispositivi di protezione individuale. La facilità di accesso ad Internet e la velocità con cui si propagano le informazioni sul web, hanno contribuito tuttavia alla diffusione di fake news: moltissimi gli articoli che hanno promosso ad esempio la Quercetina,  un potente antiossidante presente nei capperi, nelle cipolle rosse e nel radicchio, ma asolutamente non in grado, come è stato spesso detto, di inibire direttamente la replicazione del SARS-CoV-2.

Grande diffusione anche per le false notizie sulla vitamina C, ripetutamente presentata online come un efficace strumento di prevenzione se assunta in dosi di 1-2 g/die. Detta anche Acido Ascorbico, essa svolge sicuramente un ruolo importante sul sistema immunitario a diversi livelli, ma la dose giornaliera raccomandata per la popolazione (LARN) varia con l’età ed essendo particolarmente presente in frutta e verdura, la sua assunzione oltre i valori consigliati mediante gli integratori non fornisce alcun potenziamento del sistema immunitario utile contro il Coronavirus.

Anche l’aglio ha trovato spazio nel panorama della disinformazione, alimento da sempre conosciuto per le sue proprietà benefiche. Noto per i suoi effetti antimicrobici e depurativi, ha alimentato nell’opinione pubblica la convinzione che possa essere un valido alleato contro il Coronavirus, tanto che la stessa OMS ha recentemente provveduto a smentire la notizia.

UniPr on Air, tra scienza ed alimentazione

Philip Calder, docente di Immunologia nutrizionale in Medicina all’Università di Southampton, e Annemieke Van Ginkel, Presidente Onoraria dell’European Federation of the Associations of Dietitians (EFAD), hanno esposto il loro pensiero in merito al ruolo della nutrizione sul sistema immunitario durante l’intervista di Unipr On Air del 19 novembre scorso. Entrambi spiccano nel panorama europeo, rappresentando l’élite delle associazioni professionali dei Nutrizionisti e dei Dietisti.

Come spiega il Professor Calder: “Non si hanno conoscenze sufficienti a spiegare gli effetti del Covid sulla nutrizione. Abbiamo un’intera gamma di micronutrienti che è veramente importante nel supporto del sistema immunitario, come le vitamine A, C, D ed  E, anche lo zinco, il selenio, il ferro, il rame e sostanze nutritive quali acidi grassi e amminoacidi, conosciuti per avere un ruolo nel supporto del sistema immunitario”. Un deficit di tali nutrienti, come sottolinea il professore proseguendo il suo intervento, potrebbe effittivamente influire negativamente sulle attività del sistema immunitario: “Mantenere un buon consumo e un buon livello di queste sostanze nutritive aiuterebbe le persone nel caso in cui dovessero contrarre il virus, impedendo alla malattia di peggiorare. Alcuni dati scientifici hanno mostrato che la carenza di sostanze nutritive come la vitamina D, il selenio o lo zinco ha portato le persone a contrarre il Covid in gravi condizioni rispetto ad altre. Ma questo argomento non è stato approfondito a sufficienza”.

Calder invita inoltre a focalizzarsi sulle sostanze nutritive più tradizionali, per assicurare che le persone possano trarne il meglio e godere di un buono stato di salute generale. Annemieke Van Ginkel sottolinea a sua volta l’importanza dell’educazione alimentare durante il decorso della malattia: “I pazienti che hanno contratto il Covid, ricoverati in ospedale o in cura a casa, hanno bisogno di parlare con i dietisti per verificare ciò che possono mangiare quotidianamente. Il loro compito è quello di insegnargli ad avere buone abitudini alimentari”.

Interrogata sul tema della comunicazione scientifica,  la Van Ginkel sottolinea come essa possa essere d’aiuto alla popolazione, rischiando tuttavia di creare confusione se attuata in modo frammentario o attraverso una “sovraesposizione” di informazioni. “Ci sono così tante persone che parlano di scienza che a volte il consumatore ha difficoltà nel capire chi seguire – spiega la Presidentessa dell’EFAD – nutrizionisti, dietisti, dottori dovrebbero provare a concordare su un’unica versione dei fatti, soprattutto in questo periodo in cui si è esposti a tanti canali di comunicazione, come i social media o i broadcast“.

L’alimentazione durante l’emergenza da Covid-19

Nonostante le potenzialità di alcuni alimenti siano state ingigantite, possiamo trasformare il “contesto casalingo forzato” in una nuova opportunità di salute, modificando e migliorando le nostre abitudini alimentari. Per mangiare meglio dovremmo innanzitutto aumentare la quota di legumi, frutta e verdura, limitando invece il consumo di sale, di alimenti e bevande ricche di zucchero, nonché i cibi grassi. Questi, infatti, sono altamente calorici e in funzione della riduzione dell’attività fisica, è importante ridurne il consumo.

Avendo più tempo a disposizione, potremmo dedicarci alla preparazione di alimenti che solitamente consumiamo con poca frequenza, favorendo la socialità e la convivialità dei pasti. La routine quotidiana costringe spesso a dover saltare il pranzo, preferendo prodotti preconfezionati per la pausa in ufficio o all’università e trasformando la cena in un momento di “recupero”. Consumare la maggior parte dei nutrienti nella prima parte della giornata, invece, giova sia sul riposo notturno che sulla tendenza ad ingrassare. E’ chiaro che una alimentazione corretta, la cura del sonno, l’attività fisica e la diminuzione degli alcolici possano recare vantaggi alla salute di ciascun individuo, nella sua globalità.

Come riportato dall’Istituto Superiore di Sanità, inoltre, gli integratori non possono sostituire una dieta bilanciata, pertanto nessuno di questi risulta avere un ruolo protettivo nei confronti del Covid-19. A questo scopo è stato pubblicato un rapporto destinato a medici, biologi, farmacisti ed operatori del settore alimentare, circa l’uso corretto e consapevole degli integratori, che nel corso dell’emergenza sanitaria sono stati pubblicizzati come strumenti per potenziare il sistema immunitario. Il Consiglio per la Ricerca in Agricoltura e l’analisi dell’Economia Agraria ha pubblicato recentemente l’ultima revisione delle Linee Guida per una Sana Alimentazione, con una serie di raccomandazioni da seguire per un corretto stile di vita.

Alimentazione in famiglia

Nelle prime fasi dell’emergenza sanitaria una sorta di psicosi collettiva ha indotto numerose persone ad una corsa frenetica nei supermercati allo scopo di rifornire le proprie dispense, spesso prediligendo prodotti a lunga conservazione e che non hanno bisogno di particolari trattamenti domestici per poter essere consumati, come quelli in scatola, ricchi di sale e talvolta di additivi.

Se da un lato la crisi economica che il nostro paese sta attraversando impone a molte famiglie l’acquisto di alimenti meno costosi, dall’altro l’acquisto eccessivo di cibo ha portato ad uno spreco di risorse e ad abitudini alimentari sbagliate. Un aspetto da non sottovalutare consiste nell’impatto che la pandemia di Coronavirus avrà sulle abitudini alimentari delle future generazioni. Questione sollevata peraltro dal Professor Daniele Del Rio nel corso dell’intervista su UniPr on Air: “Probabilmente attraverseremo una crisi economica post-covid per qualche anno, che limiterà le possibilità di acquisto di cibo salutare e di seguire una dieta equilibrata“. Il professor Philip Calder sostiene a sua volta questa tesi, sottolineando che per una significativa parte della popolazione potrebbe essere difficile  in futuro mantenere lo stile di vita che vorrebbe, inclusa l’alimentazione.

Progetti e consigli alimentari

Tra le iniziative dedicate a questi temi, l’Università di Parma ha preso parte ad un progetto che unisce l’educazione motoria ed alimentare attraverso un percorso formativo volto a promuovere il benessere delle future generazioni.  Si tratta di Giocampus, in cui sono coinvolte diverse istituzioni e aziende del tessuto cittadino e provinciale di Parma. L’obiettivo è quello di migliorare lo stile di vita dei bambini sperimentando in prima persona le varie attività attraverso il gioco. Ogni programma ha origine da un protocollo elaborato da un Comitato Scientifico formato da pediatri, specialisti in nutrizione e in educazione fisica. E’ fondamentale, infatti,  prestare particolare attenzione all’alimentazione dei più giovani: una buona educazione alimentare deve iniziare già dalla prima infanzia, con una serie di piccoli accorgimenti volti a preservare la salute e lo sviluppo.

Per i bambini bisognerebbe inserire tra i tre pasti principali degli spuntini leggeri, come una fetta di pane e marmellata, qualche biscotto, un frutto o uno yogurt. Per gli adulti, invece, molti dei quali costretti a lavorare in smart working, è necessario fare attenzione agli snack, dolci e salati che siano, per evitare un aumento del senso di fame e di conseguenza un apporto calorico maggiore rispetto al normale. Ricordiamoci inoltre di bere acqua, dai 6 agli 8 bicchieri al giorno, e di curare la varietà degli alimenti che portiamo in tavola.

di Ilaria Giuliani

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